Docsity
Docsity

Prepare for your exams
Prepare for your exams

Study with the several resources on Docsity


Earn points to download
Earn points to download

Earn points by helping other students or get them with a premium plan


Guidelines and tips
Guidelines and tips

Tiepolo Venezia '700 - Alessandro Morandotti, Study notes of History of Art

Sbobina corso UniTo Tiepolo e della Venezia del '700. Alessandro Morandotti, UniTo. Corso di laurea in Beni culturali.

Typology: Study notes

2020/2021

Uploaded on 06/02/2021

rebecca-onesti
rebecca-onesti 🇮🇹

4.8

(5)

3 documents

1 / 39

Toggle sidebar

This page cannot be seen from the preview

Don't miss anything!

bg1
Storia dell’arte moderna A
G i o v a n B a t t i s t a T i e p o l o e l a p i t t u r a
v e n e z i a n a d e l S e t t e c e n t o .
I l d o m i n i o a r t i s t i c o d i V e n e z i a
n e l l ' E u r o p a d e l l ' i l l u m i n i s m o
Alessandro Morandotti
Università degli studi di Torino
Primavera 2021
Il Settecento. Il mito dell’Italia e la nuova libertà di viaggiare. Il grand tour.
pf3
pf4
pf5
pf8
pf9
pfa
pfd
pfe
pff
pf12
pf13
pf14
pf15
pf16
pf17
pf18
pf19
pf1a
pf1b
pf1c
pf1d
pf1e
pf1f
pf20
pf21
pf22
pf23
pf24
pf25
pf26
pf27

Partial preview of the text

Download Tiepolo Venezia '700 - Alessandro Morandotti and more Study notes History of Art in PDF only on Docsity!

Storia dell’arte moderna A

G i o v a n B a t t i s t a T i e p o l o e l a p i t t u r a v e n e z i a n a d e l S e t t e c e n t o. I l d o m i n i o a r t i s t i c o d i V e n e z i a n e l l ' E u r o p a d e l l ' i l l u m i n i s m o

Alessandro Morandotti

Università degli studi di Torino Primavera 2021

Il Settecento. Il mito dell’Italia e la nuova libertà di viaggiare. Il grand tour.

Artista che si sposta da Venezia in molte zone d’Italia e dell’Europa. Tiepolo è un artista emblematico della nuova società ‘700 mobile e curiosa, uomini sempre in viaggio. Il ‘700 è un secolo che prepara la nozione di libertà per tutti gli uomini e di uguaglianza (Riv. Fr.).

Il ‘700 è il secolo in cui nascono i giornali, il momento della vita delle associazioni di accademie di interesse scientifico che permettono scambi e condivisioni. Una vicenda emblematica è il viaggio di istruzioni che i gentiluomini di tutta Europa compiono. La distinzione tra i ceti rilevanti di tutta Eu ha in questo secolo una grande fortuna.

Verso i 20 questi giovani destinati a diventare i “Draghi di allora” viaggiano per mettere a punto i propri strumenti critici. L’Italia è un luogo spesso attraversato da questi viaggiatori interessati al patrimonio culturale e storico e alle diverse entità delle città stato che caratterizzano l’Italia preunitaria dove costumi diversi e usanze diverse, ma anche diverse organizzazioni politiche e amministrative costituiscono una varietà molto utile.

“[Nell’età dell’illuminismo] si metteva gravemente in dubbio la supremazia di qualsivoglia autorità, fosse quella secolare o religiosa. A poco a poco ne prendeva il posto la ragione, come criterio ultimo di giudizio. Gradualmente, seppur a malincuore, vennero infine accolti i princìpi della tolleranza” Francis Haskell, dal capitolo dedicato all’Illuminismo del suo Mecenati e Pittori (p. 484)

Cartina dell’Italia ancora caratterizzata da divisioni territoriali, stati autonomi… questa vareità ci costringe a capire quale lingua parlano le opere a seconda del luogo di provenienza. Questa cartina ci restituisce la varietà del paese. Al fianco vediamo il ritratto di Francesco Bacone che h ail merito di scrivere un trattato Of Travel all’inizio del 600 che è una specie di manuale di guida per il giovane gentiluomo che affronta il viaggio come momento fondamentale della sua istruzione. È lui che sancisce la necessità di questo viaggio.

Johann Zoffany, La Tribuna degli Uffizi , 1778-1779 circa. Collezioni reali inglesi. Veduta ideale. Dipinta per re Giorgio III d’Inghilterra: è una specie di inventario figurato dei capolavori dei Medici di Firenze. Quadro tenuto in primo piano fa accendere il dibattito tra i due personaggi. In primo piano la Venere di Urbino di Tiziano. Si tratta di ritratti di Inglesi, una comunità molto forte in Italia, personaggi che avevano capito l’importanza della messa a punto della loro educazione.

Pompeo Batoni, Thomas Dundas , 1764. Inghilterra, collezione privata. Pompeo Batoni, Ritratto del conte Kirill Grigor’eviĉ Razumovskij , 1766. San Pietroburgo, Ermitage Il ritratto in questa età ha un’importanza notevolissima, questi sono due ritratti dello stesso artista: Batoni  pittore attivo a Roma. Sono due personaggi che provengono da paesi diversi ritratti durante il viaggio di istruzione a Roma. Come se l’artista ripetesse lo stesso set. Vediamo delle sculture presenti nel giardino del Belvedere, riconosciamo i grandi classici antichi che costituiscono un faro per gli artisti fin dal 500.

Jacob Philipp Hackert, Le rovine di Pompei, 1799. Attingham Park, The Berwick Collection Altre sono le sollecitazioni che l’Italia offriva a questi viaggiatori. Vengono riscoperte attraverso campagne di scavi Ercolano e Pompei. Luoghi che diventano una novità assoluta per narrare vicende della antica civiltà romana. Viaggiatori e vedutisti, due facce della stessa medaglia perché spesso i secondi traducono le loro esperienze di viaggio che sono un equivalente letterario delle vedute che gli artisti dipingono. Pittore tedesco che ci offre una veduta nitida di questi luoghi riscoperti.

