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Shaughnessy, Zechmeister, Metodologia della ricerca in psicologia, Dispense di Metodologia Della Ricerca Sociale Quantitativa

Riassunto del libro sopraindicato, realizzato a pc. Non sono stati riassunti i capitoli 5, 12 e 13.

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 26/02/2022

CristinaMaggioni
CristinaMaggioni 🇮🇹

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28 documenti

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CAPITOLO I
INTRODUZIONE
Sommario: 1. La psicologia scientifica 2. I contesti della scienza 2.1. Contesto storico 2.2. Contesto sociale e culturale 2.3.
Contesto etico 3. La logica della ricerca 3.1. Pensare come un ricercatore 3.2. Valutare i risultati di ricerca riportati dai media
3.3. Iniziare una ricerca.
1.La psicologia scientifica
A cosa serve la psicologia?---identificare modelli di comportamento e, se necessario, mettere in
campo interventi utili a modificarli.
Gli psicologi, sviluppando teorie e portando avanti ricerche per rispondere alle varie domande sul
comportamento, arrivano a comprendere e individuare gli strumenti da utilizzare per migliorare la
vita delle persone.
Esempi di ricerche:
o analisi dell’effetto della visione di contenuti violenti;
o valutazione dell’efficacia sull’apprendimento di diversi metodi di insegnamento;
o individuazione delle strategie di convenienza dei clienti del supermercato.
o scelta di un operatore telefonico piuttosto che un altro---dopo il lockdown non vi era stata una
ripresa/aumento dei clienti. Si parte dal posizionamento percepito e dalle scelte si derivano i
bisogni dei clienti. Si assume che le scelte derivano da una comparazione tra bisogni ed
offerta. Si è in presenza di 3 macro dimensioni di giudizio che impattano significativamente
le scelte dei clienti: 1) dimensione---contrappone necessità elementari al bisogno di alti livelli
di performance nel servizio; 2) dimensione---è relativa all’immagine innovativa o meno
dell’operatore; 3) dimensione---è relativa alla capacità/volontà dell’operatore di rimanere
vicino al cliente. Le dimensioni di scelta definiscono uno spazio all’interno del quale è
possibile collocare sia i clienti sia gli operatori.
La caratteristica essenziale e comune a queste ricerche è l’uso di un disegno di ricerca e di metodi
adeguati per rispondere agli interrogativi sul comportamento.
Cosa dicono gli psicologi sugli effetti comportamentali, emotivi e sociali della violenza
rappresentata nei media? Le conclusioni di Anderson:
l’esposizione alla violenza nei media provoca un aumento della probabilità di avere pensieri,
emozioni e comportamenti aggressivi e violenti a breve e lungo termine;
gli effetti della violenza nei media emergono costantemente in molti studi, indipendentemente
dai media considerati, dei metodi di ricerca utilizzati e dai campioni di persone coinvolte nelle
ricerche;
studi longitudinali recenti collegano l’esposizione frequente alla violenza nei media durante
l’infanzia all’aggressività in età adulta, inclusa la violenza fisica e gli abusi sul coniuge;
le ricerche sostengono le teorie degli psicologi secondo le quali la violenza nei media
innescherebbe i pensieri aggressivi e l’attivazione fisiologica, faciliterebbe l’apprendimento
di comportamenti aggressivi attraverso l’osservazione e desensibilizzerebbe le persone alla
violenza;
i fattori che influenzano la probabilità che si scateni l’aggressività in risposta alla violenza nei
media includono le caratteristiche degli spettatori (per esempio, l’età e il grado in cui si
identificano con i personaggi aggressivi), l’ambiente sociale (per esempio, il controllo
esercitato dai genitori sulla violenza nei media) e il contenuto dei media (per esempio, il
realismo della rappresentazione violenta e le conseguenze della violenza);
nessuno è immune agli effetti della violenza nei media.
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CAPITOLO I

INTRODUZIONE

Sommario: 1. La psicologia scientifica – 2. I contesti della scienza – 2.1. Contesto storico – 2.2. Contesto sociale e culturale – 2.3. Contesto etico – 3. La logica della ricerca – 3.1. Pensare come un ricercatore – 3.2. Valutare i risultati di ricerca riportati dai media – 3.3. Iniziare una ricerca. 1.La psicologia scientifica A cosa serve la psicologia? ---identificare modelli di comportamento e, se necessario, mettere in campo interventi utili a modificarli. Gli psicologi, sviluppando teorie e portando avanti ricerche per rispondere alle varie domande sul comportamento, arrivano a comprendere e individuare gli strumenti da utilizzare per migliorare la vita delle persone. Esempi di ricerche: o analisi dell’effetto della visione di contenuti violenti; o valutazione dell’efficacia sull’apprendimento di diversi metodi di insegnamento; o individuazione delle strategie di convenienza dei clienti del supermercato. o scelta di un operatore telefonico piuttosto che un altro---dopo il lockdown non vi era stata una ripresa/aumento dei clienti. Si parte dal posizionamento percepito e dalle scelte si derivano i bisogni dei clienti. Si assume che le scelte derivano da una comparazione tra bisogni ed offerta. Si è in presenza di 3 macro dimensioni di giudizio che impattano significativamente le scelte dei clienti: 1) dimensione---contrappone necessità elementari al bisogno di alti livelli di performance nel servizio; 2) dimensione---è relativa all’immagine innovativa o meno dell’operatore; 3) dimensione---è relativa alla capacità/volontà dell’operatore di rimanere vicino al cliente. Le dimensioni di scelta definiscono uno spazio all’interno del quale è possibile collocare sia i clienti sia gli operatori. La caratteristica essenziale e comune a queste ricerche è l’uso di un disegno di ricerca e di metodi adeguati per rispondere agli interrogativi sul comportamento. Cosa dicono gli psicologi sugli effetti comportamentali, emotivi e sociali della violenza rappresentata nei media? Le conclusioni di Anderson:  l’esposizione alla violenza nei media provoca un aumento della probabilità di avere pensieri, emozioni e comportamenti aggressivi e violenti a breve e lungo termine;  gli effetti della violenza nei media emergono costantemente in molti studi, indipendentemente dai media considerati, dei metodi di ricerca utilizzati e dai campioni di persone coinvolte nelle ricerche;  studi longitudinali recenti collegano l’esposizione frequente alla violenza nei media durante l’infanzia all’aggressività in età adulta, inclusa la violenza fisica e gli abusi sul coniuge;  le ricerche sostengono le teorie degli psicologi secondo le quali la violenza nei media innescherebbe i pensieri aggressivi e l’attivazione fisiologica, faciliterebbe l’apprendimento di comportamenti aggressivi attraverso l’osservazione e desensibilizzerebbe le persone alla violenza;  i fattori che influenzano la probabilità che si scateni l’aggressività in risposta alla violenza nei media includono le caratteristiche degli spettatori (per esempio, l’età e il grado in cui si identificano con i personaggi aggressivi), l’ambiente sociale (per esempio, il controllo esercitato dai genitori sulla violenza nei media) e il contenuto dei media (per esempio, il realismo della rappresentazione violenta e le conseguenze della violenza);  nessuno è immune agli effetti della violenza nei media.

