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Seneca: Vita e Opere di un Filosofo e Drammaturgo Latino, Manuais, Projetos, Pesquisas de Literatura latina

Biografia di seneca, filosofo e drammaturgo latino, nato a cordoba in spagna nel 4 a.c. La sua vita è caratterizzata da riflessioni e congiure. Seneca dimostra fin da bambino problemi di salute e riceve una rigorosa istruzione retorica e letteraria a roma, con una passione per la filosofia. Tra i suoi maestri, attalo insegna i principi dello stoicismo e le pratiche ascetiche. Seneca intraprende una carriera forense e politica, diventando questore e entrando a far parte del senato. Ottiene una grande fama come oratore, ma anche gli imperatori caligola e claudio hanno problemi con seneca, che viene condannato all'esilio. Seneca è il principale esponente dello stoicismo e ha scritto opere filosofiche, politiche, scientifiche e tragedie. Tra le sue opere filosofiche vi sono i dialoghi e le epistulae morales ad lucilium. Seneca affronta tematiche attuali come noia, tempo e morte.

O que você vai aprender

  • Che sono le opere più famose di Seneca a tema politico?
  • Perché Seneca viene condannato all'esilio?
  • Che tematiche affronta Seneca nelle sue opere filosofiche?

Tipologia: Manuais, Projetos, Pesquisas

2020

Compartilhado em 03/06/2020

S.ESPOSITO09
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Seneca.
Filosofo e drammaturgo latino, la vita di Seneca si alterna tra riflessioni e congiure. Nasce in
Spagna, precisamente a Cordoba,nel 4 a.C. La città, all’epoca, era una delle più grandi colonie
romane al di fuori del territorio italico. Seneca dimostra fin da bambino di avere problemi di salute:
è soggetto a svenimenti e attacchi d’asma che lo tormentano per anni. Come da volere del padre, il
giovane Seneca riceve a Roma un’istruzione retorica e letteraria molto accurata, anche se la sua
principale passione è la filosofia. Tra tutti i maestri, è Attalo quello che insegna a Seneca i principi
dello stoicismo e le pratiche ascetiche. Seneca comincia l’attività forense e la carriera politica
diventando questore ed entrando così a far parte del Senato. Seneca ottiene una grande fama come
oratore, così tanta da arrivare a fare ingelosire l’imperatore Caligola, che nel 39 d.C. arriva
addirittura a volerlo eliminare, soprattutto a causa della sua concezione politica incentrata sul
rispetto delle libertà civili. Ma anche l’imperatore succeduto a Caligola, Claudio, ha problemi con
Seneca e nel 41 d.C. lo condanna all’esilio in Corsica. Quando Agrippina iesce a ottenerne il rientro
a Roma nominandolo come tutore del figlio Nerone. Sarà Seneca a guidare l’ascesa al trono del
giovane Nerone, accompagnandolo nel suo “periodo del buon governo”. Decide di togliersi la vita
quando viene ingiustamente accusato di aver tentato di uccidere Nerone. L’atteggiamento di Seneca
nei confronti della condanna e della morte è di stoica serenità. Con fermezza si taglia le vene, ma a
causa di vecchiaia e denutrizione il sangue non defluisce. Deve per questo ricorrere alla cicuta, lo
stesso veleno usato anche da Socrate.
Seneca è il principale esponente dello stoicismo, nonché uno degli autori più proliferi della
letteratura latina romana, in quanto si approcciò a numerosi e diversi generi letterari, es. filosofia,
politica, scienza e tragedie.
Opere filosofiche: tra le opere filosofiche di Seneca troviamo 12 libri di dialoghi
(“Dialoghi”) e 124 lettere distribuite in 20 libri (“Epistulae morales ad Lucilium”).
Per Seneca la filosofia è uno strumento che serve per raggiungere l’autocontrollo e il
dominio di sé. Seneca è un vero è proprio precursore dell’esistenzialismo moderno che
affronta tematiche attuali come noia, tempo e morte. In tutte le sue opere l’etica prevale
sull’estetica e ciò viene testimoniato dallo stile di Seneca, fondato sulla sententia, l’uso della
paratassi e un linguaggio particolarmente vicino al parlato.
Opere politiche e scientifiche: i più famosi scritti a tema politico di Seneca sono De
clementia, De beneficiis, Apokolokyntosis mentre la più famosa opera scientifica è
Naturales quaestiones.
Le tragedie: in tutto sono arrivate a noi nove tragedie di Seneca, uniche sopravvissute del
teatro romano e sono le cothurnatae, tragedie a tema mitologico.
Le tragedie di Seneca sono tutte fondate sull’amplificatio, per cui risultano a tinte forti,
molto espressive e esaltanti del macabro.
- De clementia. L’opera, scritta tra il 55 e il 56, è in tre libri. Di essi ci è pervenuto il primo e parte
del secondo. Fu composto per Nerone appena divenuto imperatore. Seneca gli indicava la strada
della clemenza e dell’autocontrollo, contro quella della crudeltà, gettando le basi per un governo
illuminato.
- De beneficiis. Terminata nel 64, è divisa in sette libri. Tratta dei vari aspetti collegati ai benefici: lo
spirito con cui bisogna farli e riceverli; il dovere di essere riconoscenti verso chi ci ha fatto del
bene; l’ingratitudine e le sue varie cause; l’obbligo morale di fare il bene senza tornaconto e secondi
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Seneca.