Antonio Joli, Paestum. Interno del tempio di Nettuno , 1759. Caserta, Palazzo Reale. Qui invece vediamo un’altra importante riscoperta più critica. quello che permette ai viaggiatori Pestum è di celebrare la monumentalità dell’ordine dorico che viene esaltato in molte pubblicazioni e testimonianze di viaggio o resoconti visivi come il caso di questo pittore attivo a Roma e poi a Madrid. La maestosità delle colonne e architravi è ben misurabile laddove la confrontiamo proporzionalmente con le figurette che animano la scena.

Joshua Reynolds, Sir William Hamilton, ambasciatore a Napoli del re d’Inghilterra , 1770 circa. Londra, National Portrait Gallery. Hamilton è un residente in Italia, ambasciatore a Napoli del re d’Inghilterra, interessato a molti aspetti della cultura scientifica e artistica che scrive, raccogliendo testimonianze figurative e reperti mineralogici, dei volumi dedicati a descrivere la sua raccolta destinata a documentare l’orgine vulcanica dei campi Flegrei e a

vivacità dell’ambiente letterario 700. Il catalogo degli associati comprendeva personaggi di tutta Europa e una quantità di persone che costituivano l’élite culturale interessata a questa grande opera illustrata.

Dettaglio emblematico di un affresco di T eseguito per la residenza di Wurtzburg in Germania: in una serie di allegorie dei continenti all’Europa viene restituita una doppia faccia  da una parte in trono una celebrazione della fede e della religione cattolica, ma tutto intorno le arti a restituire la centralità delle arti nell’Eu settecentesca e la curiosità per la produzione artistica in molti ambiti.

Fortuna in Europa dell’arte veneziana

Tiepolo non è il primo artista veneziano che ha fortuna in Eu

VIAGGI DI ARTISTI: VENEZIA E L’EUROPA

± Sebastiano Ricci (a Milano nel 1694-1696, a Firenze 1706-1708, dal 1712 al 1716 a Londra con il nipote Marco; 1717 a Parigi sulla via di ritorno da Londra: esegue un dipinto che lo consacra all’Accademia di Parigi: La Francia come Minerva , Louvre). ± Marco Ricci (a Londra nel 1709, per invito di Lord Manchester, con Giovanni Antonio Pellegrini) ± Giovanni Antonio Pellegrini (a Londra chiamato da Lord Manchester, con Giovanni Antonio Pellegrini, dal 1708 al 1713; a Düsseldorf, su invito dell’elettore del Palatinato, nel 1712; lavora anche per l’elettore di Baviera; ad Amsterdam e ad Anversa dopo il 1716; a Parigi tra il 1719 e il 1721; conta molto Crozat e sua cognata, Rosalba Carriera. Perduto il suo affresco per il banchiere Law, rimane un quadro di presentazione per l’Accademia al Louvre: Rosenberg; nel 1725 a Dresda). ± Rosalba Carriera (l’artista veneziana prediletta in Francia: Crozat e Mariette i suoi sostenitori: a Parigi, tra il 1720 e il 1721 esegue quasi 100 pastelli; a Vienna nel 1730). ± Jacopo Amigoni (Monaco e la Baviera, 1715-1729; Londra, 1730 – 1736; la Spagna, dal 1737 al 1740 e poi di nuovo dal 1747 fino alla morte nel 1752) ± Giambattista Tiepolo, Giandomenico e Lorenzo Tiepolo (con lui a Madrid): Udine 1726-1730, Milano, nel 1730/1731 e nel 1740, Bergamo 1732-1733, Würzburg 1750-1753, Madrid, 1762-1770. ± Antonio Canal , detto il Canaletto (dal 1746 al 1755 in Inghilterra) ± Bernardo Bellotto (a Milano nel 1744, Torino e Verona nel 1745, Dresda 1747 e dal 1762 al 1767, Vienna, 1759-1761, Varsavia, dal 1767- alla morte nel 1780). ± Francesco Zuccarelli (dal 1752 al 1765 circa in Inghilterra) ± Gaspare Diziani (scenografo a Dresda per l’elettore di Sassonia e re di Polonia Augusto III) ± Francesco Fontebasso ( San Pietroburgo, 1762) ± Pietro Rotari (da Verona a San Pietroburgo, 1756, dove rimase fino alla morte nel 1762)

Questo ci permette di capire come gli artisti Veneziani siano tra i più richiesti in Europa, soprattutto pittori che vengono chiamati a lavorare. Nel 700, soprattutto la prima metà, viaggiano moltissimo. Testimonianza di questa capacità dei pittori veneziani di farsi interprete delle esigenze dei committenti in tutta Europa. T figura emblematica ma non isolata.

Sebastiano Ricci, Le anime dei beati ascendono al cielo , 1695. Milano, San Bernardino alle Ossa. Tra i primi artisti veneti (nato a Belluno) è Sebastiano Ricci che si muove molto giovane anche all’inizio costretto perché inseguito dalla giustizia. Viene invitato a Milano dove esegue questa straordinaria decorazione di questa cupolina che è un capolavoro della decorazione barocca in senso macabro  ai piedi delle vele vediamo una serie di scheletri e di ossa che testimoniano il valore simbolico di questo posto dove si pensava che fossero raccolte le ossa dei martiri cristiani ritrovate nelle fondamenta della cappella ossario. Vediamo la qualità luminosa di questa pittura di Ricci che prima di farsi veramente veneziano, in seguito a questi viaggi giovanili a Parma e a Roma, diventa un interpreta di Correggio. Figure giocate con sensibilità e morbidezza tipiche di Correggio suo punto di riferimento.

Sebastiano Ricci, Pennacchio con Santo in gloria , 1695. Milano, San Bernardino alle Ossa. Quanto di più vicino alla cultura di Correggio si potesse vedere nella cultura di fine 600. Si tratta di Correggio rivisto con la luce e la sensualità di certi pittori visti a Roma come il Baciccio.