Vari studi rivelano che bambini e ragazzi passano moltissimo tempo in compagnia dei media; ne consegue che un modo per ridurre l’impatto dell’aggressività e della violenza nella nostra società è quello di diminuire l’esposizione alla violenza veicolata dai media. La ricerca psicologica ha contribuito in modo significativo allo sviluppo del V-chip per la televisione, un congegno grazie al quale i genitori possono bloccare i programmi con contenuti violenti. Molti temi di ricerca rimangono aperti. Per esempio, la distinzione tra osservazione passiva della violenza (per esempio, le rappresentazioni televisive) e coinvolgimento attivo nella violenza attraverso i videogiochi e i giochi in Internet. Il metodo scientifico ---fa riferimento alla maniera in cui vengono poste le domande di ricerca e alla logica e ai metodi usati per ottenere delle risposte. Per rispondere a quesiti sul comportamento, su sentimenti e opinioni gli psicologi possono utilizzare il metodo scientifico. Due importanti caratteristiche del metodo scientifico sono:  l’uso dell’approccio empirico;  l’atteggiamento scettico che gli scienziati adottano verso le spiegazioni del comportamento e dai processi mentali.

2. I contesti della scienza Gli psicologi possono intervenire a livello individuale, familiare e sociale. Per essere efficaci, tuttavia, gli psicologi devono basarsi su ricerche progettate ed eseguite con cura. Tre contesti giocano un ruolo importante nell’influenzare la scienza: il contesto storico, il contesto socio culturale e il contesto etico. 2.1. Contesto storico La psicologia è emersa gradualmente: ha origini nel pensiero di Aristotele e negli scritti di filosofi successivi come Cartesio e Locke. Con la nascita della filosofia nascono le prime riflessioni sulla mente umana e sul suo funzionamento, ma è solo con il positivismo (Comte) che nasce la psicologia scientifica. Secondo Comte il sapere deve essere positivo, basato sui fatti e produce effetti migliorativi sulla società. Vi sono 3 stadi del sapere: a) teologico/immaginativo---fantasia; b) metafisico/astratto-- ragione speculativa; c) positivo/scientifico---ragione scientifica. Nella classificazione di Comte la psicologia non è inclusa tra i saperi scientifici perché:  c’è coincidenza tra osservato e osservatore;  è riconducibile alla biologia quando studia il singolo individuo;  è riconducibile alla sociologia quando studia l’aggregato di individui. Questo sistema è caratterizzato dalla: o generalità decrescente---le discipline più generali precedono quelle più specifiche (es: la biologia, che si occupa degli organismi viventi è più generale cioè comprende più casi della sociologia che studia solo l’uomo e il modo in cui si associa ad altri uomini; o complessità crescente---dagli oggetti più semplici a quelli più complessi: dallo studio degli esseri viventi (biologia) si passa allo studio dell’uomo, che oltre ad avere una struttura biologica è anche capace di associarsi e dunque la sociologia si occupa di un oggetto che ha qualcosa in più, è più complesso rispetto al semplice essere vivente di cui si occupa la biologia. Non fanno parte del sistema:  la matematica---perchè è la base di tutte le altre scienze;  la logica---perchè ogni scienza ha una sua logica specifica e non si può costruire una scienza logica che valga per tutte le discipline in generale;

2.2. Contesto sociale e culturale La scienza è influenzata non solo dal proprio contesto storico ma anche dai contesti sociale e culturale dominanti. Talvolta il contesto dominante è definito lo “spirito del tempo” , che determina le coordinate della ricerca: la ricerca ha un effetto sulla società ed è influenzata da essa. Il contesto sociale e culturale può influenzare ciò che i ricercatori scelgono di studiare, le risorse disponibili per supportare la loro ricerca e l’accettazione da parte della società dei loro risultati. Per esempio, i ricercatori hanno sviluppato dei nuovi programmi di ricerca grazie alla crescente enfasi sui problemi delle donne (e grazie al numero sempre maggiore di ricercatrici). Gli argomenti in quest’area emergente includono il soffitto di cristallo/barriera invisibile che impedisce alle donne di fare carriera nel lavoro, l’interazione tra lavoro e famiglia per le coppie a doppia carriera e gli effetti della disponibilità di buone strutture per l’infanzia sulla produttività della forza lavoro e sullo sviluppo dei bambini. I valori sociali e culturali possono influenzare le reazioni delle persone ai risultati emersi da una ricerca psicologica. Per esempio, i risultati della ricerca su argomenti controversi come l’orientamento sessuale, il recupero di memorie di abusi sessuali infantili e la violenza in televisione ricevono molta più attenzione dai media per l’interesse che il pubblico dimostra verso questi temi. A volte questo maggiore interesse genera un dibattito pubblico sull’interpretazione dei risultati e sulle conseguenze di tali risultati nella politica sociale. Sebbene le indagini di laboratorio rimangono il cuore della ricerca psicologica, gli psicologi e altri scienziati del comportamento fanno ricerca nelle scuole, nelle cliniche, nelle aziende e in altri ambienti diversi da laboratorio, incluso l’Internet. La rete ha permesso ogni tipo di ricerca psicologica che prevede il computer come strumento e l’uomo come partecipante. I ricercatori possono reclutare i partecipanti ai loro studi postando avvisi su vari siti web indirizzati alla ricerca. Se riconosciamo che la scienza è influenzata dai valori sociali e culturali, un problema che rimane aperto è di chi sia la cultura pura che ha - o dovrebbe avere - un’influenza. Ci si può chiedere allora, ad esempio, se la psicologia scientifica che si focalizza principalmente sugli americani sia esaustiva. Un potenziale problema può presentarsi quando cerchiamo di comprendere il comportamento di persone di una diversa cultura attraverso la struttura e la prospettiva della nostra cultura: questo rischio di distorsione si chiama etnocentrismo ---Esempio---la teoria dello sviluppo morale a sei stadi di Kohlberg- --tale teoria fornisce una buona descrizione dello sviluppo morale del maschio americano ed europeo, due culture enfatizzano l’individualismo; invece, per le persone che vivono in culture che enfatizzano il collettivismo, non riesce a descrivere in modo appropriato il loro sviluppo morale. Le culture collettivistiche valorizzano il benessere della comunità più che quello dell’individuo. La ricerca cross-culturale è un mezzo per evitare di studiare solo una cultura dominante e per sottolineare che nel fare ricerca dobbiamo porre attenzione all’uso di prospettive culturali diverse dalla nostra. Se abbandoniamo la nostra prospettiva culturale, acquisiamo nuove idee per argomenti di ricerca che studiano, ad esempio, la forza nell’invecchiamento, le abilità piuttosto che le disabilità e i padri casalinghi e le madri in carriera. 2.3. Contesto etico I singoli scienziati e le iniziative collettive devono assicurare che il contesto etico in cui si sviluppa l’attività scientifica rispetti gli standard più elevati. In passato Zimbardo era interessato a scoprire se la brutalità riportata tra le guardie nelle carceri americane fosse dovuta alle personalità sadiche delle guardie (cioè disposizionale) o avesse più a che fare con l’ambiente carcerario (cioè situazionale). La frode, le bugie e il travisamento non dovrebbero giocare alcun ruolo nella ricerca scientifica.

