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riassunto cap 1 del manuale di letteratura per l'infanzia
Tipologia: Sintesi del corso
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Libri e lettura 0-3: Parole e immagini in gioco
Prime alfabetizzazioni: libri, lettori e mediatori A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso numerosi studi di linguistica, psicologia cognitiva, pedagogia e di letteratura per l'infanzia hanno dimostrato quanto l'uso precoce dei libri sia fondamentale per l'acquisizione del linguaggio , della visual literacy e della literary literacy , evidenziando la stretta connessione tra precoce accostamento al libro e competenze di lettura e scrittura in adolescenza. [Il concetto di visual literacy è inteso come capacità attiva non solo di decodificare i codici della comunicazione visiva, ma di leggere e interpretare analiticamente e criticamente testi visivi. Una capacità, dunque, di comprensione profonda e di apprezzamento critico attraverso il coinvolgimento attivo dell'osservatore nel processo interpretativo. Con l'espressione literary literacy si intende, invece, la «capacità di interagire con competenza con la struttura narrativa (lineare e non-lineare) di un testo letterario (trama, personaggi, ambientazione, tema) e la destrezza nel riconoscere e comprendere convenzioni linguistiche composite, nel giocare con la lingua e le parole, nel creare significati utilizzando le figure retoriche, nel drammatizzare un discorso, nell'individuare connessioni letterarie intertestuali».] L'obiettivo finale di un lungo percorso di alfabetizzazione, che inizia dalla nascita, è compendiato dal concetto di reading literacy , espressione che allude alle multidimensionali abilità richieste per «comprendere e utilizzare testi scritti, riflettere su di essi e impegnarsi nella loro lettura al fine di raggiungere i propri obiettivi, di sviluppare le proprie conoscenze e le proprie potenzialità e di essere parte attiva della società». Kress introduce, in questa direzione, il termine " design " per indicare una competenza basica e trasversale da insegnare prestissimo nei contesti educativi formali e informali, perché in grado di influenzare la partecipazione consapevole e autonoma degli individui al modellamento del mondo sociale e semiotico che li circonda: essa consiste nella capacità di esprimere i propri interessi attraverso la selezione tra le diverse risorse rappresentative disponibili, laddove il linguaggio non rappresenta più l'unico mezzo per significare. Pertanto, il ruolo degli adulti e di un "ambiente letterato" si esprime, innanzitutto, nel favorire l'incontro precoce e costruttivo del bambino con un ampio, ricco e diversificato repertorio di libri accessibili e di materiali digitali (App, picture e-books ecc.), sia per conseguire gli obiettivi dell’emergent literacy, sviluppando gradualmente la consapevolezza delle convenzioni e delle funzioni della parola scritta, sia per assecondare, attraverso la manipolazione, il gioco e l'immaginazione, una precoce competenza simbolica "intermediale" fondamentale per abitare l'attuale contesto della convergenza culturale. I primi testi che i bambini incontrano sono usualmente albi illustrati , testi multimodali connotati da almeno due codici comunicativi, due modi semiotici o sistemi di costruzione del significato, che richiedono processi di decodifica complessi: per dare senso alle storie, i lettori interagiscono con le parole e le immagini. Testo e figure in un albo illustrato sono, infatti, interdipendenti e le forme che assume la relazione tra spazio iconico e apparato verbale sono molteplici, dalla congruenza sostanziale al potenziamento, fino all'espansione o alla divergenza e alla dissonanza contraddittoria. La visual literacy è fortemente connessa, per altro, con l'acquisizione del linguaggio, perché il dialogo intorno alle immagini estende il primo lessico dei bambini, ma anche la conoscenza sintattica e pragmatica, aspetti della lingua parlata che hanno un ruolo importante nello sviluppo successivo della lingua scritta. L'adulto rappresenta quindi un