Sebastiano Ricci, Punizione dell’Amore , 1706-1707. Firenze, Palazzo Maruccelli Nei suoi spostamenti Ricci che si muove fra Parma, Roma e Milano, lavora anche a Firenze in questo palazzo dove vediamo tradotte le esperienze sull’arte dello scorcio della grande pittura veneziana del 500 e di Veronese in particolare.

Alcune delle decorazioni di Sebastiano Ricci eseguite per Lord Burlington a Londra, 1713- Vediamo Ricci a Londra eseguire una serie di decorazioni per il palazzo di Lord Burlington. Vediamo come la sua esperienza romana si traduca bene nel corte delle nozze di Bacco e Arianna che è una rivisitazione dell’opera di Carracci all’interno della Galleria Farnese. E in basso quel trionfo di Anfitrite che ci restituisce altre suggestioni qui più legate alla figura di Giordano.

Marco Ricci, Atrio e sala centrale di un palazzo , disegno dell’Album Smith, 1710 circa, Inghilterra, collezioni reali La cosa però interessante è che Ricci arriva a Londra alla corte di Lord Burlington che è uno dei cultori del mito di Palladio, tirato dalla fortuna del nipote Marco scenografo invitato dal nobile. Pochi anni dopo Marco Ricci indirizzerà Barlington verso lo zio Sebastiano: per lui non è un concorrente perché M è uno scenografo, pittore di paesaggio e lo zio interveniva su un altro ambito della pittura.

Marco Ricci, Prova di un’opera, 1710 circa. Inghilterra, Castle Howard Ritratto di gruppo un po’ satirico ci restituisce l’importanza della musica nella vita di una famiglia e casa privata. Momento in cui tutti registrano gli strumenti e passano le note. È un pittore di macchiette all’interno di paesaggi o scene con architetture prospettiche.

William Kent, Chiswick House, 1725- Il mito di Venezia passa anche attraverso la mai finita fortuna di Palladio che già nel corso del 600 – grazie alla fortuna editoriale del suo trattato di architettura – è noto; ma è nel 700 che diventa una figura di riferimento per gli architetti inglesi come ci fa vedere questo progetto di Kent che è una specie di rivisitazione della rotonda di villa Capra di Palladio.

Antonio Canal, detto Canaletto, Capriccio con progetto di Palladio per il Ponte di Rialto , 1743-1744. Inghilterra, Collezioni reali (dalla collezione del console Joseph Smith) Joseph Smith è un residente a Venezia con incarichi diplomatici ma nel frattempo diventa un mercante e partecipa a diverse imprese editoriali. Smith vende a re Giorgio III la sua biblioteca con collezione di disegni e di quadri. Fa progettare a Canaletto questo capriccio: non è una veduta reale, qui traduce il culto per Palladio caro ai suoi clienti Inglesi; ci restituisce un’idea progettuale che davvero Palladio aveva progettato per il ponte di Rialto che sarà lungo fino al 700 in legno che viene a un certo punto (continui incendi e difficoltà) si progetta un ponte in miniatura più solido (Palladio partecipa a questa progettazione).

Sebastiano Ricci, Allegoria della Francia in veste di Minerva (la Sapienza che calpesta l’Ignoranza e incorona la Virtù guerriera), 1717-1718. Parigi, Musée du Louvre (dipinto che consacra la fortuna di Ricci a Parigi) Ricci verrà anche consacrato a Parigi, conosciamo quasi solo quest’opera è un breve passaggio. Sancisce la sua nomina ad accademico a Parigi, è un quadro allegorico in cui la Francia in veste di Minerva (dea della sapienza) calpesta l’ignoranza.

Rosalba Carriera, Ragazza col pappagallo , 1720-1721. Chicago, The Art Institute (eseguito forse negli anni del soggiorno a Parigi). L’arte del pastello: tecnica tipicamente settecentesca, ha leggerezza ed evanescenza ma allo stesso tempo una consistenza determinata. Capacità volatile di attirare l’attenzione, colore che si vaporizza sulla tesa restituendo la materialità. Rosalba Carriera lavora in molte corti europee.

Sebastiano Ricci, Convito in casa di Simone il fariseo , 1725 circa. Torino, Galleria Sabauda Sebastino Ricci verso la fine della sua vita ha fortuna anche a Torino, viene accolto dai Savoia che lo impegnano in molte opere per le collezioni private e per le chiese della città. Questo è un bozzetto, opera preparatoria (tipologia di opera tipicamente settecentesca che ci restituisce la velocità esecutiva e l’estro creativo dei pittori). Vediamo questi rialzi di luce e colore sugli abiti e questa impaginazione che ci fa capire che è un erede di Veronese il grande maestro veneziano del 500 che costituisce una guida, anche per la riscoperta del colore, dei pittori veneziani dell’inizio del 600.

Paolo Veronese, Cena in casa di Simone il fariseo , Torino, Galleria Sabauda, 1560 circa (eseguito per il refettorio del convento dei Benedettini a Venezia). Olio su tela, cm. 310x Tipologia di opera delle cene che costituisce quasi un pezzo di battaglia per Veronese.

Sebastiano Ricci, Susanna davanti a Daniele , 1725-1726. Torino, Galleria Sabauda Sebastiano Ricci alla corte di Vittorio Amedeo II che è un sovrano molto ambizioso. Si appassiona anche a Ricci, è come se l’artista in questo quadro temperasse la sua vocazione alla velocità esecutiva e al colore

un’intelligenza verso i materiali e la restituzione fisica che ci permette di capire come l’educazione di Canaletto fosse legata a questa pittura di prospettiva architettonica.