Una serie di azioni costituiscono delle violazioni all’integrità scientifica, tra cui la falsificazione di dati, il plagio, il resoconto non completo dei risultati di ricerca, il mancato riconoscimento a chi ha contribuito significativamente alla ricerca, un uso improprio dei fondi per la ricerca, un trattamento non etico di persone e animali e la mancata restituzione. La falsificazione di dati si verifica quando, nel normale corso della scienza, ricercatori indipendenti non sono in grado di replicare i risultati, o quando appaiono delle incongruenze logiche nei lavori pubblicati. Trasgressioni minori, come il riportare solo dati che corrispondono alle aspettative o un resoconto ingannevole dei risultati, sono difficili da identificare. Non sempre è chiara la linea di demarcazione tra una cattiva condotta intenzionale e una ricerca condotta male. La maggior parte delle organizzazioni scientifiche ha adottato dai codici etici formali. Ci si è chiesti in quali condizioni si dovrebbe permettere ai ricercatori di ingannare i partecipanti circa la vera natura dell’esperimento? Una componente importante di ogni ricerca che usa l’inganno è la procedura del debriefing alla fine dell’esperimento in cui si spiega ai partecipanti la vera natura dell’esperimento. Un’altra questione etica riguarda l’uso di soggetti animali per la comprensione della psicopatologia umana (esporre i soggetti animali a situazioni stressanti, dolorose e talvolta ucciderli per un esame autoptico).

3. La logica della ricerca 3.1. Pensare come un ricercatore Pensare come un ricercatore ---significa essere scettico per quel che riguarda le affermazioni sulle cause del comportamento e sui processi mentali. Il comportamento è complesso e per lo più influenzato da molteplici concause. Bisogna essere cauti nella lettura dei risultati ottenuti propri o di altri. Lo sforzo dei ricercatori è quello di trarre conclusioni basate su prove empiriche piuttosto che sul loro giudizio soggettivo. L’evidenza scientifica più solida è una convergenza di prove ottenute da studi diversi che esaminano lo stesso quesito di ricerca. Gli psicologi ricercatori sono scettici poiché riconoscono che il comportamento è complesso e spesso vi sono molti fattori che influenzano un fenomeno psicologico. Scoprire questi fattori può essere un compito difficile. Le spiegazioni proposte, talvolta, non sono esaustive poiché non sono stati considerati o anche solo identificati tutti i fattori che possono giustificare un fenomeno. Gli psicologi ricercatori riconoscono anche che la scienza è un’attività umana: le persone fanno errori e non ci si può sempre fidare delle deduzioni umane. Perciò gli scienziati tendono a essere scettici verso le nuove scoperte, anche quelle che provengono da studi di ricerca pubblicati. Lo scetticismo porta gli scienziati a essere più cauti della maggior parte delle persone che non hanno un training scientifico. Allo stesso tempo è importante ricordare che nella vita di un ricercatore la fiducia gioca un ruolo fondamentale tanto quanto lo scetticismo. Il ricercatore ha, infatti, bisogno di fidarsi dei propri strumenti, dei partecipanti, dai risultati di ricerca dei suoi colleghi e del proprio giudizio professionale nel condurre la ricerca. La sintesi della contrapposizione tra scetticismo e fiducia alimenta la validità della conoscenza prodotta. I ricercatori raccolgono prove per poter fare delle affermazioni sul comportamento e sui processi mentali. La prova scientifica più solida è simile alla prova convergente richiesta in un processo per ottenere una condanna. Anche quando i ricercatori hanno prove solide per le loro conclusioni, provenienti