modello prezioso di interazione con le figure e la lingua scritta, e avvia il bambino a forme di interrogazione ed elaborazione cognitiva dei segni, a partire dalle immagini dei libri-gioco, proponendogli un' impalcatura di abitudini e pensieri con i quali affrontare il testo, che il bambino in modo informale apprende e interiorizza. Le modalità di mediazione sono rilevanti dal punto di vista della formazione della mente e delle disposizioni attentive, cognitive e culturali del piccolo lettore. Invitare i bambini all'esplorazione di testi, anche semplicissimi come quelli descrittivi che sollecitano il riconoscimento di oggetti e contesti familiari, favorisce la consuetudine intellettuale a trattare con i simboli e a integrarne i significati in insiemi di rappresentazioni via via più complesse. La padronanza delle componenti di base della literacy va intesa come possibilità per i lettori di «farsi sia narratori, captando la voce dell'autore e il suo punto di vista, sia narratari, ai quali la storia è rivolta, perché la interpretino». In questa direzione, l'abitudine all'interazione simbolica va costruita precocemente e stimolata dalla presenza competente con l'adulto, che guiderà il bambino, attraverso una molteplicità di proposte, alla scoperta di quelli che Margareth Meek definisce «i segreti della lettura profonda». In questo reframing contestuale - che consente di muoversi ludicamente dentro e fuori dal qui e ora - il bambino impara ad assumere il ruolo attivo di co-giocatore e co-creatore delle storie.
All’inizio, un gioco di parole Durante le prime sessioni congiunte di lettura e di storytelling, già nei primi mesi di vita del bambino, l'adulto sostiene il suo coinvolgimento, incoraggiandolo costantemente a riprendere quello che si è scoperto e condiviso nelle esperienze di lettura o di racconto precedenti, e invitandolo a inferire nuovi significati dai testi prescelti. Jerome Bruner (2005) ha definito la costruzione del significato in questi contesti come una transazione collaborativa, in cui l'adulto funge da "coscienza vicaria", permettendo al bambino di compiere salti cognitivi più grandi di quanto altrimenti non gli sarebbe possibile: il riferimento è al concetto di "zona di sviluppo prossimale" di Vygotsky, il gap, cioè, tra ciò che il bambino può comunemente fare, considerati i limiti del suo funzionamento cognitivo, e ciò che egli può acquisire mediante il sostegno degli adulti e dei pari. Le tecniche di scaffolding dell'adulto includono domande, commenti, esclamazioni, ripetizioni di conferma in risposta alle reazioni dei bambini. L'esperienza dell'ascolto di una storia, letta o raccontata, per i primi 9 mesi , « difficilmente può essere distinta da una conversazione, un gioco , o altre interazioni con i genitori, i fratelli o le sorelle più grandi o altri caregivers. Per il bambino che, a questa età, sta appena imparando a distinguere il mondo esterno dall'esperienza interna, l'ascolto di una storia sembrerà un'altra via con la quale gli adulti di fiducia lo iniziano a quello che sta rapidamente diventando il mondo di fuori». L'infante risponde alla lettura e allo storytelling in modo simile a come reagisce ad altre forme di comunicazione ludica, muovendosi al ritmo della voce del lettore, stabilendo il contatto visivo, seguendo i suoi gesti mentre indica le immagini sulla pagina: in questa fase la proposta di libri in bianco e nero, con immagini a forte contrasto, con figure che sollecitano i processi percettivi, permette al bambino di alimentare la sua naturale curiosità e di aiutarlo a mantenere l'attenzione per tempi più prolungati, favorendo l'interesse per l'esplorazione di ciò che lo circonda. Dai 9 mesi in poi il bambino può maturare la consapevolezza che quello che ha tra le mani è un libro , un oggetto speciale con le sue convenzioni d'uso. Non appena le capacità
