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Teorie e tecniche della dinamica di gruppo, Appunti di Psicologia Dinamica

Appunti delle lezioni del corso di teorie e tecniche della dinamica di gruppo dell'Università della Valle d'Aosta

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 07/07/2025

veronica-palermiti
veronica-palermiti 🇮🇹

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Teorie e tecniche della dinamica di gruppo
Lo sviluppo della psicologia analitica di Jung e le sue applicazioni
Psicologia analitica
Psicologia del profondo : dottrina psicologica di Eugen Bleuler che si occupa del fenomeno
dell’inconscio
Psicologia analitica : termine con cui Jung, allievo di Bleuler, definisce la sua dottrina psicologica nel
1913 per identificare una nuova scienza originata dalla psicoanalisi. Si differisce dalla Psicologia del
Profondo in quanto si interessa agli studi sia sulla coscienza sia sull’inconscio e alle relazioni tra L’Io
e l’inconscio
Inconscio personale
È rappresentato da tutti quei contenuti delle vicende della storia personale di un individuo come ricordi
dimenticati, percezioni subliminali, elaborazioni di pensieri e processi logici che sfuggono all’attenzione del
soggetto e non vengono integrati nella coscienza.
Inconscio collettivo
L’insieme di tutte quelle manifestazioni psichiche e quei valori che trovano il loro riferimento nel
patrimonio storico-culturale e rituale di una data famiglia, di un popolo, di una cultura più o meno estesa.
Esse si presentano non solo nei simboli onirici e nelle rappresentazioni degli psicotici ma anche nelle visioni
dei mistici, nei miti e nei riti religiosi, nelle opere d’arte e nelle fondamentali intuizioni dell’umanità.
Archetipo
Le manifestazioni dell’inconscio collettivo sono anche chiamate archetipiche. Jung mutua il concetto di
archetipo da quello di idee a priori di Platone e ritiene che negli archetipi siano sedimentate le esperienze
degli avi e che in essi sia cristallizzata tutta la storia delle culture umane.
Nell’archetipo sono presenti le categorie e le energie aprioristiche che rendono possibili le esperienze
individuali. Gli archetipi sono riconoscibili in comportamenti esteriori che si raggruppano intorno alle
esperienze basilari e universali della vita quali la nascita, la maternità, la paternità, il matrimonio, la
separazione e la morte.
I principali archetipi
Archetipi: nella Psicologia Analitica gli archetipi sono modelli di relazione tra l’Io cosciente e la vita interiore
e si rivelano tramite le immagini psichiche e i simboli
Archetipo dell’Io : costituito dall’insieme di rappresentazioni consce in cui viene riposta la propria
identità
L’Ombra : si contrappone all’archetipo dell’Io. É definita da Jung come la parte inferiore della
personalità, la somma di tutte le disposizioni psichiche personali e collettive che per la loro
incompatibilità con la forma di vita scelta coscientemente non vengono vissute e si uniscono a
formare nell’inconscio una personalità parziale relativamente autonoma con tendenze contrarie
come per esempio l’immagine del diavolo per la cultura cristiana
La Persona : termine designante nella lingua latina la maschera portata dagli attori nel teatro antico,
e corrisponde all’atteggiamento che l’individuo assume nel confrontarsi con il mondo esterno
mediante un ruolo. La persona ha un ruolo di mediazione tra l’Io e il Mondo esterno
L’Animus e l’Anima : mediano tra l’Io e il mondo interiore. L’immagine archetipica dell’Anima per
l’uomo e dell’Animus per la donna manifestatesi nel sogno testimoniano la peculiarità
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Teorie e tecniche della dinamica di gruppo

Lo sviluppo della psicologia analitica di Jung e le sue applicazioni

Psicologia analitica

Psicologia del profondo : dottrina psicologica di Eugen Bleuler che si occupa del fenomeno dell’inconscio  Psicologia analitica : termine con cui Jung, allievo di Bleuler, definisce la sua dottrina psicologica nel 1913 per identificare una nuova scienza originata dalla psicoanalisi. Si differisce dalla Psicologia del Profondo in quanto si interessa agli studi sia sulla coscienza sia sull’inconscio e alle relazioni tra L’Io e l’inconscio

Inconscio personale

È rappresentato da tutti quei contenuti delle vicende della storia personale di un individuo come ricordi dimenticati, percezioni subliminali, elaborazioni di pensieri e processi logici che sfuggono all’attenzione del soggetto e non vengono integrati nella coscienza.

Inconscio collettivo

L’insieme di tutte quelle manifestazioni psichiche e quei valori che trovano il loro riferimento nel patrimonio storico-culturale e rituale di una data famiglia, di un popolo, di una cultura più o meno estesa. Esse si presentano non solo nei simboli onirici e nelle rappresentazioni degli psicotici ma anche nelle visioni dei mistici, nei miti e nei riti religiosi, nelle opere d’arte e nelle fondamentali intuizioni dell’umanità.

Archetipo

Le manifestazioni dell’inconscio collettivo sono anche chiamate archetipiche. Jung mutua il concetto di archetipo da quello di idee a priori di Platone e ritiene che negli archetipi siano sedimentate le esperienze degli avi e che in essi sia cristallizzata tutta la storia delle culture umane. Nell’archetipo sono presenti le categorie e le energie aprioristiche che rendono possibili le esperienze individuali. Gli archetipi sono riconoscibili in comportamenti esteriori che si raggruppano intorno alle esperienze basilari e universali della vita quali la nascita, la maternità, la paternità, il matrimonio, la separazione e la morte.