scoprire che i risultati della ricerca sono limitati a causa del tipo di soggetti studiati o delle circostanze in cui la ricerca è stata fatta o che c’è una teoria psicologica che ha bisogno di essere verificata. Scoperte di questo tipo possono rappresentare già una solida traccia di ricerca, una pista da seguire. La scelta di una domanda di ricerca non deve essere fatta con leggerezza in quanto alcuni quesiti possono essere insignificanti o banali. È importante considerare varie domande prima di decidere se il loro quesito di ricerca è un buon quesito : Perché questo interrogativo potrebbe rivestire un’importanza scientifica? Qual è lo scopo di questo interrogativo? Qual è il risultato se porto a termine questo progetto di ricerca?. Quando i ricercatori iniziano una ricerca tentano di identificare la loro ipotesi di ricerca. L’ipotesi ---è il tentativo di spiegare un fenomeno. McGuire ha identificato 49 euristiche per generare un’ipotesi da verificare scientificamente. Egli, per esempio, nel generare un’ipotesi per uno studio di ricerca, consiglia di:  pensare alle deviazioni (stranezze, eccezioni) rispetto a un andamento o un orientamento generale;  immaginare come ci comporteremmo durante un compito o di fronte a uno specifico problema;  considerare problemi simili la cui soluzione è nota;  osservare in modo prolungato e attento una persona o un fenomeno;  generare dei controesempi a una conclusione ovvia sul comportamento;  prendere in prestito idee e teorie da altre discipline. Naturalmente identificare un quesito di ricerca non ci dice necessariamente come fare la ricerca. Nessuna singola metodologia di ricerca può rispondere da sola a tutti i quesiti degli psicologi sul comportamento e i processi mentali; perciò l’approccio migliore per rispondere ai quesiti è l’approccio multimetodo , cioè la ricerca di una risposta attraverso l’uso di varie metodologie di ricerca e misure di comportamento. Quando i ricercatori usano metodi multipli, le imperfezioni associate a ogni particolare metodo sono superate da altri metodi che colmano le lacune. Un importante vantaggio di tale approccio è che i ricercatori ottengono una comprensione più completa del comportamento e dei processi mentali. Le tappe di partenza del percorso di ricerca: Bisogno di conoscenza Analisi della letteratura Tradurre il bisogno di conoscenza in ipotesi

  • Teorico
  • Operativo
    • Per definir meglio il quadro torico
    • Controllare se il quesito ha già trovato risposta - Dal tipo di ipotesi discende il disegno di ricerca - Qualitativa - Quantitativa - Quali-Quanti - Approccio multimetodo

CAPITOLO II

IL METODO SCIENTIFICO

Sommario: 1. Approccio scientifico e approccio ingenuo alla conoscenza – 1.1. Approccio generale e atteggiamento – 1.2. Osservazione – 1.3. Resoconto – 1.4. Concetti – 1.5. Strumenti – 1.6. Misurazione – 1.7. Ipotesi – 2. Le finalità del metodo scientifico

  • 2.1. Descrizione – 2.2. Predizione – 2.3. Spiegazione e comprensione – 2.4. Applicazione – 3. Costruzione e verifica di una teoria scientifica – 4. Le crisi della ricerca in psicologia. 1.Approccio scientifico e approccio ingenuo alla conoscenza 1.1.Approccio generale e atteggiamento Da più di 100 anni alla base della ricerca psicologica c’è il metodo scientifico ---il modo in cui gli scienziati formulano i quesiti di ricerca e la logica dei metodi usati per ottenere le risposte. Il metodo scientifico, al pari di altri metodi di conoscenza, ha come obiettivo la ricerca della verità e amplia le modalità di acquisizione delle conoscenze. I ricercatori sono cauti nell’accettare acriticamente affermazioni sul comportamento e sui processi mentali e valutano criticamente le evidenze empiriche prima di accettare qualsiasi affermazione. Il comune modo di pensare , invece, considera vere le affermazioni senza richiedere evidenze empiriche o valutandole solo superficialmente. In genere consideriamo vere alcune affermazioni sulla base di ciò che sentiamo giusto o che ci sembra ragionevole o utilizzando l’intuito. L’intuito non sempre conduce a conclusioni corrette ---Esempio---i genitori utilizzano le recensioni per valutare l’adeguatezza di un contenuto di un programma o di un videogioco e scegliere i programmi o i videogiochi per i loro figli, poiché intuitivamente le recensioni sono considerate strumenti efficaci per prevenire l’esposizione a contenuti violenti. In realtà è l’opposto. Una ricerca dimostra che le recensioni possono rappresentare una tentazione per spettatori adolescenti a scegliere programmi violenti e sessuali. Questo effetto è stato definito da Bushman e Cantor effetto frutto proibito---le recensioni, invece, che limitare l’esposizione a contenuti violenti e sessuali possono incrementarne l’esposizione perché possono diventare un metodo utile per la ricerca di tali contenuti. Le nostre percezioni possono essere falsate da distorsioni cognitive ( bias cognitivi ) oppure non prendiamo in considerazione tutte le prove disponibili. Da uno studio è emerso che i bambini , quando esprimono giudizi sui comportamenti di uomini e donne, sono soggetti a percepire una relazione fra eventi quando in realtà non esiste nessuna relazione ( correlazione illusoria ). Ai bambini venivano mostrate molte fotografie di uomini e donne impegnati in comportamenti stereotipati (per esempio, le donne lavoravano a maglia), originali (uomini che lavoravano a maglia) o neutri (uomini e donne che leggevano un libro) e veniva chiesto loro di stimare quante volte avessero visto ogni fotografia. I risultati indicano che i bambini sovrastimavano il numero di visioni di fotografie con comportamenti stereotipati, evidenziando così come i bambini siano soggetti alla correlazione illusoria. Siamo più inclini a notare eventi coerenti con le nostre credenze che eventi che le contraddicono. L’approccio scientifico alla conoscenza è empirico anziché intuitivo; esso si avvale dell’osservazione diretta e della sperimentazione per rispondere ai quesiti di ricerca. L’intuito può avere un ruolo nella ricerca scientifica, soprattutto nelle prime fasi di definizione della domanda di ricerca; le risposte sono però poi cercate attraverso le prove empiriche fornite dall’osservazione diretta e dalla sperimentazione.