Sebastiano e Marco Ricci, T omba allegorica dell’ammiraglio Sir Clowdisley Shovell , 1725 circa. Washington, National Gallery of Art (dalla serie di dipinti ordinati da Owen Mc Swiny per Lord Richmond) Zio e nipote attivi fianco a fianco con le loro diverse specializzazioni. Marco Ricci  architetture capricciose e le note di vegetazione e paesaggio; Sebastiano  le macchiette. Dipinto che eseguono per l’iniziativa di un fosse imprenditore teatrale, Owen Mc Swiny, che aveva avuto l’idea di raccogliere (grazie anche al mecenatismo di Lord Richmond che aveva pagato le opere di vari pittori veneziani) una serie di dipinti che restituissero in modo allegorico la celebrazione di grandi personaggi della storia inglese. La sua idea era quella di utilizzare i dipinti come traccia di illustrazioni incise che dovevano corredare i volumi sontuosi in cui la storia di questi grandi personaggi – celebrati con queste tombe allegoriche – venisse restituita. Idea di storia civile e della nazione che in realtà naufraga perché Lord Richmond muovo e Owen non ha i soldi per andare avanti. Nonostante tutto riusciamo a percepire come il dialogo tra specialisti diversi, il 700 è il momento in cui le specializzazioni nel campo della produzione artistica rimangono definitiva). Così quando si affermano questi generi autonomi della natura morta e del paesaggio, veduta architettonica… nel corso del tempo questa specializzazione sarà tale che i pittori di figura fanno le figure e gli altri (paesaggio, architettura, natura morta) si esercitano nella loro specialità dando vita a opere varie e di combinazioni di talenti che restituiscono questo gusto molto 700 della varietà e della fantasia, della ricerca del meraviglioso che nasce dal confronto tra talenti diversi.

Canaletto, Giovanni Battista Pittoni e Giovanni Battista Cimaroli, Tomba allegorica dell’arcivescovo Tillotson , 1725 circa. Collezione privata (dalla serie di dipinti ordinati da Owen Mc Swiny per Lord Richmond) Canaletto, Giovan Battista Cimaroli e Giovan Battista Piazzetta, Tomba allegorica di Lord John Somers , 1725-1726 circa. Birmingham, Museum and Art Gallery, deposito temporaneo da una collezione privata (dalla serie di dipinti ordinati da Owen Mc Swiny per Lord Richmond) In questa iniziativa di Mc Swiny vediamo esordire anche Canaletto come pittore legato alla grande tradizione dell’architettura di storia. Vediamo tre mani: architettura  Canaletto; figure  Pittoni (sx), Piazzetta (dx); paesaggista ? Questa idea di queste tele centinate come male d’altare: è come se in qualche modo in questa serie di quadri laici venisse celebrata una nuova religione, quella della storia del paese, dell’UK.

Giovanni Battista Pittoni con Domenico e Giuseppe Valeriani, Tomba allegorica di Isaac Newton , 1727- circa. Cambridge, Fitzwilliam Museum (dalla serie Mc Swiny) Jean-Etienne Liotard, Ritratto di Francesco Algarotti , 1745. Amsterdam, Rijksmuseum Sempre a questa serie si lega questo quadro molto significativo (sx) che restituisce l’importanza di Isaac Newton (legge della rifrazione della luce) all’interno della storia inglese, ma anche l’importanza della storia scientifica. È un elemento molto interessante anche perché si deve ad Algarotti un volume che ha una grandissima fortuna editoriale e che divulga le teorie di Newton: Newtonianesimo per le dame. Algarotti interessato alla nuova scienza. Questa idea che la luce contenga tutti i colori e l’occhio come una lente discerne ha anche degli influssi nelle teorie artistiche di quegli anni. Si immagina che il bianco debba entrare sempre più in gioco nella composizione degli impasti cromatici. Quello che è evidente è che la pittura del 700 è molto luminosa, luminosità nuova di pittori con una sensibilità di accensione illuministica abbagliante.

Charles Gabriel Lemonnier, Rievocazione ideale delle riunioni nel salotto parigino di M.me Geoffrin (omaggio a Voltaire in esilio in Inghilterra) , 1812. Reuil (Parigi), Château de Malmaison Ricordare il valore delle accademie e dei ritrovi letterari e anche del pubblico femminile nell’organizzazione di questo importante momento di confronto e divulgazione è questa rievocazione ideale delle riunioni nel salotto parigino di M.me Geoffrin che vediamo seduta sulla destra. In questo quadro ci sono tutte le grandi intelligenze francesi del 700 e viene letta una tragedia di Voltaire. Diderot, Dalambert … autori dell’impresa dell’Enciclopédie.

Gaspar van Wittel, Veduta di Roma dalle sponde del Tevere , 1685. Firenze, Galleria Palatina A monte dell’intelligenza vedutistica di molti artisti italiani ci sta questo pittore olandese Gaspar van Wittel: noto per essere il padre del progetto della reggia di Caserta e di molti altri progetti. Figura fondamentale per il genere vedutistico. Idea dell’attenzione ai dettagli molto importante nella veduta, restituzione della luce e della verità. Arriva a Roma e affianca un suo concittadino che è incaricato dal papa di studiare gli argini del Tevere per controllare le piene del fiume. L’ingegnere incaricato si fa accompagnare da Gaspar van Wittel che restituisce attraverso i suoi disegni la topografia. Questa serie di disegni diventano il pretesto per l’artista

per diventare il più grande vedutista di Roma. Lui sii sposta in diverse città italiane, sancendo certe vedute che diventano quasi dei modelli a cui riferirsi per molti artisti attivi fra Venezia, Firenze ecc. Anticipa il vedutismo settecentesco.

Gaspar van Wittel, Veduta del Molo, la piazzetta e il Palazzo Ducale , 1697. Madrid, Museo del Prado Questa è una sua veduta dedicata a Venezia. Grandangolare e molto ampia come sono sempre le sue vedute che ha un po’ l’occhio del cartografo. Questa diventa una sorta di fotogramma, modello che diventa in qualche modo una guida per i vedutisti veneziani che subito dopo cominciano a lavorare sugli stessi temi.