I principali archetipi

Archetipi : nella Psicologia Analitica gli archetipi sono modelli di relazione tra l’Io cosciente e la vita interiore e si rivelano tramite le immagini psichiche e i simboli  Archetipo dell’Io : costituito dall’insieme di rappresentazioni consce in cui viene riposta la propria identità  L’Ombra : si contrappone all’archetipo dell’Io. É definita da Jung come la parte inferiore della personalità, la somma di tutte le disposizioni psichiche personali e collettive che per la loro incompatibilità con la forma di vita scelta coscientemente non vengono vissute e si uniscono a formare nell’inconscio una personalità parziale relativamente autonoma con tendenze contrarie come per esempio l’immagine del diavolo per la cultura cristiana  La Persona : termine designante nella lingua latina la maschera portata dagli attori nel teatro antico, e corrisponde all’atteggiamento che l’individuo assume nel confrontarsi con il mondo esterno mediante un ruolo. La persona ha un ruolo di mediazione tra l’Io e il Mondo esterno  L’Animus e l’Anima : mediano tra l’Io e il mondo interiore. L’immagine archetipica dell’ Anima per l’uomo e dell’ Animus per la donna manifestatesi nel sogno testimoniano la peculiarità

dell’atteggiamento che il sognatore assume nei riguardi del mondo interiore che in lui agisce e che il lavoro analitico ha il compito di rivelare. Talvolta l’Animus o l’Anima vengono proiettate in forme drammatiche come un’infatuazione incomprensibile con risultati disastrosi. Ma l’uomo per esempio può organizzare il proprio rapporto con l’Anima ovvero con una personificazioni interna dell’altro sesso in modo che diventi per lui una fonte di saggezza, di ispirazione e di creatività  L’archetipo del Sé : è rappresentato da una sintesi di opposti, da una diade unificata quale l’immagine del Tao oppure da simboli della totalità quali la quadratura del circolo, la croce, il cerchio  Il vecchio saggio : immagine che si presenta in situazioni critiche della vita di un individuo quando deve prendere decisioni difficili. Si manifesta in molteplici forme simboliche quali stregone presso i popoli primitivi, sacerdoti e monaci di tutte le religioni, figure di antenati, anziano capace di dare buoni consigli o immagini dello spirito quali il vento o la divinità.

Individuazione

Il termine individuazione risale a Gerard Dorn, un alchimista del XVI° secolo che è stato ripreso dal filosofo Schopenhauer. Entrambi parlano di principium individuationis , il processo di formazione e caratterizzazione del singolo individuo psicologico come essere distinto dalla generalità e dalla psicologia collettiva. L’individuazione è un processo di differenziazione che rappresenta un ampliamento della sfera della coscienza e ha per meta lo sviluppo della personalità individuale, riconciliando la tensione degli opposti. L’opus individuativa è più attinente alla seconda metà della vita e l’analisi si limita a creare un ambiente favorevole al processo individuativo.

Il simbolo

Le immagini simboliche sono l’espressione di un modo di essere, la cui essenza risiede nell’immagine stessa, nel simbolo. Questo presuppone che l’espressione scelta dal simbolo sia la migliore indicazione o formulazione possibile di un dato di fatto relativamente sconosciuto. I simboli sono per Jung dei mediatori di energia tra l’inconscio e il conscio e tra l’inconscio personale e l’inconscio collettivo. L’emergenza di un’immagine simbolica pone alla coscienza il compito di comprenderlo. Stimola un ampliamento della sfera della coscienza conciliando la tensione delle opposte alternative offerte dalle soluzioni proposte dal conscio e dall’inconscio. Il simbolo è vivo finché è pregno di significato.

Il sogno

Un’autorappresentazione spontanea della situazione attuale dell’inconscio espressa in forma simbolica. Può essere osservato non solo da un punto di vista causale ma anche sotto l’aspetto finalistico. I sogni presentano un aspetto di inconscia anticipazione di una futura realizzazione cosciente. Il sogno può presentare dei contenuti compensatori dell’orientamento cosciente ed esprimere un punto di vista nuovo e spesso contrastante con quello dell’Io che può non comprenderne il significato. Oltre che l’inconscio personale, il sogno può farsi rappresentante di temi propri dell’inconscio collettivo. In questo caso Jung parla di grandi sogni ossia di sogni ricchi di significato che provengono da questo strato più profondo.

- 1918 , pubblica Daimon , rivista del movimento espressionista - 1924 , fonda “Il teatro della spontaneità” a Vienna - 1925 , emigra negli Stati Uniti - 1931 , inizia l’Impromptu Theatre ( Teatro dell’improvvisazione ) e pubblica la rivista Impromptu - 1936 , inaugura a Beacon (New York) il ‘ Beacon Hill Sanatorium ’ e vi apre il primo teatro di psicodramma - 1937 , fonda la rivista Sociometry - 1942 , crea il ‘ Sociometric Institute’ e il ‘ Theatre of Psychodrama’ a New York - 1945 , fonda la ‘American Sociometry Association’ - 1946 , diviene membro della ‘American Psychiatric Association’ - 1949 , inaugura il teatro di psicodramma ad Harvard - 1950 , partecipa a Parigi al Primo Congresso Mondiale di Psichiatria - 1951 , organizza il primo Comitato Internazionale di Psicoterapia di Gruppo - 1954, Primo Congresso internazionale di Psicoterapia di Gruppo a Toronto (Canada) - 1973 , è tra i fondatori dell’International Association of Group Psychotherapy - 1974 , muore nella sua casa a Beacon (New York)  Precursori storici dello psicodramma  La rivoluzione del teatro nel primo ‘900: la verità soggettiva di Pirandello, Stanislawskij, Artaud  La culla dello psicodramma  Moreno a Vienna: fonda la rivista “Daimon” e il Teatro della Spontaneità  Nascita del psicodramma, del sociodramma e della sociometria  Jacob Levy Moreno emigra negli Stati Uniti: fonda la clinica a Beacon con il Teatro di Psicodramma nel 1925 e nel 1951 il primo Comitato Internazionale di Psicoterapia di Gruppo che diverrà l’I.A.G.P

Lo psicodramma e il sociodramma (ideati da Moreno)