Nel più semplice degli studi la variabile indipendente ha due livelli e spesso questi rappresentano rispettivamente la presenza e l’assenza di qualche trattamento. La condizione in cui il trattamento è presente è detta condizione sperimentale; mentre la condizione in cui il trattamento è assente è detta condizione di controllo. Esempio---se vogliamo studiare l’effetto dell’alcol sulla capacità di analizzare rapidamente e accuratamente informazioni complesse, la variabile indipendente dovrebbe essere la presenza o l’assenza di alcol in una bibita. Ai partecipanti della condizione sperimentale viene somministrata una bibita con alcol, mentre ai partecipanti della condizione di controllo viene somministrata la stessa bibita senza alcol. Dopo la manipolazione della variabile indipendente il ricercatore può chiedere ai partecipanti di intrattenersi con un gioco elettronico complicato per vedere se sono in grado di analizzare informazioni complesse. Variabili dipendenti ---le misure del comportamento utilizzate per valutare l’eventuale effetto delle variabili indipendenti. Esempio---con riferimento alla situazione riguardante l’effetto dell’alcol (illustrata poco sopra) il ricercatore può misurare il numero di errori fatti dai partecipanti del gruppo di controllo e da quelli del gruppo sperimentale impegnati in un videogioco difficile. Il numero di errori rappresenta la variabile dipendente. Gli scienziati cercano di determinare se eventuali differenze nella variabile dipendente sono causate dalle diverse condizioni della variabile indipendente. Nell’esempio illustrato sopra la differenza di errori al videogioco è causata da condizioni o livelli diversi della variabile indipendente: la presenza o meno dell’alcol. Per arrivare a una conclusione i ricercatori devono usare appropriate tecniche di controllo. 1.3. Resoconto Nei racconti quotidiani spesso entrano distorsioni personali e impressioni soggettive. Quando si chiede ad un’altra persona di descrivere un evento è facile ricevere, insieme ai dettagli dell’evento (non sempre corretti), le loro impressioni personali. Quando gli scienziati riportano le loro scoperte cercano di separare ciò che hanno osservato empiricamente da ciò che hanno concluso o inferito sulla base delle osservazioni. Nei resoconti scientifici i ricercatori devono stare attenti a trarre conclusioni troppo affrettate; inoltre gli eventi andrebbero descritti con dettagli sufficienti, senza includere minuzie inutili e insignificanti. È importante evidenziare tutti i risultati anche quelli non conformi alle attese. I resoconti scientifici cercano di essere obiettivi: un altro osservatore indipendente dovrebbe poter arrivare alle stesse conclusioni. 1.4. Concetti I concetti sono---cose (animate o inanimate), eventi (cose in azione) e relazioni tra cose o eventi e le loro caratteristiche. Es: cane è un concetto, come lo sono abbaiare e obbedienza: i concetti sono i simboli con cui normalmente comunichiamo. Per una comunicazione di idee chiara e non ambigua è necessario che i concetti siano definiti in modo rigoroso. I ricercatori si riferiscono ai concetti utilizzando il termine di costrutti ---è un concetto o un’idea. Esempi di costrutto psicologico sono l’intelligenza, la depressione, l’aggressività e la memoria. Per poter dare uno specifico significato a un costrutto i ricercatori lo definiscono operativamente, ovvero ne definiscono puntualmente le procedure per misurarlo. Una definizione operativa facilita la comunicazione, almeno tra le persone che sanno come e perché è stato definito il costrutto e toglie ogni ambiguità.

Sebbene con le definizioni operative si voglia trasmettere l’esatto significato di un costrutto, non mancano le critiche a questo modo di operare. Ad esempio, ci possono essere diverse definizioni operative di intelligenza. Un’altra critica è che non sempre le definizioni operative assumono lo stesso significato in contesti culturali differenti. Nella ricerca cross-culturale i risultati di un test carta e matita dell’intelligenza potrebbero essere influenzati dalle specifiche caratteristiche del contesto culturale. Come decidiamo se un costrutto è stato definito in modo appropriato? La soluzione è quella di utilizzare altri strumenti. Il vantaggio derivante dalle definizioni operative si rinviene nella possibilità di comunicare con i colleghi della comunità scientifica. 1.5. Strumenti Per misurare gli eventi dipendiamo dagli strumenti più di quanto probabilmente pensiamo. L’accuratezza:  si riferisce alla differenza tra ciò che uno strumento ci mostra per vero e ciò che sappiamo essere vero. Un orologio che rimane sempre indietro di cinque minuti non è accurato;  l’accuratezza di uno strumento si ottiene calibrandolo, o controllandolo, con un altro strumento che sappiamo essere corretto. Le misure possono essere fatte a diversi livelli di precisione. Il livello di precisione è dato dalla finezza della scala di misura. Uno strumento che produce misure imprecise è la spia della benzina delle vecchie macchine. Sono necessari strumenti anche per misurare il comportamento. Oggi in psicologia vengono utilizzati strumenti sofisticati (per esempio, misurare il livello di eccitazione di una persona) occorrono degli strumenti che diano misure accurate di stati interni, come il battito cardiaco e la pressione sanguigna. I test sull’ansia qualche volta impiegano degli strumenti per la misura della risposta galvanica cutanea, mentre altri strumenti per il comportamento sono del tipo carta e matita, con i questionari, i test e le scale di valutazione usate dagli osservatori. 1.6.Misurazione Gli scienziati usano due tipi di misure per registrare le osservazioni intenzionali e controllate che caratterizzano il metodo scientifico: o la misura fisica ---comporta dimensioni per le quali esiste uno standard stabilito e uno strumento per attuare la misurazione. Es: la lunghezza è una dimensione che può essere quantificata con una misura fisica e ci sono degli standard stabiliti per le unità di lunghezza (metro o pollice). Analogamente, le unità di peso e di tempo rappresentano misure fisiche. o la misura psicologica ---viene utilizzata in presenza di costrutti psicologici come la bellezza, l’aggressività o l’intelligenza. L’accordo fra un numero di osservatori indipendenti fornisce la base per tale misurazione. L’osservatore umano come strumento di misura. Le misure devono essere: o valide ---la validità si riferisce alla capacità di un test di misurare esattamente ciò che si propone di misurare. Il concetto di validità di una misura non va confuso con quello di validità di una ricerca. La validità di una ricerca è legata alla qualità della ricerca stessa. Una ricerca valida è quella che permette di considerare le conclusioni tratte da essa come affidabili; o attendibili ---l’attendibilità è il grado di precisione di una procedura di misurazione, ossia quanto quel test produce punteggi coerenti e stabili nel tempo. La validità e l’attendibilità sono proprietà psicometriche dello strumento di misura.