Tararì Tararera di Emanuela Bussolati , primo dei tre albi, editi da Carthusia, scritti nella lingua inventata Piripù: lingua transculturale e pre-culturale, che stimola, come scrive l'autrice nella prefazione «a fare le voci, a sussurrare, a borbottare, a strizzare gli occhi e aggrottare le sopracciglia. Una lingua adatta a un complice coinvolgimento tra gli adulti e i bambini che insieme leggeranno il libro Piripù». Una storia semplice di allontanamento e pericolo di una famiglia di piccoli lemuri in cerca di cibo nella foresta, pienamente intellegibile per il bambino molto piccolo sia osservando le immagini, comunicative e dirette, anche grazie alle scelte cromatiche vivaci e alla grafica variabile dei caratteri, sia ascoltando le modulazioni ritmiche di suoni e versi di una lingua immaginaria, che punta sulla comunicazione affettiva condivisa da chi guarda e ascolta. Il gioco linguistico tra adulto e bambino può diventare, quindi, già a partire dal primo anno di vita, una piattaforma interrogativa e dialogica che trasforma creativamente le parole, stimolando una precoce consapevolezza metacognitiva sui possibili usi della lingua e attivando processi riflessivi che più tardi il bambino applicherà alla lettura. In questa direzione libri come Tiritere di Bruno Tognolini , introducono a un linguaggio ricco e metaforico per raccontare l'esperienza quotidiana e la scoperta della realtà, con parole che giocano con le rime, il ritmo e il significato dei versi, mentre il testo e il segno lavorano insieme, alludono l'uno all'altro e rinviano a dimensioni ulteriori, a un'atmosfera magica e ludica. Le filastrocche rinviano, infatti, alle tecniche ludiche del gioco linguistico, consentendo di familiarizzare e trasgredire insieme le regole fonologiche, sintattiche o semantiche del discorso, attraverso processi creativi. Un percorso scientifico verso la consapevolezza linguistica, che include l'abilità di considerare il linguaggio come oggetto cognitivo e possedere nozioni sui modi con i quali esso è costruito. In coincidenza con le prime forme di attenzione condivisa e con lo svilupparsi di gesti performativi come manipolare, indicare e dirigere l'attenzione dell'interlocutore o distendere la pagina, non è casuale che molti libri dedicati ai bambini a partire dai 9 mesi chiamino in causa le mani. Nell'albo Animali a mano di Teresa Porcella e Jorge Luján , le mani sono indispensabili e concorrono a un'esperienza multisensoriale Le colorate e ampie pagine cartonate si fanno infatti palco e scenario per un racconto - o una filastrocca - che per compiersi e sorprendere necessita che l’adulto lettore usi, oltre che la voce, anche le proprie mani, infilandole opportunamente nella grande fustellatura centrale, che si fa circolare all'apertura completa della doppia facciata. L'artificio di introdurre in ciascuna doppia tavola, nella quale si pone una domanda la cui risposta verrà svelata al voltar di pagina, un particolare della figura che si scoprirà poi, spinge il lettore a collegare, giocare a indovinare, a riconoscere, stimolando la sua produzione verbale. Anche ne Il gioco delle vermidita di Hervé Tullet (2011), il meccanismo suggerito dalle pagine poggia sull'osservazione degli occhi di ciò che fanno le dita esplorando le fustellature delle pagine: i buchi, inoltre, sono molto più grandi delle dita di un bambino e rappresentano un chiaro invito ai genitori perché non si sottraggano dal condividere l'esperienza di gioco e di lettura.