Psicodramma : metodo terapeutico ideato da Jacob Levy Moreno, consistente nell’esplorazione di eventi personali, ricordi, sogni, scene virtuali e conflitti attraverso l’azione drammatica e la rappresentazione scenica delle interazioni di ruolo. Lo psicodramma è un metodo d’approccio psicologico che consente alla persona di esprimere, attraverso la messa in atto sulla scena, le diverse dimensioni della sua vita e di stabilire dei collegamenti costruttivi fra di esse. Lo psicodramma facilita, grazie alla rappresentazione scenica, lo stabilirsi di un intreccio più armonico tra le esigenze intrapsichiche e le richieste della realtà, e porta alla riscoperta ed alla valorizzazione della propria spontaneità e creatività  Moreno, psichiatra e pioniere nel campo dei processi di gruppo, ha scoperto negli anni ’ l’importanza e l’efficacia per la persona della rappresentazione scenica di ciò che ella vive, ha vissuto, desidererebbe vivere, avrebbe desiderato vivere… Tale messa in scena permette di avviare, in un contesto protetto e rassicurante, un dialogo percepibile, attivo e costruttivo fra i diversi aspetti della propria vita. La persona giunge così ad un più alto livello di coscienza di sé e di fiducia, e può accedere a modi maggiormente spontanei e creativi nel relazionarsi a sé e agli altri.  Lo psicodramma è dunque un metodo di sviluppo personale basato essenzialmente sulla ‘messa in azione’ dei contenuti del mondo interno. Nello psicodramma la persona “gioca”, concretizzando sulla scena le sue rappresentazioni mentali  In uno psicodramma la persona impegnata nella ricerca di sé (protagonista) trova il sostegno di: a. Psicodrammatista, il professionista qualificato che facilita il processo b. Gruppo di persone che creano l’ambiente adatto alla messa in scena dei ruoli richiesti dalla rappresentazione c. Spazio d’azione (palcoscenico) nel quale si sviluppa la messa in scena

 Sul palcoscenico il protagonista è attivamente impegnato a conoscersi ed a sviluppare le sue risorse: egli ascolta le diverse parti del suo mondo interno e relazionale, i suoi dubbi, le sue domande, i suoi talenti, i suoi blocchi, i sui desideri, i suoi bisogni. Così facendo egli avvia un dialogo interno che lo conduce a cogliere possibili soluzioni ai suoi conflitti intrapsichici e/o di relazione col mondo esterno. In questo suo procedere egli trova stimoli e conferme nella partecipazione e nell’appoggio sia dello psicodrammatista che del gruppo.  Con lo psicodramma la persona è messa in condizione di (ri)sperimentare delle situazioni piuttosto che di raccontarle. La persona può parlare con le diverse parti di sé, parlare con le diverse persone della propria vita (ora interiorizzate), piuttosto che parlare di esse.  Questo approccio teso a migliorare le relazioni interpersonali consente, grazie all’utilizzo di diverse tecniche proprie della metodologia d’azione (inversione di ruolo, doppio, specchio, soliloquio, sociometria…), lo sblocco di situazioni interiori cristallizzate e ripetitive, la soluzione di problemi e di situazioni di crisi, la ricerca e la scoperta di opzioni alternative rispettose di sé e dell’altro… Con questo metodo la persona può, grazie allo sviluppo di un dialogo attivo, imboccare la via di un cambiamento che conduce all’autonomia e alla spontaneità creativa.  Le sessioni di psicodramma (durata media di una sessione: 2 ore) possono essere finalizzate alla crescita personale (quando la partecipazione al lavoro psicodrammatico sia essenzialmente orientata alla conoscenza di sé ed all’armonizzazione delle esigenze interne alla persona con le richieste della realtà) o alla formazione professionale (quando la partecipazione al lavoro psicodrammatico sia orientata primariamente ad acquisire una maggiore competenza nel gestire professionalmente le relazioni interpersonali).  Sociodramma : è per Moreno un metodo di drammatizzazione e rappresentazione utile ad esplicitare e elaborare tematiche conflittuali di ordine sociale e relazioni tra gruppi e ideologie collettive. Il vero soggetto del sociodramma è il gruppo , non un unico protagonista come nello psicodramma. Il sociodramma per poter essere efficace deve sviluppare metodi di azione profonda , in cui gli strumenti di lavoro sono i tipi rappresentativi di una certa cultura e non gli individui privati. Il gruppo può scegliere l’argomento da trattare (divisi in gruppi, proporre un tema pe gruppo e poi scelto con voto sociometrico) oppure lo sceglie il conduttore. Il sociodramma è uno strumento per essere più coscienti di ciò che accade nel sociale e dei conflitti

La sociometria (ideata da Moreno)

 È una disciplina che misura le relazioni umane e le proprietà psicologiche di una specifica popolazione con un approccio quantificabile, sperimentabile e metrico  Utilizza la formulazione di questionari sociometrici, la stesura in forma di rappresentazioni grafiche della scelte sociometriche chiamate sociogrammi per analizzare la rete sociometrica. In senso più ampio è per Moreno l’utilizzo dell’azione con esercizi sociometrici per applicare la psicologia sociale ai piccoli e grandi gruppi  La sociometria è costituita dall’insieme delle tecniche che rendono rappresentabili (e, quindi, percepibili in modo ben definito) le forze di attrazione (tele positivo) e quelle di rifiuto (tele negativo) intercorrenti fra i membri di un gruppo. Parliamo di sociometria grafica e di sociometria d’azione.

- Sociometria grafica Si può chiedere ai membri del gruppo di disegnare schematicamente un proprio atomo sociale, analogo a quello qui sopra riportato. Tale atomo sociale potrà riguardare lo stesso gruppo di psicodramma, oppure l’atomo familiare, quello lavorativo, quello degli amici durante l’adolescenza, e così via

già affrontate. In ogni atto la creatività è ritrovabile da un grado massimo (atto vitale, originale, nuovo) ad un grado nullo (atto automatico, riflesso, ripetitivo). Nell’universo conosciamo la creatività biologica che è la causa dell’evoluzione della specie. Nell’uomo sono evidenti le forme di creatività come quella religiosa (storicamente presente come capacità di proporre nuove norme ed interpretazioni della vita umana), quella artistica, e così via. Ma esiste anche la creatività meno evidente degli atti della vita quotidiana: l’atto creativo, infatti, non è solo quello del genio; ogni persona, anche se con diversa intensità, produce atti creativi. Moreno vede proprio in questa entità universalmente presente nell’uomo l’elemento su cui è fondata la crescita dell’individuo e della società: il futuro di una cultura dipende dalla creatività degli uomini