L’acquisto di prodotti ecologici può essere considerata come altruistico perché ne beneficiano l’ambiente e la società, a fronte di un maggior costo per l’acquirente altruista. Alcune teorie recenti descrivono una forma particolare di altruismo---l’altruismo competitivo---le persone sono altruiste perché l’essere considerati prosociali e disinteressati aumenta la reputazione e il proprio status nella società. I comportamenti altruistici possono funzionare come un segnale costoso del proprio elevato status per il quale si ha il tempo, l’energia, la salute e altre risorse per comportarsi altruisticamente. Considerato in questa luce, l’acquisto di prodotti ecologici può essere il segnale di uno status sociale più elevato dell’acquirente. Alcuni studiosi hanno indagato la relazione tra la motivazione allo status e la probabilità di acquistare prodotti ecologici---la vendita di prodotti ecologici può aumentare se si collegano i prodotti a uno status alto (la pubblicità da parte di personaggi famosi) anziché enfatizzare la condizione dell’ambiente o ridurre i costi dei prodotti ecologici. Una caratteristica che distingue le ipotesi casuali dalle ipotesi scientifiche e la verificabilità ---se un’ipotesi non può essere verificata, non è utile alla scienza. Tre tipi di ipotesi non riescono a passare il test di verificabilità. Un’ipotesi non è verificabile se:

  1. i suoi costrutti non sono adeguatamente definiti o misurati;
  2. è circolare---un’ipotesi circolare si presenta quando l’evento è utilizzato per spiegare l’evento stesso. Esempio---l’affermazione “Un bambino di 8 anni non si concentra a scuola e ha difficoltà a leggere a causa di un disturbo da deficit dell’attenzione”. Il disturbo è definito dall’incapacità di prestare attenzione. L’affermazione semplicemente dice che il ragazzo non presta attenzione perché non presta attenzione, che è un’ipotesi circolare;
  3. si appella a idee non riconosciute dalla scienza---la scienza ha a che fare con ciò che è osservabile, dimostrabile, empirico. Affermare che le persone che commettono atti di violenza sono controllate dal diavolo non è verificabile perché invoca un principio (il diavolo) che non rientra nel dominio della scienza. Tali ipotesi potrebbero avere valore per i filosofi o i teologi. 2.Le finalità del metodo scientifico Il metodo scientifico è caratterizzato da un approccio empirico, da un’osservazione sistematica e controllata, da un resoconto obiettivo, da chiare definizioni dei costrutti, da strumenti accurati e precisi, da misure valide e attendibili e da ipotesi verificabili. Gli psicologi usano il metodo scientifico per rispondere a 4 finalità di ricerca :  descrivere;  predire;  spiegare;  applicare. Le 4 finalità del metodo scientifico Finalità Cosa consegue Esempio Descrizione I ricercatori definiscono, classificano, catalogano o categorizzano eventi e relazioni per descrivere processi mentali e comportamenti Gli psicologi descrivono i sintomi di vulnerabilità nella depressione, come l’incapacità di portare avanti delle attività e il pessimismo rispetto al futuro. Predizione Quando i ricercatori identificano le correlazioni tra Quando il livello della depressione aumenta, i soggetti

variabili, sono in grado di predire processi mentali e comportamenti. mostrano più sintomi di vulnerabilità. Spiegazione e comprensione I ricercatori comprendono un fenomeno quando riescono a identificarne la causa o le cause. I partecipanti esposti a problemi non risolvibili diventano più pessimisti e meno desiderose di affrontare nuovi compiti (cioè diventano vulnerabili) dei partecipanti che devono risolvere problemi risolvibili. Applicazione Gli psicologi applicano le loro conoscenze e i loro metodi di ricerca per migliorare la vita delle persone. Il trattamento che incoraggia i depressi a tentare di risolvere un compito che può essere padroneggiato o facilmente realizzato diminuisce il senso di vulnerabilità e il pessimismo dei depressi. 2.1.Descrizione Descrizione: o si intendono le procedure che i ricercatori usano per definire, classificare, catalogare o categorizzare gli eventi e le loro relazioni; o la ricerca clinica, per esempio, fornisce i criteri per classificare i disordini mentali. Ad esempio i criteri diagnostici per l’amnesia dissociativa sono i seguenti: a) un’incapacità di ricordare importanti informazioni autobiografiche, di solito di natura traumatica o stressogena, non riconducibile a normale dimenticanza; b) i sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti; c) la condizione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza o a una condizione neurologica o medica di altro tipo (per esempio, crisi epilettiche parziali complesse, postumi di un trauma cranico); d) la condizione non è meglio spiegata da disturbo dissociativo dell’identità, disturbo da stress post traumatico, disturbo da stress acuto, disturbo da sintomi somatici, oppure disturbo neurocognitivo maggiore o lieve. I criteri diagnostici forniscono una definizione operativa del disturbo e talvolta le informazioni su certi tipi di disturbi provengono da descrizione di studi di caso. Si è in presenza anche di descrizioni dei disturbi mentali e della relazione fra la presenza di vari sintomi e di altre variabili quali sesso ed età. La scienza in genere e la psicologia in particolare descrivono i fenomeni utilizzando l’approccio nomotetico (relativo al generare una norma) ---con questo approccio gli psicologi cercano di stabilire ampie generalizzazioni e leggi generali da applicare a diverse popolazioni. Per raggiungere questo obiettivo i ricercatori coinvolgono un gran numero di partecipanti per riuscire a descrivere il funzionamento medio o tipico di un gruppo. La descrizione media può o non può descrivere il funzionamento di ogni singola persona del gruppo. Levine, ad esempio, ha descritto il ritmo della vita in varie culture e paesi del mondo analizzando la precisione degli orologi delle banche, misurando la velocità di marcia dei pedoni su una distanza di 30 metri e la velocità degli impiegati postali. Dai risultati è emerso che in Giappone vi è il ritmo di vita più veloce, i cittadini statunitensi sono al secondo posto e gli indonesiani sono i più lenti.