Leggere, col corpo e con la mente Intorno ai 9 mesi , quando la maggior parte dei bambini sono in grado di gattonare e di assumere nuove prospettive sul mondo e sulle cose in esso, un importante sviluppo si
verifica nella forma di deliberata, consapevole e reciproca condivisione del focus con un'altra persona. L'introduzione di libri che rafforzano schemi di gioco e di interazione già sperimentati con gli adulti è più che mai efficace a quest'età. In Cucù di Alessandro Sanna (2012), libro in cartone fustellato con gli angoli arrotondati, cuccioli di animali giocano con i loro rispettivi genitori (elefante, giraffa, coccodrillo, serpente e tartaruga): nelle prime pagine gli animali adulti sono nascosti da un lenzuolo bianco e sorpresi dai loro cuccioli, poi, nell'apertura finale, i ruoli si invertono e sotto il lenzuolo sono sorpresi tutti i piccoli apparsi nelle pagine precedenti. Ogni pagina ha un suo buco, che incornicia un dettaglio dell'illustrazione, mosche, api, fiori o gli occhi degli animali protagonisti, creando un gradevole effetto di varietà all'interno di uno schema ripetitivo e prevedibile. Un libro che rispecchia, nella sua semplice narrazione, il format dell'assunzione del turno e della convergenza dello sguardo di adulto e bambino sullo stesso oggetto, uno scambio sociale basato sulle attività fisiche del nascondere e del trovare. Per altro, il tema del nascondere e svelare del gioco del cucù, che aiuta il bambino nel contenimento dell'ansia da separazione e nell'acquisizione della permanenza dell'oggetto, è la base su cui indovinelli e altre forme di gioco linguistico sono fondati. L'indovinello è progettato per far sì che l'ascoltatore si perda nel sentiero di associazioni o previsioni errate, finché non riesca a trovare un nuovo percorso di senso condiviso: su questo meccanismo sono costruiti molti libri, dai più semplici cartonati come Cucù Mify! Chi sei tu? o Giochiamo a nascondino, Miffy? di Dick Bruna , in cui copertina e pagine interne sono tutte fustellate con buchi che lasciano intravedere coloratissimi particolari della pagina successiva, fino ai più raffinati come Lupo lupo ma ci sei? (2003), di Giusy Quarenghi , il gioco delle grandi finestre che si aprono dietro i particolari del lupo rimanda all'illusorietà dell'apparenza. In Apri la gabbia di Silvia Borando e Lorenzo Clarici (2015) il gioco interattivo prevede la semplice apertura, da parte del lettore, della porta di una gabbia rappresentata su ogni doppia pagina, e la conseguente scoperta dell'animale prima nascosto, sino alla sorpresa finale di un serpente che mangerà tutti gli animali appena liberati, ringraziando il lettore per l'abbondante pasto. A me gli occhi! Cucù chi sono? e Toc... Toc.. Chi abita qui? , entrambi scritti da Maria Loretta Giraldo, si inseriscono nel solco, dei libri coi buchi , albi cioè pensati per la primissima infanzia e caratterizzati da fustellature che permettono a una pagina di affacciarsi sulla seguente, svelando particolari funzionali alla storia, accendendo la curiosità e mettendo in moto il gioco del cucù. I buchi permettono inoltre di prevedere ciò che verrà dopo. Gradualmente i bambini sviluppano in modi molto sofisticati le proprie abilità ludiche, se a circa 24 mesi possono giocare alla sostituzione immaginaria di un oggetto (usando un oggetto come se fosse un altro) e a 36 mesi sono in grado non solo di coinvolgere nella finzione oggetti completamente immaginari, altre persone o il mondo esterno degli oggetti inanimati, ma anche di tenere in considerazione la relazione di altre persone verso il mondo e verso sé stesse: è indubbio che questa forma ludica di intersoggettività coincida con lo sviluppo della competenza narrativa. Già prima di questa fase più evoluta della dimensione ludica, tuttavia, i bambini dimostrano di essere in grado molto presto di pensare ipoteticamente, possono immaginare un oggetto come se fosse un altro o come fossero due. Papero! Coniglio!, di Amy Krouse Rosenthal e Tom Lichtenheld (2018), gioca, ad esempio, con una rappresentazione figurativa proposta nel 1892 dallo psicologo statunitense Joseph Jastrow, per illustrare una forma di illusione ottica. La figura è composta