Filosofo e drammaturgo latino, la vita di Seneca si alterna tra riflessioni e congiure. Nasce in Spagna, precisamente a Cordoba,nel 4 a.C. La città, all’epoca, era una delle più grandi colonie romane al di fuori del territorio italico. Seneca dimostra fin da bambino di avere problemi di salute: è soggetto a svenimenti e attacchi d’asma che lo tormentano per anni. Come da volere del padre, il giovane Seneca riceve a Roma un’istruzione retorica e letteraria molto accurata, anche se la sua principale passione è la filosofia. Tra tutti i maestri, è Attalo quello che insegna a Seneca i principi dello stoicismo e le pratiche ascetiche. Seneca comincia l’attività forense e la carriera politica diventando questore ed entrando così a far parte del Senato. Seneca ottiene una grande fama come oratore, così tanta da arrivare a fare ingelosire l’imperatore Caligola, che nel 39 d.C. arriva addirittura a volerlo eliminare, soprattutto a causa della sua concezione politica incentrata sul rispetto delle libertà civili. Ma anche l’imperatore succeduto a Caligola, Claudio, ha problemi con Seneca e nel 41 d.C. lo condanna all’esilio in Corsica. Quando Agrippina iesce a ottenerne il rientro a Roma nominandolo come tutore del figlio Nerone. Sarà Seneca a guidare l’ascesa al trono del giovane Nerone, accompagnandolo nel suo “periodo del buon governo”. Decide di togliersi la vita quando viene ingiustamente accusato di aver tentato di uccidere Nerone. L’atteggiamento di Seneca nei confronti della condanna e della morte è di stoica serenità. Con fermezza si taglia le vene, ma a causa di vecchiaia e denutrizione il sangue non defluisce. Deve per questo ricorrere alla cicuta, lo stesso veleno usato anche da Socrate. Seneca è il principale esponente dello stoicismo, nonché uno degli autori più proliferi della letteratura latina romana, in quanto si approcciò a numerosi e diversi generi letterari, es. filosofia, politica, scienza e tragedie.