Luca Carlevarijs, La Piazzetta dal Molo , 1725-1730. San Diego (California), Timken Museum of Art Zumma sulla stessa città mantenendo il medesimo obbiettivo. Carlevarijs entra più nel vivo della città, gli interessa entrare nella vita delle persone. Questo interessa molto anche ai viaggiatori. Le vedute diventano un equivalente figurativo delle descrizioni dei luoghi visti dai viaggiatori con l’occhio dei pittori e degli artisti.

Gentile Bellini, Processione in Piazza San Marco, 1496. Venezia, Gallerie dell’Accademia (dalla Scuola di San Giovanni Evangelista) A monte della fortuna del vedutismo veneziano e di Venezia come topos per la storia della veduta 700 stanno le grandi tele di Gentile Bellini e di Vittore Carpaccio legati alla serie bellissima di cicli per le scuole grandi e piccole della città di Venezia. In questo caso però non c’è tanto interesse nella restituzione della vita quotidiana, ma la veduta rende veri gli episodi anche miracolosi, di cronaca, che vengono raccontati all’interno delle vedute. Però è chiaro che questa sensibilità dei Veneziani per la restituzione tipograficamente esatta della città era molto ancorata dentro la storia della tradizione della scuola veneziana.

Frontespizio della raccolta di incisioni di Luca Carlevarijs, Fabriche, e Vedute di Venetia, 1703. Di nuovo Luca Carlevarijs intercettato come incisore. Quello che a noi interessa rimarcare è che questa serie di incisioni viene edita molto presto. Lui vuole ricordare la sua preparazione e capacità di esercitarsi nelle matematiche: il vedutista deve essere un pittore prospettico. Attraverso queste incisioni sancisce dei modelli, dei luoghi emblematici della città che sono gli stessi cari ai viaggiatori quando si trovano a descrivere Venezia.

La Camera ottica illustrata in due tavole dell’ Encyclopédie di Diderot e d’Alembert Funzionamento e tipologia di diverse camere ottiche e anche come fosse un manuale d’istruzione come va usata. Sistema di lenti che proiettano la veduta. Questo è solo un ausilio tecnico, la verità di una veduta è data dalla luce, dall’atmosfera della città. Una restituzione meccanica non è sufficiente per restituire la bellezza di una veduta.

Canaletto, Il ponte di Rialto da nord , 1725, olio su tela, cm. 91,4x135,8. Torino, Pinacoteca Agnelli (per commissione del mercante lucchese Stefano Conti) Questa è un’opera di Canaletto conservata a Torino. Opera molto giovanile. Queste vedute sono commissionate da un mercante lucchese, Stefano Conti, che è in dialogo con un artista veneto che gli suggerisce questo nuovo artista che “ha una qualità nel restituire la luce che Carlevarijs non ha”  la luce è un elemento decisivo per restituire verità e qualità alle vedute. Atmosfera molto drammatica, l’acqua sembra uno specchio ghiacciato. Descrive alcuni dettagli di vita quotidiana, le persone che lavorano sui ponteggi, i gondolieri, idea di una luce che accende l’angolo destro della veduta come se il sole si riflettesse sullo specchio d’acqua ghiacciata.

Canaletto, Il Canal Grande all’altezza di Rialto , 1725-1726. Oxford, Ashmolean Museum (disegno preparatorio per il quadro eseguito per Stefano Conti) Conosciamo un disegno per questa composizione che nel tratto vibrante restituisce quella stessa frenesia disegnativa ed esecutiva che riguarda anche il quadro finito. Canaletto fin dalla progettazione del quadro aveva indicato “sole” in modo da ribadire l’importanza di quella specie di effetto speciale e gioco ottico.

Canaletto, Il Canal Grande verso Nord, con il fuoco centrale verso la chiesa di San Geremia, all’ingresso del Canale di Cannaregio , 1730 circa. Inghilterra, collezioni reali (dalla collezione del console Joseph Smith) Qui Canaletto cambia il modo di dipingere, è più calmo, tutto più ovattato, atmosfera più serena. Questo è uno dei primi quadri che C fa per il suo promotore Joseph Smith  un diplomatico residente a Venezia che diventa un punto di riferimento per la comunità inglese in viaggio. Lui ha l’idea di far eseguire a C una specie di rassegna di vedute in progressione del Canal Grande e poi fa incidere le vedute a un artista veneziano che edita questa restituzione, che traducono le invenzioni di C. Queste incisioni diventano anche un catalogo di vendita/libro di modelli : tutti gli artisti inglesi presenti a Venezia per avere informazioni sugli artisti che

Bernardo Bellotto, Le chiese di Sant’Eufemia e San Paolo Converso a Milano , 1744. Collezione privata (commissionata dall’arcivescovo di Milano Giuseppe Pozzobonelli intorno al 1744) Poi l’affermazione lenta ma inesorabile di Bellotto che si spinge in diverse città italiane. Restituisce per la prima volta la dignità di veduta a città che fino ad allora non avevano una tradizione vedutistica autonoma. Bellotto dipinge e si ferma a Firenze, Milano dove introduce la veduta moderna. Angolo della città in cui B si spinge per restituire questo momento in cui dei gentiluomini in carrozza entrano all’interno delle mura di questa chiesa convento. La verità moderna della luce emerge nel momento in cui noi confrontiamo questa veduta moderna con la tradizione incisoria di queste vedute che illustravano le guide della città e che avevano un valore solamente documentario. Bellotto ribalta il modo di vedere la città con un occhio ricco di luce e di sole che ne qualifica la magniloquenza.

Bernardo Bellotto, Vaprio e Canonica verso nord-ovest, 1744 (?). Milano, collezione privata Poi anche vedute che Bellotto destina ad alcuni luoghi amati dai viaggiatori, questo quadro ci restituisce due piccoli borghi e la villa Simonetti. Quello che interessa a B e ai suoi committenti è il confronto tra l’acqua vera e mobile del fiume Adda e invece quella ferma e artificiale del naviglio a cui aveva dato vita Leonardo negli anni della sua permanenza a servizio degli Sforza. Un paesaggio che offre degli elementi suggestivi per il descrittore e viaggiatore che si trovava a passare da Milano.