emergenti acquistano flessibilità nella produzione di inferenze dalle illustrazioni e sensibilità verso il punto di vista degli altri. Le metafore, visive e linguistiche, contribuiscono, in questa fase, alla comprensione testuale e alla conoscenza delle proprie e altrui emozioni, introducendo attraverso la straordinaria varietà degli albi illustrati alla complessità delle relazioni, alla sfida della costruzione della propria identità, alla ricchezza della dimensione esistenziale, dando voce e realtà ai dilemmi e ai pensieri della vita interiore del bambino. Was ist das? di Antje Damm (2006) offre al gioco noioso di etichettare gli oggetti una nuova forma creativa e incoraggia il bambino lettore a partecipare al processo di produzione delle metafore attraverso un indovinello, una strategia che stimola a produrre inferenze. La domanda stereotipata "Che cos'è questo?" è riportata sulla pagina sinistra, l'aspetto delle lettere e dello sfondo offre indizi per la risposta che è rivelata nella pagina successiva. Il rubinetto, oggetto di uso quotidiano, si trasforma in cigno, lasciando visibile la sua fisionomia originaria: da una situazione familiare si innesca un'immagine mentale creativa, uno spostamento dal noto al nuovo, realizzando la possibilità di coltivare dimensione immaginifica, metaforica, analogica, risorsa cognitiva e metacognitiva essenziale per produrre e scambiare visioni del mondo. Anche Massimiliano Tappari , con le sue fotografie, apparentemente banali, di cose e oggetti della quotidianità spicciola, decontestualizzate e risignificate attraverso un uso creativo della parola e dello sguardo, pungente e ironico, sollecita il lettore a farsi esploratore di mondi possibili, ad andare oltre la superficie delle cose. Lo stesso invito a soffermare lo sguardo, a darsi la possibilità di vedere diversamente si rintraccia in Questa notte ha nevicato di Ninamasina (2017), albo delicato che mescola fotografia, disegno, parole per raccontare lo stupore dello sguardo infantile, in cui è restituita l'atmosfera rarefatta di un'alba in città, ammantata dal silenzio di una nevicata che ovatta e trasforma i luoghi abituali e familiari. Il tragitto da casa a scuola della voce narrante si configura come un'avventurosa scoperta. Già a partire dai due anni e mezzo , i lettori sono in grado di comprendere pienamente personificazioni come quelle presenti in Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni (1999), in cui i protagonisti sono macchie di colore, e la metafora dell'incontro tra colori primari e della loro trasformazione aiuta ad afferrare questioni astratte e complesse da spiegare solo attraverso il discorso verbale e logico, come la forza di un'amicizia che cambia, fa crescere e può spaventare. Anche nell'albo Federico di Lionni (2012) le metafore disegnate elevano la possibilità di comprensione del lettore. In A che pensi di Laurent Moreau (2012), libro con le finestre adatto anche ai più piccoli, nella pagina di sinistra le parole descrivono il pensiero, l'emozione o l'immaginazione di un personaggio, ritratto sulla pagina di destra. A colpire non è solo la qualità delle illustrazioni, ma la capacità di offrire poetica concretezza alla complessità e alle sfumature della vita profonda che può celarsi dietro l'apparenza di chiunque. In Un pesce è un pesce di Leo Lionni (2017), la storia racconta di due grandi amici, un girino e un pesciolino. Il girino, ormai diventato rana, lascia lo stagno, ma torna un giorno per raccontare all'amico le meraviglie del mondo nuovo che ha scoperto. Le sue parole ispirano a tal punto l'immaginazione del pesce da spingerlo a desiderare di vedere con i suoi occhi quanto raccontato, saltando fuori dallo stagno: alla fine la rana riesce a salvare l'amico dalla morte certa, ricacciandolo nuovamente nell'acqua. La storia è costruita con molta accuratezza perché il bambino possa seguire il dinamismo emotivo del protagonista fino alla conclusione. Parole e immagini definiscono la situazione del dialogo collegandola allo stato d'animo del pesce: pian piano il rapporto tra le parole e le immagini mentali si fa più astratto
e vago, poiché le fantasie del pesce acquistano autonomia rispetto al discorso della rana, e gradualmente prendono il sopravvento. La scena culminante, infatti, totalmente priva di parole, dispiegata sulla doppia pagina, ritrae tutte insieme le figure che ormai abitano la mente del protagonista, preannunciando l'ossessione che lo spingerà a rischiare la vita. Il piccolo lettore è dunque invitato a una decodifica non banale della metafora, a una lettura interpretativa dei dettagli dell'immagine, esercitandosi in un lavoro intellettuale di raccordo e integrazione di elementi narrativi, iconici, verbali, cogliendone significati e risonanze in un processo già molto sofisticato di interrogazione testuale.