I cinque strumenti di base dello psicodramma

PalcoscenicoProtagonistaDirettore dello psicodrammaIo-ausiliari: si chiama io-ausiliario ogni membro del gruppo che è stato scelto dal protagonista per giocare una parte nella rappresentazione psicodrammatica che si va svolgendo; e che, per questo, si è staccato dall’uditorio ed è salito sul palcoscenico a fare l’attore. Questo attore incarna, nel qui ed ora psicodrammatico, i fantasmi appartenenti al mondo del protagonista e relativi sia ad aspetti di questi (es.: un timore, un desiderio, un ideale, una sofferenza fisica…) che ad altri significativi (persone o altre realtà personificate) della sua vita reale. Grazie all’incarnazione realizzata dall’io- ausiliario, il protagonista può incontrare fuori da sé questi fantasmi ora resi distinti e tangibili. Ciò in primo luogo favorisce una più chiara presa di coscienza della loro esistenza, delle loro caratteristiche, della loro valenza e pregnanza emotiva per il protagonista; in secondo luogo fa sì che questi si relazioni ad essi sperimentando equilibri e modalità nuove, più funzionali alla sua economia interna e più adattativi alla realtà esterna  Pubblico

Le principali tecniche di psicodramma

L’intervista al protagonistaL’inversione dei ruoli: grazie all’inversione di ruolo il protagonista gioca la parte di un altro, obbligandosi in tal modo a mantenere il suo ‘io-osservatore’ costantemente decentrato rispetto al suo ‘io-attore’ e facendo sì che quest’ultimo non agisca in un modo qualunque, ma in conformità alla parte assegnatagli. Egli, quando sia immerso nell’azione, non potrà evitare azioni nuove e spontanee di cui il suo osservatore dovrà prendere coscienza e fare tesoro. La ricchezza di questa funzione scaturisce proprio dalla sua idoneità a far cogliere all’osservatore “nuove verità”, aggirando e superando in modo naturale blocchi emotivi e pregiudizi cognitivi anche cristallizzati  Il doppio: parliamo di funzione di doppio quando nell’interazione fra A e B la polarità A offre a B degli stimoli che sollecitano in lui una dinamica mentale che lo avvia al discorso interiore ed al dialogo con se stesso. Il ruolo di A risulta essere quello di colui che induce B a scavare dentro di sè sempre più in profondità alla ricerca di sentimenti, immagini, sensazioni, sinora rimasti chiusi nella sua intimità. La relazione che esprime una funzione di doppio è quella che, nella storia evolutiva individuale, appare per prima: è la madre che si fa doppio nei confronti del bimbo; è lei che, “leggendo” i bisogni del figlio, può dare adeguata risposta ad essi. Ma non si esaurisce agli albori della vita il nostro “bisogno di doppio”: lungo tutto l’arco dell’esistenza noi ci caliamo in situazioni relazionali in cui avvertiamo l’esigenza di stimolare ed essere stimolati all’auto-osservazione ed all’auto-riconoscimento. La funzione di doppio si sviluppa in situazioni cariche di quell’atmosfera empatica che favorisce la disponibilità all’apertura interpersonale ed alla reciprocità nella comunicazione. Una persona riesce ad essere doppio per un’altra grazie alla sua capacità di

identificazione, mentre ciascuno può essere doppio di se stesso nella misura in cui è capace d’introspezione  Il soliloquio: nel soliloquio l’individuo esprime liberamente quello che gli passa per la mente, con una modalità che fa percepire ciò come qualcosa che non è rivolto ad altri se non a se stesso. In tale discorrere solitario i pensieri emergono e si strutturano senza seguire le regole della logica o le esigenze di compiutezza proprie di un racconto; essi piuttosto vengono regolati nel loro concatenarsi dal flusso variabile ed imprevedibile delle emozioni  Lo specchio: parliamo di specchio quando abbiamo un’interazione capace di produrre una dinamica mentale grazie alla quale un individuo coglie aspetti di se stesso nelle immagini relative alla sua persona costruite dagli altri ed a lui rimandate. Mentre nel caso del doppio l’individuo arricchisce la rappresentazione di se stesso orientando l’attenzione verso il suo interno, nel caso dello specchio l’individuo guarda fuori di sé per constatare come egli sia percepito dagli altri. Queste due sorgenti di conoscenza concorrono entrambe in modo determinante alla costruzione dell’immagine di sé. Mentre la funzione di doppio agisce sin dal momento della nascita, quella di specchio compare successivamente, richiedendo una maturazione delle strutture cognitive che consenta di attribuire l’origine dell’esperienza al mondo interno oppure a quello esterno. Essa diviene operante con l’ingresso del bambino nel secondo universo. Quella dello specchio è la funzione che più naturalmente si attiva all’interno di un gruppo, dove il comportamento di ogni suo componente esprime anche la percezione che questi ha degli altri membri. Durante una sessione di psicodramma, dunque, il tempo del gruppo costituisce la fase più favorevole per la messa in gioco questo tipo di funzione  Lo sharing: alla fine della drammatizzazione, la sessione prevede lo sharing, cioè un momento di condivisone i cui il protagonista tace, ma gli attori, se vogliono, possono esprimere ciò che la partecipazione alla drammatizzazione ha suscitato in loro. Non vengono fatte ulteriori analisi o interpretazioni, ma in questo spazio tutti i membri del gruppo possono esprimere associazioni alla scena psicodrammatica rappresentata o esperienze personali simili a quella affrontata sulla scena dal protagonista e cosa ha suscitato in loro, non si tratta di interpretare a di condividere. Altre tecniche sono per esempio:  Autopresentazione del ruolo : presentazione dei personaggi che popolano la scena secondo la visione del protagonista  Tecnica dell’autorealizzazione : camminando su una linea tracciata per terra, il protagonista recita il piano della sua vita  Tecnica dei sosia multipli : serve per rappresentare i nostri ruoli e conflitti interiori; il protagonista è sulla scena con parecchi sosia che rappresentano differenti parti di Sé o ruoli interni  Tecnica della proiezione nel futuro : rappresenta come si strutturerà il futuro; aiuta a pensarsi, ha una funzione trasformativa, il protagonista immagina sé e la su vita proiettato nel futuro  Riferire a parteCongelare una scenaEco dell’auditorio (rinforzo)La bottega magicaA sedia vuota (amplificazione)Chiusura delle scene

Co-Inconscio (Jacob Moreno)

Uno stato Co-Conscio o Co-Inconscio non è un appannaggio di un solo individuo, è sempre una proprietà comune.