Gaspar van Wittel, Veduta di Vaprio e Canonica d’Adda , 1717-1722 circa. Roma, collezione Colonna Anche in questo caso Gaspar van Wittel è un modello che precede l’invenzione di Bellotto perché in un altro momento restituisce la stessa veduta senza quella capacità descrittiva della vegetazione e delle architetture. Stesso fotogramma ripreso.

Bernardo Bellotto, Villa Perabò poi Melzi alla Gazzada, 1744. Milano, Pinacoteca di Brera Bernardo Bellotto, Veduta della Gazzada, 1744. Milano, Pinacoteca di Brera Quadri che qualificano Bellotto come un pittore autonomo rispetto allo zio. Lui ha la capacità di immergere la veduta nel paesaggio. Di ammorbidire le architetture di alcuni borghi dentro questo paesaggio che sofficemente raccoglie le architetture. Questa luce dove i colori di terra e le ocre, i verdi sono dominanti. I suoi quadri hanno questa intonazione chiaroscurata molto tipica e spettacolare. Paesaggi di grande poesia dove le architetture sono come incastonate nel paesaggio. Vediamo i comignoli fumanti delle case di questo borgo, piccola comunità. Descrizione degli aspetti più aneddotici e feriali della vita in un borgo topograficamente descritto in modo esatto.

Bernardo Bellotto, Veduta di Torino con il Palazzo Reale , 1745. Torino, Galleria Sabauda Bernardo Bellotto, Ill vecchio ponte sul Po a Torino , 1745. Torino, Galleria Sabauda Dopo essere stato a Milano si reca a Torino (1745) per incarico di Carlo Emanuele III dipinge due vedute in cui il suo spirito anticelebrativo viene assecondato anche dal committente. Solo sullo sfondo vediamo la città monumentale. Si tratta di una modalità di interpretazione della veduta che vediamo anche nel secondo quadro: le case rustiche e della gente comune sono descritte con una grandissima attenzione.

Bellotto, Veduta di Dresda dalla riva destra dell’Elba con il ponte di Augusto e la Hofkirche , 1748. Dresda, Gemäldegalerie A questo punto B grazie all’amico Pietro Guarienti veneziano come lui è consigliere dell’elettore di Sassonia, forse uno dei più grandi collezionisti dell’Eu del 700 che forma una collezione di maestri classici del 500 è anche attento alla produzione contemporanea. Ha bisogno di avere un vedutista che restituisca la qualità monumentale della sua città che è ancora in costruzione. Di nuovo però la qualità di questa veduta tutta giocata su toni chiaroscurali.

Bellotto, La Hofkirche in costruzione il ponte di Augusto dalla riva sinistra dell’Elba , 1748; olio su tela, c. 134x231. Torino, Pinacoteca Agnelli Fase precedente alla costruzione, vediamo questa veduta straordinaria con un gioco di chiaroscuri e primi piani. Carrozza che trasporta gente e figure che passeggiano. Ma quello che è interessante percepire nel dettaglio dell’immagine è questa capacità di descrivere il paesaggio fin nella lontananza con una qualità ottica, una definizione degli alberi, delle luci sull’acqua delle piccole costruzioni che ci qualificano questa intelligenza topografica e paesaggistica. C non sarebbe mai stato interessato a questi dettagli.

Bernardo Bellotto, Veduta dell’Elba all’altezza di Pirna e della fortezza di Sonnenstein , 1753- 1755 circa. Dresda, Gemäldegalerie Descrive altri luoghi cari all’elettore di Sassonia: un piccolo borgo visto da questo sperone di roccia erboso. Sembra un diaframma tutto in chiaroscuro che ci permette di godere l’apertura sulla zona illuminata del

paesaggio. Di nuovo nel dettaglio della descrizione di questi sfondi lontani vediamo la qualità con cui B delinea questi dettagli con queste case e con questi tetti che sembrano quelli di Hansel e Gretel.

Jan Vermeer, Veduta di Delft , 1659-60. L’Aja, Mauritshuis Confronto solo suggestivo tra le opere di Bellotto e quelle di Jan Vermeer. Forse la stessa sensibilità nel descrivere la luce di questi paesi del centro-europa avvicina le due sensibilità.

Bellotto, Le rovine del sobborgo di Pirna a Dresda , 1765-1766. Troyes, Musée des Beaux Arts Bernardo Bellotto, Rovine della Kreuzkirche a Dresda , 1766 circa. Dresda, Gemäldegalerie Poi Bellotto cronista dei disastri della guerra: rovine di Dresda in seguito ai cannoneggiamenti che i Prussiani avevano inflitto ai Sassoni. Vediamo la città distrutta descritta in modo spettacolare come anche una specie di atto di denuncia. Così come le rovine della Chiesa che hanno caratterizzato in parte il paesaggio della città fino agli anni dell’unificazione delle due Germanie. Peraltro, queste vedute sono servite alla ricostruzione della città negli anni 70-90 perché l’artista aveva fotografato la città in un momento di grande splendore.

Francesco Guardi, Canal Grande con San Simeone piccolo e Santa Lucia , 1770-1780 circa. Madrid, Museo Thyssen Vedutista di una generazione successiva che lavora nella seconda metà del ‘700. Sembra interpretare il momento declinante della fortuna economica della città che perde la sua indipendenza passando sotto i Francesi e poi gli Austriaci. Restituzione degli intonaci cadenti delle Chiese e delle case, atmosfera grigia. Precursore di quella lettura di Venezia che da John Raskin nelle Pietre di Venezia.