Per un’ipotesi di classificazione Se è vero che l'esperienza di lettura inizia intorno ai 10/12 mesi , quando un bambino incontra per la prima volta un albo illustrato, l'apprendimento delle regole di comportamento del lettore è più lento e necessita dell'interazione con un adulto mediatore. Non vi è un accordo unanime, in effetti, sulla possibile classificazione dei libri per bambini da o a 3 anni. Tuttavia, è certo che ci si riferisce, come si è anticipato, a una molteplicità di lavori di fiction e non-fiction, inclusi libri sui primi concetti, libri di stoffa, libri musicali, libri da colorare, libri pop-up. Il libro è soprattutto inteso come oggetto ludico. In un articolo fondamentale del 2005 la studiosa Kümmerling Meibauer ha definito come "early concept books" una tipologia testuale molto specifica, connotata da illustrazioni di singoli oggetti comuni, a supporto dell'acquisizione lessicale e concettuale del bambino di 12/18 mesi. Quando un bambino apprende una parola nuova, non è sempre chiaro se ne abbia compreso il significato, essendo possibile, ad esempio, che etichetti tutti gli animali a quattro zampe (sovraestensione) come "gatti" o si riferisca soltanto a uno specifico gatto (sottoestensione). L'incontro con questa forma di picturebook è particolarmente congeniale in coincidenza, quindi, con l'acquisizione del primo vocabolario , costituito approssimativamente, intorno ai 18 mesi , di 50 parole, di cui circa il 44 per cento sono nomi (Bloom, 2000). I libri sui primi concetti rappresentano oggetti tratti dall'ambiente dei bambini , talvolta appartenenti alla stessa classe , giocattoli, animali ecc., oppure a categorie più astratte , come lettere, numeri, forme, o verbi e aggettivi. Esaminando alcuni modelli esemplari di questa tipologia, come la serie dedicata al coniglio Miffy di Dick Bruna o i cartonati della collana "Baby Fun” di Ape Junior , specifiche caratteristiche visive sembrano rilevanti e ricorrenti: gli oggetti sono per lo più ritratti singolarmente, più raramente in gruppi di 4 o di 5 elementi raccolti in riquadri nella medesima pagina; essi sono inoltre rappresentati nella loro interezza. Le proporzioni sono sorprendenti: gli oggetti sembrano tutti delle stesse dimensioni, anche se nella realtà sono molto differenti. Proprio le rappresentazioni essenzializzate e altamente codificate, coerenti con un'idea aggiornata di visual literacy che attribuisce alle immagini un ruolo indipendente, peculiare e strutturato nella costruzione del significato, ben diverso dalla mera replica della realtà, rendono questi albi qualcosa di più che semplici libri, ma una "risorsa organizzata” e condivisa tra adulti e bambini per creare testi, parlare. Ai piccoli lettori sono pertanto richieste alcune abilità di base per comprenderne a pieno le immagini: la distinzione tra figura e sfondo, il riconoscimento di linee, punti, colori, come parti inseparabili. L'immagine, d'altro canto, deve possedere elementi di facile riconoscibilità. Inoltre, la presentazione delle immagini al bambino piccolo non è rilevante soltanto ai fini dell'acquisizione della visual literacy, ma anche per l'arricchimento lessicale, nel quale un ruolo centrale è rivestito dall'apprendimento del significato delle parole: i bambini devono infatti imparare le caratteristiche prototipiche che costituiscono una categoria o un concetto. I