 La matrice di identità : si forma entro l’ottavo mese, è la condizione di emersione dall’indistinto con la percezione dello spazio e del tempo, del piacere e del dispiacere, dell’unità corporea e dei confini  La matrice familiare : inizia a formarsi entro i 2-3 anni con la percezione del terzo  La matrice sociale : si sviluppa attorno ai 5-6 anni nel rapporto tra fratelli e si struttura nell’età scolare  La matrice valoriale : si sviluppa nella prima adolescenza scegliendo valori, riferimenti etici e criteri guida per i propri ruoli

Lo psicodramma junghiano

 É una teoria della tecnica psicodrammatica condotta da un terapeuta e da un osservatore in accordo con le ricerche della Psicologia Analitica sulle immagini dei sogni, la postulazione dell’esistenza di un Inconscio Personale e di un Inconscio Collettivo, e della tipologia di Jung  Lo psicodramma junghiano è un’esplorazione dei personaggi che affollano il teatro del sogno del protagonista in cui il simbolo è l’espressione di un modo di essere la cui essenza risiede nell’immagine stessa. L’espressione migliore di un fatto relativamente sconosciuto ma la cui esistenza è considerata necessaria. Il simbolo contiene una dinamica energetica degli opposti  Jung scrisse che la struttura di un sogno è come un dramma in cui il sognatore è l’attore, il regista, l’autore del testo, il pubblico e il critico teatrale  Moreno invitava il protagonista del sogno a costruire un letto, sdraiarsi e ricordare cosa si pensasse della giornata trascorsa (per ricordare meglio emozioni provate e ricordare e rivivere il sogno)  Effetti psicosomatici post rappresentazioni psicodrammatiche : male alla pancia se nela rappresentazione lo si aveva oppure se si rappresenta un morto la temperatura corporea scende di 2 o 3 gradi

Catarsi

 Aristotele: effetto peculiare del dramma greco sugli spettatori, li purifica suscitando emozioni che

generano sollievo alle loro passioni egoistiche

 Moreno: lo psicodramma produce un effetto benefico non solo sullo spettatore (catarsi

secondaria), ma sugli attori/io-ausiliari del dramma (catarsi primaria).

 La catarsi fa vivere un rilassamento, una liberazione, rispetto a qualcosa che è espresso nel dramma

rappresentato. I pazienti non vengono trattati solo con le parole, è infatti l’espressività che libera l’individuo

 Negli psicodrammi analitici non si usa solo la catarsi, ma si cerca di capire il significato del dramma

e le situazioni che si celano in esso

Semi-realtà psicodrammatica o surplus reality (ispirata dal plusvalore di Marx)

 Ci sono dimensioni invisibili della realtà non espresse e così dobbiamo ricorrere a plus-strumenti e plus-operazioni per portarle alla luce nelle varie situazioni terapeutiche  Si cerca di avere elaborazioni cognitive di ciò che accade nelle plus-dimensioni di cui magari non siamo coscienti  La metodologia psicodrammatica prevede che venga dato corpo sul palcoscenico ad una realtà che nasce nella nostra interiorità e che chiamiamo semirealtà: essa è solo in parte realtà dato che è fittizia nella sua costruzione oggettiva (la scena giocata), ma è vera nelle emozioni che suscita. La semirealtà viene costruita come un gioco, secondo delle regole concordate. Essa va commisurata alla capacità di risposta delle persone coinvolte, in modo da consentire un comportamento che risulti spontaneo, cioè inventato lì per lì ma anche adeguato I gruppi possono essere :

- Piccoli gruppi (fino a 12\14 partecipanti) - Gruppi mediani (fino a 25\30 partecipanti) - Large group (sopra ai 35\40 partecipanti)

Psicodramma analitico individuativo

Qui affluiscono e teorie psicologiche e le prassi terapeutiche di Moreno, Jung e le teorie alla base della gruppoanalisi (Foulkes). L’approccio che ne risulta prevede la presenza di un osservatore e di un conduttore, che guidano i membri del gruppo alla drammatizzazione di una sequenza di scene personali appartenenti a uno o più protagonisti. Le tecniche si avvalgono del cambio di ruolo, del doppiaggio de conduttore, e il rispecchiamento del gruppo attraverso lo scambio, nella fase di sharing, dei propri vissuti e associazioni con proprie scene personali. La conduzione del conduttore è meno direttiva rispetto allo psicodramma moreniano, questo perché, se nello psicodramma moreniano l’obiettivo principale del gioco psicodrammatico è la catarsi emotiva, nello psicodramma analitico l’obiettivo è analitico appunto, cioè teso a rendere possibile per il protagonista l’integrazione tra i conflitti interni e l’attivazione di nuove risorse immaginali. A fine seduta l’osservatore fa una restituzione al gruppo evidenziando i temi emersi e ripercorrendo le trame e gli ehi dei partecipanti, sottolineando il tema comune. I livelli presi in considerazione dall’osservatore sono quelli individuali di ogni membro del grippo, quelli relativi alla dinamica gruppale e la dimensione sociale attuale.

Il gruppo in psicologia clinica

Primi del Novecento - I Pionieri

L’adozione del set gruppale in attività professionali di interesse psicologico risale ai primi del Novecento:

 Joseph Pratt , medico internista, conduce gruppi con pazienti tubercolotici con il metodo dell’aula

 Trigant Burrow psicologo analista (1925) che per primo utilizza il termine “analisi di gruppo”

 Jacob Moreno conduce i primi gruppi con bambini (1910), fondazione psicodramma (1921)

I gruppi nell’area psicoterapeutica

Il metodo dell’Aula – The Class Method

Pratt primo utilizzo del set gruppale fini terapeutici: a partire dal 1904 egli integrò il trattamento di pazienti tubercolotici con periodiche riunioni durante le quali venivano discussi aspetti medici e psicologici della malattia. Tali incontri secondo Pratt avevano esiti positivi sul morale dei pazienti. In seguito Pratt estese a pazienti psichiatrici tale modalità dando luogo alle prime esperienze di psicoterapia di gruppo. Lazell usò la conferenza come strumento terapeutico per schizofrenici. Marsch diede inizio a vere comunità terapeutiche.