  • Opere filosofiche: tra le opere filosofiche di Seneca troviamo 12 libri di dialoghi (“Dialoghi”) e 124 lettere distribuite in 20 libri (“ Epistulae morales ad Lucilium ”). Per Seneca la filosofia è uno strumento che serve per raggiungere l’autocontrollo e il dominio di sé. Seneca è un vero è proprio precursore dell’esistenzialismo moderno che affronta tematiche attuali come noia, tempo e morte. In tutte le sue opere l’etica prevale sull’estetica e ciò viene testimoniato dallo stile di Seneca, fondato sulla sententia , l’uso della paratassi e un linguaggio particolarmente vicino al parlato.
  • Opere politiche e scientifiche: i più famosi scritti a tema politico di Seneca sono De clementia , De beneficiis , Apokolokyntosis mentre la più famosa opera scientifica è Naturales quaestiones.
  • Le tragedie: in tutto sono arrivate a noi nove tragedie di Seneca, uniche sopravvissute del teatro romano e sono le cothurnatae , tragedie a tema mitologico. Le tragedie di Seneca sono tutte fondate sull’ amplificatio , per cui risultano a tinte forti, molto espressive e esaltanti del macabro.
  • De clementia. L’opera, scritta tra il 55 e il 56, è in tre libri. Di essi ci è pervenuto il primo e parte del secondo. Fu composto per Nerone appena divenuto imperatore. Seneca gli indicava la strada della clemenza e dell’autocontrollo, contro quella della crudeltà, gettando le basi per un governo illuminato.
  • De beneficiis. Terminata nel 64, è divisa in sette libri. Tratta dei vari aspetti collegati ai benefici: lo spirito con cui bisogna farli e riceverli; il dovere di essere riconoscenti verso chi ci ha fatto del bene; l’ingratitudine e le sue varie cause; l’obbligo morale di fare il bene senza tornaconto e secondi

fini. Sono inoltre prese in esame numerose questioni. Per esempio se gli schiavi possano rendere benefici ai loro padroni; se è giusto fare del bene agli ingrati; sentire riconoscenza per quelli che hanno reso benefici ai nostri cari; se dobbiamo essere grati per benefici resi involontariamente.

  • Apokolokyntosis. È una satira violentissima. Seneca la scrive subito dopo la morte dell’imperatore Claudio, per vendicarsi degli otto anni trascorsi in Corsica. Questa la trama: Claudio, dopo la morte, si presenta sull’Olimpo e chiede di essere divinizzato. La sua proposta non è accolta, anzi egli viene mandato agli inferi. Ve lo accompagna Mercurio. Mercurio però, lo fa passare per la Via Sacra, dove si sta svolgendo il suo stesso funerale. Solo allora si accorge di essere morto davvero. Giunge agli inferi. Vi trova molta gente da lui fatta uccidere. Caligola lo vuole suo schiavo e lo ottiene consegnandolo nelle mani di un liberto, Menandro, che ne farà il suo scrivano.
  • Naturales quaestiones. Sono un’opera scientifica, in 7 libri. Fu composta dopo il ritiro di Seneca dall’attività politica, forse nei suoi ultimi anni di vita. L’autore affronta temi di carattere astronomico, meteorologico e geografico, come i fulmini, i tuoni, le acque, i venti, i terremoti, le comete. Seneca intendeva escludere nella fenomenologia del mondo naturale ogni intervento divino. Per lui gli eventi naturali hanno cause specifiche e una spiegazione razionale. In un passo del secondo libro contesta la teoria etrusca della divinazione tramite l’osservazione dei fulmini. Questa si basava sulla credenza secondo la quale sono gli dèi a creare le condizioni perché il fulmine si sprigioni. Seneca invece sostiene la tesi che il fulmine si genera per cause naturali, perché le nubi vengono a collisione. Di Seneca ci sono pervenute nove tragedie, le uniche sopravvissute del teatro romano. Tutte le altre, dell’età arcaica o delle epoche successive, ci sono giunte solo in brevi frammenti o sono andate perdute. Accanto alle nove tragedie di argomento mitologico, ci è pervenuta l’Octavia, l’unica praetexta (dramma ambientato nel mondo romano) di tutta la letteratura latina giunta fino a noi. Ma l’opera, che pure è pervenuta sotto il suo nome, è forse da attribuire ad un suo imitatore. Le tragedie di Seneca sono tutte imperniate sulla rappresentazione del furor dilagante. Attraverso l’esemplarità negativa dei suoi personaggi Seneca vuol rivolgere un monito morale: evitare le passioni travolgenti. A livello stilistico le tragedie sono fondate sull’amplificatio: tinte forti, gusto espressionistico e un compiacimento per il macabro.