comprendere testi di finzione, poiché essi richiedono di immaginare personaggi, azioni, scenari. La situazione comunicativa è differente, invece, se ci troviamo di fronte ad albi che focalizzano l'attenzione sugli scripts narrativi, caratterizzati per la descrizione di un evento tipico, familiare ai bambini, che denotano una relazione più articolata tra testi e immagini. La comprensione di una storia scriptica richiede già una basica comprensione della teoria della mente - di solito acquisita in forma basica tra i 24 e 36 mesi di vita - poiché gli schemi concettuali/cognitivi, come le feste di compleanno o la spesa al supermercato, costituiscono un contesto fattuale in combinazione con una intenzionalità, compresa dai bambini quando sono in grado di ascrivere determinati scopi alle azioni svolte dai personaggi rappresentati negli albi. Mentre molti semplici libri scriptici sembrano prossimi ai concept books, limitandosi alla descrizione di ambienti e azioni familiari, è altrettanto evidente che le prime narrazioni, anche nei libri per l'età pre-scolare, includono passaggi descrittivi, e che la distinzione tra sezioni descrittive e narrative non è sempre facile da individuare. Nella collana "I Bohemini" , brevi storie con il medesimo piccolo protagonista riescono a coniugare dimensione descrittiva e prime forme narrative, alludendo alle emozioni dei protagonisti dovute a piccole alterazioni dell'equilibrio nella trama. Ne Il bagnetto di Max (Lindgren, 2018), ad esempio, il protagonista è presentato sulla doppia pagina, a sinistra con le parole, a destra con l'illustrazione. Dopo che il bambino è entrato in acqua il ritmo del racconto cambia, l'illustrazione a tutta pagina è accompagnata dalla didascalia che descrive le azioni di Max, con un linguaggio semplice, ripetitivo nella composizione della frase, risolto nell'elenco degli oggetti che riempiono la vaschetta: l'enumerazione si interrompe con l'arrivo del cane, che Max tratta come un giocattolo, spaventato dalle intenzioni del bambino fino a cadere inavvertitamente in acqua. La chiusura ristabilisce l'equilibrio dopo l'equivoco tra i protagonisti, coinvolgendo il lettore nella condivisione di un momento divertente per il bambino e il cane, che scoprono il piacere di fare il bagnetto insieme. Se sembra più corretto parlare di continuum , per queste prime tipologie testuali, tra fiction e non-fiction, laddove molti libri dedicati a esperienze comuni del bambino, dal vasetto al ciuccio alle visite dal dottore fino ai primi giorni all'asilo, combinano elementi descrittivi a forme narrative basiche, una tipologia di albi illustrati senza parole , di significativa complessità, può fungere da efficace viatico per lo sviluppo delle capacità di comprensione e interpretazione di storie: i wimmelbooks , libri per lo più cartonati e "silenziosi" che dispiegano scenari molto ampi e affollati di personaggi, azioni, paesaggi, dettagli. Poiché incoraggiano l'osservazione attenta e invitano il lettore a inventare storie sulle immagini, questi libri rappresentano una sfida significativa per le capacità del bambino. I cinque albi di Rotraut Susanne Berner , esemplari per complessità e raffinatezza, quattro dei quali, dedicati alle stagioni, esplorano la relazione tra variabilità e costanza, proponendo il racconto per immagini della brulicante vita della città di Wimmlingen, con le attività, gli incontri, i giochi dei suoi abitanti che si snodano lungo la strada centrale, attraverso le stagioni e in momenti diversi di una medesima giornata. L’interazione tra adulti e bambini di fronte a questi albi può risultare molto ricca e diversificata per fascia di età: dalla divisione delle pagine in quadri per facilitare l'esplorazione, indicando oggetti e personaggi e nominandoli, spiegando le caratteristiche degli ambienti e aggiungendo elementi acustici e dialoghi, fino alla discussione di cause e conseguenze delle situazioni ritratte.
Anche in questo caso, dunque, il pre-lettore è sfidato a intraprendere un vero e proprio gioco simbolico, a destreggiarsi tra simboli visuali e verbali, raccogliendo una gran quantità di materiale per i suoi esperimenti ludici di costruzione di mondi possibili, confrontandosi in modo creativo e personale sia con il mondo reale che con la sua contropartita finzionale: gli albi diventano così veri e propri contenitori di domande, strumento di ricerca flessibile per navigare in modo competente e personale nella dimensione dell'Altrove, nella molteplicità dei punti di vista e nella complessa varietà del reale.