 Il gruppo viene considerato un facilitatore socioemotivo del programma terapeutico e non come lo

strumento terapeutico principale.

I gruppi psicoanalitici

Periodo: anni ‘ Nel 1925 Trigant Burrow sviluppa una sorta di pioneristica analisi di gruppo. Alcune sue intuizioni: concezione sociale del conflitto nevrotico e considerazione del gruppo come strumento terapeutico non secondario rispetto al set diadico.

Terapia psicoanalitica MEDIANTE IL GRUPPO

Autore di riferimento: Foulkes Egli definisce il proprio modello psicoterapia gruppoanalitica. Principi fondamentali del suo modello:

1. Situazione totale : comprende tutte le circostanze oggettive della realtà e le regole, osservate nell’incontro e va considerata come lo schema di riferimento per l’interpretazione di tutti gli eventi 2. Tutte le persone coinvolte vanno riunite insieme regolarmente per una discussione piena e franca 3. Il leader deve usare la sua abilità nei migliori interessi del gruppo

La visione di Foulkes

RETI : l’esistenza umana e quindi l’identità psichica acquistano senso in riferimento alle reti (network), tra le quali riveste importanza la rete della famiglia di origine. Rispetto alle reti gli individui sono punti nodali legati da processi transpersonali che attraversano, come comunicazioni inconsce gli individui che appartengono alla rete  I processi transpersonali hanno sia una dimensione verticale, transgenerazionale (una sorta di eredità culturale) sia una dimensione orizzontale, attuale, che costituisce lo sfondo in cui hanno luogo l’interazione tra le persone che condividono la rete

Il concetto di matrice

Foulkes concepisce la mente come una struttura matriciale identifica tre matrici principali:  Matrice personale , che riguarda l’individuo a partire dal suo gruppo familiare e istituzionale  Matrice di base o di fondazione , transpersonale e transgenerazionale, i cui contenuti trascendono le esperienze personali  Matrice dinamica per fare riferimento alla rete di comunicazione inconscia che ha luogo nei gruppi

Il gruppo terapeutico gruppoanalitico

Costituito da massimo otto persone che si incontrano periodicamente in presenza di un conduttore o terapeuta e che possono produrre e analizzare i propri sintomi e i propri modi di interagire allo scopo di raggiungere una soluzione dei conflitti. Il conduttore deve condurre solo nei momenti di necessità: il fatto di tenersi sullo “sfondo” non deve essere confuso con passività. Il conduttore deve avere come obiettivo più che l’interpretazione, l’analisi cioè costituire e mantenere la situazione analitica di gruppo. Il vero compito del conduttore è mantenere la discussione liberamente fluttuante che diventa l’equivalente della libera associazione con valore interpretativo.

La terapia familiare psicoanalitica-gruppale

Ruffiot, Eiguer e Pontalti sono i principali rappresentanti. Obiettivo degli autori : fornire un modello stabile di terapia impostato su due elementi:

3. Il setting deve essere regolare 4. L’intervento terapeutico deve privilegiare l’interpretazione e le tecniche verbali

I gruppi operativi

 Sono stati condotti da Pichon-Rivière e dalla scuola che a lui si richiama ( Bleger e Bauleo ) e trovano applicazione dagli anni ‘50. La finalità del gruppo operativo è quella di mobilitare, elaborare e rimuovere le strutture stereotipate di pensiero che hanno origine dall’ansia che si determina in presenza di cambiamenti  L’ansia è depressiva per l’abbandono del legame precedente e persecutoria determinata dal nuovo legame e dall’insicurezza che ne deriva  Il gruppo operativo è centrato sul compito e ha come finalità quella di apprendere a pensare in termini di risoluzioni delle difficoltà nate e manifestate nel campo gruppale e non in quello di ciascuno dei partecipanti

I gruppi interattivi

Uno degli più autorevoli studiosi del gruppo interattivo è Fern Cramer-Azima. In Italia il maggior esponente è stato Vanni. La connotazione dei gruppi interattivi , oltre al numero limitato dei componenti, è affidata alle interazioni nel loro complesso e all’uso di tutti i canali comunicativi: tutto ciò che accade nel gruppo (gesti, atti, parole) viene valorizzato. L’insieme delle comunicazioni inconsapevoli risulta maggiormente visualizzabile

Altri orientamenti in psicoterapia

Tre orientamenti della terapia di gruppo di matrice non psicoanalitica

1. Lo psicodramma di J. L. Moreno

2. La terapia della Gestalt

3. I gruppi di incontro

Jacob Moreno

Formula la teoria e la tecnica psicodrammatica fondando a Vienna il Teatro della spontaneità nel quale gli attori senza far uso di copioni recitavano liberamente parti tratte dalla loro esperienza. Moreno ebbe modo di assistere a un vero proprio caso di risoluzione sintomatica in una ragazza che aveva recitato il ruolo di prostituta: la casuale scoperta del valore catartico della rappresentazione drammatica di una scena fu alla base della costruzione della teoria di Moreno. Nel 1925 Moreno si trasferisce negli Stati Uniti e riceve riconoscimenti anche come ideatore di tecniche sociometriche. Per Moreno la sofferenza psichica è l’effetto della coartazione della creatività e della spontaneità e la spontaneità e la creatività della tecnica psicodrammatica costituiscono il principale fattore terapeutico. Il culmine dell’azione terapeutica è definita da Moreno catarsi , termine che indica la liberazione, attraverso la messa in scena, delle costrizioni e dei condizionamenti che impediscono di vivere relazioni autentiche.