Prima di Tiepolo 1: L’illusionismo barocco, cupole e volte di palazzo, affreschi e tele da soffitto da Annibale Carracci a Sebastiano Ricci

  • Annibale Carracci (Bologna 1560 – Roma 1609)
  • Giovanni Lanfranco (Terenzo, Parma 1584 – Roma 1647)
  • Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666)
  • Pietro Berrettini, detto Pietro da Cortona (Cortona 1596-Roma 1669)
  • Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio (Genova 1639-Roma 1709)
  • Andrea Pozzo (Trento 1642-Vienna 1709)
  • Luca Giordano (Napoli 1634 – 1705)
  • Giovanni Antonio Fumiani (Venezia 1645 circa – 1710)
  • Sebastiano Ricci (Belluno 1659 – Venezia 1734)

L’intelligenza di T che si qualifica come un grande orchestratore di scene che danno vita ad uno spazio estremamente teatrale in cui le storie del passato sembrano diventare reali grazie all’intelligenza compositiva. Lui è l’erede della grande stagione dell’illusionismo barocco: capacità di sfondare pareti e volte, restituire figure in scorcio, sfondare il piano bidimensionale.

Annibale Carracci, Decorazione della “Galleria Farnese”, Roma, Palazzo Farnese, 1598-1600 ca. Questa è la celebre galleria farnese una testimonianza all’inizio del ‘600 della nuova pittura. Carracci organizza la composizione sulla volta in modo molto tradizionale: sono quadri riportati, sotrie in riquadri contornate da finte cornici illusionisticamente dipinte come se fossero dei quadri di galleria. È una scansione ordinata come se fossero storie in sequenza dove riusciamo a percepire meno la caratteristica tipica dell’illusionismo barocco che è invece molto ben visibile nel prossimo affresco.

Guercino (con le quadrature di Agostino Tassi), Il carro dell’Aurora , affresco, 1621. Roma, casino Ludovisi Si avvale della collaborazione del quadraturista tassi a cui si devono le architetture che diventano una specie di ancoraggio, elemento di partecipazione a questa invenzione illusionistica. Varietà dei punti di vista, idea bellissima dell’Aurora al centro che viene inseguita dalla notte che non si arrende. Idea multifocale: figure sulle nuvole che si allontanano. Spazio giocato su questa invenzione teatrale in cui le architetture in scorcio contribuiscono per restituire questa invenzione estremamente dinamica e varia. In questo affresco G testimonia di un’intelligenza barocca per lo spettacolo che non è quella di un bolognese come Guido Reni.

Guido Reni, Il carro di Apollo con l’Aurora , affresco, 1612-1614. Roma, Casino dell’Aurora , Palazzo Pallavicini Rospigliosi

come un confratello; è un trattatista nel campo della prospettiva applicata. Questa sua capacità di costruire l’architettura come se fosse una grande scenografia, restituzione di un palazzo monumentale. Effetto della prospettiva multifocale di varietà di punti di vista che costituisce di nuovo un elemento fondamentale in questo affresco.

Luca Giordano, La Galleria di Palazzo Medici Riccardi con la Gloria dei Medici e Ferdinando II accolto in Olimpo con figli e nipoti, 1682-1684 circa. Firenze, Palazzo Medici Riccardi Un altro grande protagonista della decorazione barocca è Luca Giornano che è un erede di Pietro da Cortona e lavora nel palazzo dei Medici. La famiglia Riccardi molto legata ai Medici interviene e invece di celebrare se stessa celebra i Medici in modo da garantire la sua alleanza con la famiglia regnante. In questo caso vediamo come le architetture spariscono. In centro vediamo la gloria di Ferdinando II con i figli accolto nell’olimpo e intorno, come fosse una cornice dipinta, le figure che poggiano i piedi sul cornicione legate al mondo allegorico. Modo di costruire la scena diverso a quanti utilizzano le architetture come ancoraggio.

Luca Giordano, La Trinità con gloria di angeli intorno a San Lorenzo, San Girolamo Carlo V e Filippo II (Trionfo della Monarchia spagnola). 1692-1694 circa. Escorial (Madrid), Monastero di San Lorenzo Luca Giordano avrà fortuna a Madrid dove vediamo questa gloria dei monarchi del passato. La scena è costruita con un centro arioso e agli angoli figure attestate sull’architettura.

Bellissima dichiarazione di quella che era stata la pittura veneziana del 600 e del ruolo che aveva avuto Luca Giordano per il 700. Vediamo che Longhi (grande storico dell’arte del 900) indica che sul cadere del secolo:

"Sul cadere del secolo i veneziani si avvedono di esser rimasti tagliati fuori, per più di cent'anni, dalle grandi idee della pittura barocca, ormai non più romana ma europea, e cominciano a viaggiare. Il primo dei pittori veneti viaggianti, Sebastiano Ricci, ha ancora, come tutti i veneziani del Seicento, il gusto del plagio, dell'imitazione…dai più vari precedenti pittorici; ma intanto dilata la sua cultura fino a farsi europeo, bene intendendo che da un secolo ogni nuova idea figurativa aveva assunto validità europea. Il Ricci è …il primo ad accorgersi che i più validi soffitti della fine del secolo…sono quelli di Luca Giordano a Firenze…Per questa buona via…riesce a inaugurare il cosiddetto rococò …nelle volte di palazzo Marucelli. Gli nuoce più tardi la sua incredibile rapacità culturale che dà a tanta sua pittura quel gusto di abile reportage di tutti i motivi europei" (Roberto Longhi, Viatico per cinque secoli di pittura veneziana, 1946

Non è proprio entusiasta di Roberto Ricci ma ci racconta come Luca Giordano abbia contato per quest’ultimo.

Pietro da Cortona, Sala di Marte con il trionfo dei Medici negli anni del granducato di Ferdinando II. 1640 circa. Firenze, Palazzo Pitti Sebastiano Ricci, Apoteosi di Marcantonio Colonna , 1693-1695. Roma, Galleria Colonna Vediamo questa discendenza anche in altri contesti. A fianco un soffitto di Ricci con l’apoteosi del grande trionfatore di Lepanto. L’organizzazione è la stessa: un motivo più luminoso e arioso nel centro e invece un assiepamento delle figure lungo i contorni della superficie del soffitto con le figure che si appoggiano alle architetture lungo i bordi della composizione.