Altri studiosi si sono chiesti se la valutazione degli insegnanti effettuata dagli studenti che avevano frequentato il corso correlasse con le valutazioni fornite da studenti che non avevano frequentato. Ad alcuni studenti universitari hanno mostrato alcuni video privi di audio di insegnanti che duravano solo pochi secondi. I risultati mostrarono che le valutazioni degli insegnanti, basate su questi brevissimi spezzoni di comportamento non verbale, correlavano positivamente con le valutazioni di fine semestre fatte dagli studenti iscritti al corso. Questi risultati indicano che le persone (in questo caso gli insegnanti) rivelano molto di se stesse con il comportamento non verbale e che come osservatori possiamo emettere giudizi relativamente accurati in poco tempo. Si sottolinea però che il comportamento valutato dalla ricerca era solamente il comportamento affettivo (per esempio, la simpatia). È importante sottolineare che una predizione corretta non sempre dipende dal sapere perché esista una relazione tra due variabili. Pensiamo, per esempio, a chi si affida all’osservazione del comportamento animale per predire un terremoto. Alcuni animali si comportano apparentemente in modo insolito proprio prima di un terremoto. Ad esempio il cane che abbaia e corre in circolo potrebbe dimostrarsi un comportamento anticipatorio di terremoti. Se così fosse si potrebbe utilizzare come campanello d’allarme di futuri disastri. Secondo Levine le misure del ritmo di una città possono essere utilizzate per predire il tasso di morte per infarto. Tuttavia, possiamo solo fare delle ipotesi del perché queste misure siano collegate fra loro. Per i ricercatori una possibile spiegazione per la correlazione è che le persone che vivono a un ritmo veloce assumono comportamenti non salutari, per esempio, fumo e cattive abitudini alimentari, che aumentano il loro rischio di malattie cardiache. 2.3.Spiegazione e comprensione Noi comprendiamo e siamo in grado di spiegare un fenomeno quando riusciamo a identificarne le cause. A tal fine, generalmente, i ricercatori conducono degli esperimenti ---sono lo strumento attraverso il quale gli scienziati isolano e studiano le cause. La ricerca sperimentale differisce dalla ricerca descrittiva e predittiva (correlazionale) per l’elevato livello di controllo che i ricercatori esercitano conducendo gli esperimenti. È dai risultati degli esperimenti che i ricercatori sono in grado di inferire le cause (variabili indipendenti) del fenomeno (variabile dipendente). Per poter stabilire un’inferenza causale ---è necessario che siano rispettate 3 condizioni : o la covariazione degli eventi ---se un evento è la causa dell’altro, i due eventi devono variare insieme, cioè quando uno cambia anche l’altro deve cambiare (devono correlare); o la relazione temporale (o contingenza) ---la causa presunta deve avvenire prima del presunto effetto; o l’eliminazione di plausibili cause alternative ---le spiegazioni causali sono accettate solo dopo aver scartato altre possibili cause dell’effetto, ovvero quando sono state eliminate plausibili cause alternative. Le persone, di regola, hanno la tendenza a stabilire inferenze causali quando solo la prima condizione è presente. La covariazione degli eventi, tuttavia, non basta per stabilire l’inferenza causale. Le cause degli eventi non possono essere identificate a meno che non sia stata dimostrata la covariazione. La spiegazione di un evento richiede che la covariazione sia valutata in gruppi e situazioni differenti. Quando si fa un esperimento la covariazione fra le variabili indipendente e dipendente è un risultato atteso. La condizione più impegnativa che i ricercatori devono soddisfare è l’eliminazione di altre possibili cause alternative. Le variabili confuse si presentano quando due variabili indipendenti, potenzialmente influenti, covariano simultaneamente.

Le variabili estranee ---sono quelle potenziali fonti di variazione che non sono un diretto oggetto di studio della ricerca, ma potenzialmente, potrebbero influenzare la variabile dipendente direttamente o modulando l’effetto della variabile indipendente. In alcuni casi queste variabili sono innocue, mentre in altri possono confondere la relazione tra la variabile indipendente e la variabile dipendente e sono definite variabili confondenti. L’effetto confondente di una variabile estranea può essere di 2 tipi:variabile di disturbo o variabile confondente procedurale ----è una variabile che covaria con la variabile indipendente ma ne è intrinsecamente estranea. Per esempio, supponiamo di voler verificare se maschi e femmine hanno un atteggiamento diverso nei confronti dei matrimoni gay, ma abbiamo raccolto dati su un gruppo di maschi cinquantenni e di femmine ventenni. Se trovassimo che le femmine hanno un atteggiamento più favorevole, questo risultato non rifletterebbe un’effettiva differenza di genere, dato che potrebbe benissimo essere dovuta all’effetto dell’età. La variabile età, in questo caso, è una variabile di disturbo perché, pur covariando con la variabile indipendente (il genere) è estranea a essa;  variabile confusa o variabile confondente operazionale ---identifica variabili che covariano con la variabile indipendente ma sono intrinseche a essa o alla sua operazionalizzazione. La variabile confondente è legata a doppio filo con il costrutto della variabile indipendente. Per esempio, supponiamo di voler verificare l’effetto dell’isolamento sociale sull’influenzabilità delle persone. Come operazionalizzazioni della variabile indipendente potremo utilizzare varie condizioni che producono diversi tipi di isolamento sociale, ma potremmo non tenere conto del fatto che ognuna di queste situazioni produce a sua volta variazioni anche in altri stati psicologici. Qualunque effetto osserviamo nelle varie condizioni, quindi, potrebbe essere dovuto sia al diverso tipo di deprivazione sociale (variabile indipendente dello studio), sia alle altre variazioni nello stato psicologico che sono tipiche (ossia confuse) in ogni diversa operazionalizzazione del costrutto di isolamento sociale. Quando nella ricerca ci sono variabili confondenti è impossibile determinare quale variabile sia responsabile dell’eventuale differenza ottenuta nella performance. I ricercatori cercano di spiegare le cause del fenomeno attraverso gli esperimenti. Tuttavia, anche quando un esperimento attentamente controllato permette al ricercatore di formare un’inferenza causale, restano delle questioni aperte. Per esempio, una questione importante riguarda la generalizzabilità dei risultati, ossia quanto i risultati dell’esperimento siano estendibili a persone diverse da quelle che hanno partecipato all’esperimento. Alcune persone danno per scontato che la ricerca di laboratorio sia inutile o irrilevante ai fini dei problemi del mondo reale. In realtà i risultati degli esperimenti di laboratorio aiutano a spiegare i fenomeni e tale conoscenza viene applicata nella ricerca e negli interventi sui problemi reali. Relazioni spurie ---non sempre quando osserviamo una relazione bivariata statisticamente significativa tra due variabili dobbiamo concludere che tra i due fenomeni esiste una relazione di causa-effetto. Analizzando la relazione che esiste tra le due variabili si osserva una relazione significativa. Inserendo una terza variabile la relazione scompare. Esistono diversi tipi di relazioni causali:  diretta;  indiretta;  spuria;  bidirezionale;  non osservata;  moderata.