Il gruppo e Moreno

 Nel modello moreniano il gruppo è centrale: partecipa alla scelta del tema da rappresentare, costituisce uno spazio psichico propizio alla libera espressività, può interagire con il protagonista, elabora alla fine il tema trattato ed è esso stesso destinatario dell’intervento terapeutico  Secondo Moreno la personalità è costruita da un’articolazione e sovrapposizione di ruoli diversi (sociali, professionali, familiari...) che spesso non corrispondono alle più autentiche emozioni e

di apprendimento in cui gli individui che vi partecipano acquistano sensibilità ai fenomeni del gruppo, ed affinano la percezione che hanno di se e degli altri  Nel momento in cui si vive l'esperienza, si riflette sull'esperienza stessa (concetto di riflessività). Secondo Lewin infatti, ogni persona ha bisogno del gruppo per definire la propria identità, per esprimere se stessa ed i suoi molteplici aspetti. Nei T-group i partecipanti (non più di una decina di persone disposte a cerchio) si immergono nella situazione, e ciò che avviene nel gruppo lo vivono ed analizzano in maniera simultanea, nel qui ed ora  Il conduttore introduce l'esperienza e dichiara gli obiettivi, i ruoli, i tempi, e la metodologia e lascia che dal nulla nascano le interazioni. Il conduttore si astiene dal partecipare all’interazione ma cerca di mantenere il gruppo centrato su se stesso e sulle interazioni che si svolgono nel “qui e ora”. Il conduttore cerca di mantenere un clima di tolleranza, non – valutativo, di accettazione

Sedute di Training Group

(Nelle aziende o organizzazioni hanno lo scopo di diminuire la conflittualità e creare coesione e raggruppamenti)  Invitati tutti coloro che lavorano per un’organizzazione ad assentarsi dal lavoro per 5 giorni  Boom negli anni ’50 e ‘  Oggi i T-group si concentrano il sabato e la domenica  Ogni giorno oi partecipanti dormono vicino a un lago o dei posti ameni e hanno 4\5 sedute al giorno  I conduttori erano facilitatori (non analisti, ad esempio li allievi di Lewin erano psicologi sociali) e dovevano trattare le relazioni del gruppo  Plenaria iniziale insieme, divisione in gruppi da 8\10 persone, plenaria finale insieme  Si parla delle relazioni e rapporti tra di loro e facilitatore li aiuta a migliorarle  Si impara come ci si rapporta col leader, con gli altri e in generale con tutto il gruppo  I giochi di riscaldamento (warm-up) attivano coesione  Coi dirigenti cosa fare? Non hanno piacere che venga loro fatto il doppio, gli insegnanti lo accettano di più  Non essendo uno psicodramma non facciamo il doppio, ma usiamo molto il role play e lo scambio dei ruoli e il pensiero immaginativo (il quale permette di creare coesione tra i membri co-creando immagini)  In un gruppo conflittuale bisogna dare la possibilità di esprimere la rabbia e le tensioni nel gruppo in modo attivo  Ad alti livelli di organizzazioni lo psicologo che presenta un progetto non si presenta come psicologo perché i clienti hanno paura degli psicologi perché di norma si occupano di psicopatologie e fanno analisi (esempio, ci si presenta come esperto della comunicazione o della dinamica di gruppo)  Nell’avvicinamento al cliente ci si incontra per capire i bisogni, conoscere il campo (Lewin) su cui\ in cui andremo a intervenire e conoscere le sfaccettature e gli argomenti da affrontare  Nel valutare come creare gruppi occorre che ci sia l’organizzazione disponibile, deve esserci una domanda, una coscienza di crisi (da cui scaturisce una domanda). Se non c’è una domanda non è possibile attivare formazione. Devono esserci conduttori capaci, poiché non è facile trattare con gruppi tesi e ce vogliono far sabotare l’attività di formazione

L’action research

Il termine action research (ricerca/azione o ricerca/intervento) coniato da Kurt Lewin, si riferisce ad un modello di ricerca che collega la ricerca stessa al cambiamento e miglioramento dei sistemi sociali con i quali viene in contatto. La ricerca azione studia in che modo avviene il cambiamento ed in quale misura, quali sono i fattori che possono ostacolarlo, quali interventi adottare nel caso il cambiamento non avvenga, quali sono gli effetti dell'intervento nel breve e lungo termine

L’esperienza inglese

1. Wilfred Bion

 Il periodo della seconda guerra mondiale fu di fondamentale importanza per la sua teoria innovativa sulle dinamiche inconsce dei gruppi. Innanzitutto, in qualità di ufficiale medico incaricato del settore psichiatrico, individuò un’efficace modalità per la selezione degli ufficiali che prevedeva la consegna di un “compito” di difficile soluzione non a un singolo candidato, bensì ad un gruppo di candidati. I prescelti sarebbero stati coloro che riuscivano nell’intento facendo ricorso al lavoro di squadra e all’ingegnosità.  Un’altra delle sue geniali intuizioni, che risalgono al periodo della guerra, fu quella di applicare la terapia di gruppo per tentare di recuperare autostima e disposizione al combattimento negli ufficiali mandati all’ospedale militare per crollo emotivo.

L’esperimento di Northfield

 “L’esperimento di Northfield”, la prima comunità terapeutica basata sul lavoro di gruppo, costituì l’esperienza fondamentale che indirizzò la sua ricerca. A seguito del suo ingresso in questo ospedale, Bion osservò che il morale dei ricoverati era basso ed era come se all’interno dell’ospedale regnasse un senso di apatia e di pigrizia. Egli, in quanto responsabile del reparto, si trovava sempre più assillato da problemi urgenti, burocratici ed amministrativi. Si creò, quindi, un clima di esasperazione tale per cui Bion iniziò a chiedersi che significato potessero avere questi problemi  Egli intuì che i comportamenti collettivi nascondevano altre ragioni, nel senso che prendevano la forma di problemi burocratici ma, in realtà, erano causati da altro. Così il suo obiettivo principale fu quello di capire il perché del cattivo funzionamento dell’ospedale ed il perché dell’esistenza di questi problemi amministrativi  Avendo delle esperienze militari, Bion sapeva che l’unità militare si ricompatta se viene identificato un nemico. Egli cerca di individuare e di rendere percepibile la presenza del nemico che impedisce, all’interno dell’ospedale, lo svolgimento sereno delle attività. Non fu difficile identificare il pericolo: Bion assunse che il pericolo comune per gli uomini in un reparto era l’esistenza della nevrosi come malattia della comunità, cioè l’esistenza di alcuni problemi relazionali che impedivano all’ospedale di funzionare efficacemente. Se questo era effettivamente il problema, non spettava a Bion risolverlo ma la sua risoluzione doveva essere posta a carico dell’intera comunità ospedaliera. Fu perciò condotto un esperimento che durò sei settimane, il cui obiettivo era quello di costituire dei gruppi per fare in modo che potessero essere affrontati e risolti i problemi pratici presenti nella struttura ospedaliera  Ad un mese dall’inizio dell’esperimento avvennero notevoli cambiamenti. I gruppi avevano cominciato a funzionare bene e tra i componenti il rapporto era di cordialità e di collaborazione, quindi il morale risalì, il senso di apatia scomparve, c’era la sensazione di essere tutti impegnati in un compito valido e importante e, attraverso questa maggiore collaborazione, iniziativa e responsabilità da parte di tutti, l’ospedale divenne nel complesso più efficiente

2. Harry Ezriel

Il suo pensiero ruota attorno a due elementi:  Il rapporto transferale a triplice articolazione  La tensione di gruppo comune e di struttura di gruppo comune.