interesse per un problema e di immaginazione critica, ossia la capacità di pensare criticamente e fuori dal coro. I ricercatori, per costruire una teoria, partono da ciò che è noto di un problema o di un quesito di ricerca, e cercano errori od omissioni, ossia i limiti delle precedenti ricerche (l’approccio è simile a quello descritto per iniziare una ricerca e formare delle ipotesi V.cap 1);  sebbene differiscono per i loro livelli di spiegazione e le loro finalità è possibile riscontrare elementi comuni a tutte le teorie;  hanno come funzione principale quella di strutturare la conoscenza empirica e di indirizzare la ricerca;  richiedono spesso che vengano ipotizzati dai fattori intervenienti per giustificare il comportamento osservato. I fattori intervenienti sono quei processi o variabili che stabiliscono un collegamento tra le variabili indipendenti manipolate dai ricercatori e le variabili dipendenti misurate successivamente. Poiché questi processi faranno da intermediari tra le variabili indipendenti e le variabili dipendenti, sono chiamati variabili intervenienti (queste variabili sono come il software del computer che stabilisce una connessione tra il tasto e ciò che si vede sul monitor; connettono le variabili indipendenti e quelle dipendenti, sono utilizzate per spiegare le connessioni delle variabili e permettono di identificare le relazioni tra variabili apparentemente diverse);  talvolta il verificarsi o meno delle predizioni derivate da una teoria sono un metro di valutazione. La teoria scientifica ---è una serie di proposizioni (affermazioni, dichiarazioni, asserzioni) organizzate con la logica, che servono a definire gli eventi (concetti), descrivere le relazioni tra gli eventi e spiegare il verificarsi degli eventi. Le buone teorie sono: o logiche ---hanno un senso e le predizioni possono essere logicamente dedotte. I ricercatori valutano se una teoria sia logica, determinano cioè se la teoria abbia senso e se le sue proposizioni siano libere da contraddizioni. Vi è chi raccomanda di sottoporre le ipotesi derivate da una teoria a verifica empirica: le ipotesi che vengono verificate incrementano l’accettabilità di una teoria, mentre le ipotesi che non vengono verificate ne diminuiscono l’accettabilità. La migliore teoria, da questo punto di vista, è quella le cui è ipotesi vengono verificate con successo. Una teoria, soprattutto se complessa, può produrre svariate ipotesi specifiche verificabili: nel caso di teorie complesse non basta che una singola ipotesi non sia verificata per non accettare la teoria. Inoltre le teorie possono includere concetti non adeguatamente definiti o indicare relazioni complesse tra le variabili; queste teorie possono avere una lunga vita, ma il loro valore scientifico è discutibile; o precise ---le predizioni sul comportamento sono specifiche e non generali; o parsimoniose ---la spiegazione più semplice per un fenomeno è la migliore. Riassumendo, una buona teoria scientifica è in grado di superare le prove di verifica più rigide. Le verifiche rigorose danno più informazioni quando i ricercatori cercano di confutare le affermazioni di una teoria che quando cercano di falsificarle. 4.Le crisi della ricerca in psicologia La replicabilità di un risultato è uno dei criteri per valutarne la validità. In passato i risultati di un articolo pubblicato erano considerati quasi intoccabili; inviare a una rivista un lavoro nel quale si mostrava che una replicazione dello studio non aveva ottenuto gli stessi risultati significava andare incontro a un rifiuto e nessuno dubitava della validità delle ricerche storiche come quella sull’obbedienza di Milgram o quella sulla prigione di Zimbardo.

Tuttavia nel 2015 è stato realizzato un lavoro avente come scopo quello di valutare la replicabilità o riproducibilità di 100 studi sperimentali e correlazionali pubblicati in tre delle principali riviste scientifiche in ambito psicologico. I risultati hanno mostrato che solo il 36% delle replicazioni ha ottenuto risultati statisticamente significativi come gli studi iniziali e, in generale, più della metà di esse aveva mostrato evidenze empiriche meno convincenti di quanto inizialmente riferito, nonostante si fosse ottenuta conferma dagli autori originali della fedeltà della metodologia, dei materiali e delle procedure utilizzate. Questo articolo ha dato inizio alla crisi della replicabilità e ha suscitato un grande clamore nella comunità scientifica. Se quindi prima era quasi impossibile pubblicare risultati non statisticamente significativi, successivamente chi li presentava ha iniziato a essere considerato quasi con sospetto, come se per forza ci fosse dietro una condotta disonesta. Ricercatori, anche prestigiosi, che vengono denunciati da ex collaboratori per aver fabbricato o aggiustato i dati per renderli più in linea con le proprie teorie. Si è aggiunto poi l’atteggiamento spregiudicato delle riviste nel voler pubblicare solo risultati il più possibile nuovi e da prima pagina e nel considerare le replicazioni di studi precedenti come qualcosa di scarsamente interessante, in quanto già noto. Dall’altra parte, i ricercatori hanno iniziato ad avere un bisogno sempre più pressante di pubblicare a causa della politica “pubblica o muori” adottata da molti atenei per decidere gli avanzamenti di carriera e i rinnovi dei contratti. Le cause di una mancata replicazione possono essere molte, e non solo per l’ineliminabilità dell’errore casuale di misurazione o perché le decisioni che si prendono in base ai risultati delle analisi statistiche possono produrre falsi negativi o falsi positivi. A volte le differenze possono riguardare la popolazione da cui sono stati presi i partecipanti; altre volte anche solo il modo in cui lo studio viene presentato può produrre delle distorsioni. Crisi della generalizzabilità ---quando cambia il contesto storico, il contesto in cui il fenomeno indagato viene misurato. Crisi della praticità ---nelle pubblicazioni scientifiche le teorie vengono valutate principalmente sulla base della loro capacità di spiegare risultati ottenuti negli esperimenti di laboratorio o comunque in condizioni decontestualizzate rispetto alla vita reale e non in base a ciò che offrono in termini di soluzioni di problemi sociali effettivi o, più in generale, all’impatto, alla rilevanza e all’applicabilità che hanno nella vita quotidiana delle persone o nelle decisioni prese a livello politico. Crisi della validazione ---si assiste al proliferare di misure psicometriche che non hanno un sufficiente supporto empirico circa la loro validità di costrutto, ossia la capacità dello strumento psicometrico di misurare ciò che dichiara di misurare sulla base della rete di relazioni che mostra con le misure di altri costrutti e/o comportamenti rilevanti. Le crisi della psicologia evidenziano la necessità di un cambio di paradigma, soprattutto a livello di rigore metodologico, della psicologia stessa come scienza, in modo da aumentare la sua credibilità nella comunità scientifica e nell’opinione pubblica.