Il rapporto transferale a triplice articolazione

 Il rapporto paziente/terapeuta può declinarsi secondo tre tipi di transfert :

5. Necessario : concerne il tipo di relazione che il paziente ricerca, più o meno inconscio, con il terapeuta ed è una difesa nei confronti del secondo transfert (evitato) 6. Evitato : il rapporto che il pz teme di istaurare con il terapeuta perché sente che ne scaturirebbe qualcosa di disastroso ossia il terzo tipo di transfert, calamitoso

La tensione di gruppo comune e di struttura di gruppo comune

Tale tensione permette la costruzione di un gruppo. Il tema del gruppo è il manifestarsi dei diversi conflitti intrapsichici che vengono trattai dal terapeuta nel qui ed ora mediante interpretazioni che riguardano l’intero gruppo

3. Michel Balint

I primi gruppi Balint sono rivolti a medici di base che avvertivano disagio nella relazione con il malato: quello che veniva analizzato era il caso problematico soprattutto per gli aspetti relazionali, portato dal medico. Attualmente i gruppi Balint sono molto utilizzati in contesti sanitari

L’interpretazione francese

1. Didier Anzieu

 Caposcuola dell’orientamento francese  La sua elaborazione ha come punto d’avvio l’assimilazione critica della teoria di Lewin

Concetti elaborati da Anzieu

1. Gruppo come luogo di messa in comune delle immagini interiori e delle angosce dei partecipanti 2. “Io pelle” 3. Analogia tra sogno e gruppo.

Gruppo come luogo di messa in comune delle immagini interiori e delle angosce dei partecipanti

L’essenza del gruppo si costituisce sulla base di una relazione immaginaria che egli definisce illusione gruppale. Il gruppo è considerato luogo dell’immaginario o di una rappresentazione immaginaria, comune a molti dei suoi componenti, senza la quale non è possibile pensare alla sua esistenza. Il gruppo rappresenta la realizzazione immaginaria di un desiderio. Da qui appare immediata l’analogia tra sogno e gruppo. “ Dal punto di vista della dinamica psichica, il gruppo è un sogno

Scissione di transfert

All’interno del gruppo è di notevole importanza il concetto di scissione di transfert : il conduttore del gruppo ha come compito l’analisi, nel qui e ora, del transfert. Il transfert di gruppo si incentra sul conduttore ( transfert centrale ), sugli altri componenti del gruppo ( transfert laterale ), sul gruppo nel suo insieme ( transfert di gruppo ) e sul mondo esterno.

Anzieu sostiene che il transfert positivo è rivolto al gruppo, mentre il transfert negativo è rivolto al grande gruppo o al sociale

2. René Kaes

Secondo Kaes nello studio del gruppo il pericolo maggiore è quello di considerare quanto accade in termini di fantasia inconscia o di immaginario e di soffermarsi su quanto avviene realmente nel gruppo. Kaes propone una costruzione dell’apparato psichico gruppale come una costruzione transizionale comune ai membri di un gruppo. Questa costruzione è transizionale in quanto assicura una mediazione reciproca tra l’universo intrapsichico e l’universo sociale. Kaes postula l’esistenza di due componenti dell’apparato psichico di gruppo:  Gli organizzatori psichici (interni all’individuo)  Gli organizzatori socioculturali (esterni all’individuo e provengono dalla società)

Gli organizzatori psichici

Sono definiti come configurazioni inconsce tipiche di relazioni tra oggetti: costituiscono modi inconsci di rappresentare il gruppo. Kaes ne individua quattro:  L’immagine del corpo Comprende sia l’immagine del proprio corpo sia quello della madre: a partire da esse si costituiscono dei modi di rappresentare il gruppo  La fantasmatica originaria Kaes sostiene che i fantasmi originari hanno delle proprietà gruppali in quanto articolano, rappresentano e mettono in scena un insieme coerente di relazioni e processi tra gli oggetti psichici. Kaes suddivide i fantasmi originari in:

7. Fantasmi intrauterini (che fanno vivere il gruppo come ventre materno quindi sicuro rifugio dai pericoli) 8. Fantasmi della scena primaria (sono interpretazioni dei rapporti sessuali fra genitori) 9. Fantasmi di seduzione (riguardano la messa in scena delle avances sessuali che il soggetto desidera e rifiuta e che subisce passivamente) 10. Fantasmi di castrazione (hanno origine dalla difesa dall’angoscia che ha origine dalla minaccia della perdita del pene) I fantasmi danno origine all’enigma della differenza dei sessi e quindi ragazzi e ragazze danno luogo a scenari rappresentativi diversi  I complessi familiari e le imago 11. I complessi familiari costituiscono dei fattori inconsci alla base della vita familiare; si tratta di organizzatori dello sviluppo psichico caratterizzati da intensi sentimenti contradditori 12. L’imago è una rappresentazione inconscia dei personaggi che orientano elettivamente il modo in cui il soggetto percepisce gli altri  L’apparato psichico soggettivo La rappresentazione del gruppo viene elaborata attraverso “l’oscura conoscenza” del funzionamento e delle componenti dell’apparato psichico soggettivo.

Gli organizzatori socioculturali

Essi provengono dalla elaborazione sociale dell’esperienza di differenti forme di gruppalità. L’insieme di tale elaborazione sociale definisce la cultura