Giovanni Antonio Fumiani, Martirio e gloria di San Pantaleone, 1684-1700 Venezia, San Pantaleone L’invenzione di Pozzo sembra far scuola anche perché lui pubblica un trattato sulla prospettiva/architettura con delle tavole dove questa prospettiva applicata ad uso dei pittori può essere stata una guida ad es per questo pittore (non da ricordare). Ormai negli anni dove Ricci sta recuperando la grande intelligenza cromatica di Paolo Veronese, T sta per esordire, Fiumiani monti questo collage di tele che restituiscono questa stupenda illusione di un edificio animato dalla presenza di monte figure. Utilizza delle sagome aggettanti che permettono di creare questa suspance, come se nello spazio del fedele si materializzassero delle figure.

Giulio Romano, Veduta di una delle pareti della Sala di Psiche, 1526-1528. Mantova, Palazzo Te. Paolo Veronese, Il trionfo di Mardocheo al cospetto di Ester , 1556. Venezia, San Sebastiano. Paolo Veronese diventa un punto di riferimento per i pittori del 700 anche nell’ambito dello scorcio; aveva lavorato a Mantova, era membro di una famiglia di scalpellini che spesso collaboravano coni grandi architetti  conoscenza degli ordini e dell’architettura, si forma sull’arte dello scorcio di Giulio Romano, l’allievo di Raffaello che si trasferisce a Mantova e che negli affreschi di palazzo Te dimostra di conoscere gli scorci delle cupole di Correggio.

Paolo Veronese, Giove fulmina i vizi , 1553-1555. Parigi, Musée du Louvre. Sebastiano Ricci, Caduta di Fetonte , 1703-1704. Belluno, Museo Civico Vediamo come Veronese diventi una fondamentale guida per Ricci. Questo celebre dipinto del Louvre che stava in origine al centro di uno dei soffitti di Palazzo Ducale a Venezia è una guida per quell’incredibile soffitto con quella caduta di Fetonte che Ricci realizza all’inizio del 700.

La Sala del Collegio in Palazzo Ducale a Venezia; una delle sale ricostruite dopo gli incendi del 1574 e del 1575 La tela del Louvre occupasse il centro di uno di questi soffitti. Per lungo tempo a Venezia non si dipinge ad affresco perché le esperienze rinascimentali nel mantenimento degli affreschi in una città con problemi climatici molto forti fa sì che si preferisca fare questi soffitti molto macchinosi dove l’intaglio ligneo ha una grande ruolo. Questo non impedisce a Veronese di inventare degli scorci mirabilanti come ci fanno vedere le decorazioni della scuola grande di San Rocco.

Veronese in quella caduta del Louvre ha in mente quella straordinaria rassegna di nudi in caduta libera sulla rassegna della sistina a Roma. Il Michelangelo è una guida per questo tipo di invenzioni. Straordinaria idea di una concatenazione di nudi in scorci variati che in qualche modo restituiscono la dinamicità di questa invenzione come se davvero le figure stessero cadendo verso gli inferi.

Michelangelo, Giudizio Universale (particolare), 1536-1541. // Tiziano, Tizio , 1548-49. Madrid, Museo del Prado. Le invenzioni di Michelangelo servono anche a Tiziano per questa tela del museo del Prado.

Jacopo Tintoretto, Giudizio Universale , 1560-1562. Venezia, Madonna dell’Orto Poi ancora Tintoretto asseconda la struttura architettonica preesistente della madonna dell’orto e inserisce questa sua immensa tela dove l’esperienza del giudizio di Michelangelo è tradotta in questo quadro dello stesso soggetto. L’intelligenza illusionistica è restituita in orizzontale ma anche in verticale.

Jacopo Tintoretto, Presentazione della Vergine al Tempio , 1555-1557. Venezia, Madonna dell’Orto Sempre alla Madonna dell’orto (museo dell’opera di Tintoretto) troviamo questa straordinaria invenzione che ha tanto dell’illusionismo di Paolo Veronese della villa di Masère che servirà molto agli artisti veneziani del 700 per studiare questa ascensione delle figure che salgono le scale e noi insieme a loro.

Prima di Tepolo 2: La pittura del Seicento a Venezia tra foresti, toni tenebrosi e recupero della tradizione del colore

Domenico Fetti (Roma 1588-1589 circa – Venezia 1623) Johann Lyss (Holdenburg in Holstein 1595 – Venezia 1630) Giambattista Langetti (Genova 1635 – 1676) Johann Carl Loth (Monaco di Baviera 1632 – Venezia 1698 Luca Giordano (Napoli 1634 – 1705)

Vediamo se Venezia si ripiega un po’ su sé stessa o meno. I grandi fasti della pittura di Tiziano e Veronese nel 500 schiacciano i pittori del 600. Quello che indica Longhi è vero? I grandi fatti nuovi della pittura del 600 a Venezia sono portati dai foresti. Questa serie di nomi sopra ce lo dice: si tratta di artisti che vengono accolti da Venezia anche con malumore dagli artisti locali.

Da un disegno di Pietro Bellotti, Ritratto di Marco Boschini (incisione in apertura della Carta del navigar pittoresco , 1660) Disegno del Vasari veneziano del 600, un artista e scrittore d’arte (allievo di un allievo di Tiziano) grande difensore della tradizione veneziana del 500. Scrive vari testi che qualificano la storia della città e dei suoi tesori artistici con le rispettive scuole. Si occupa di questi pittori che vengono da fuori che si occupano di insegnare ai Veneziani, continuamente ripiegati sui maestri del 500, qualcosa di nuovo. Resistenza a queste novità ma anche volontà di aprire gli occhi.

Domenico Fetti, Fuga in Egitto , Vienna, Kunsthistorisches Museum, 1621-23 c. Ecco uno dei primi grandi foresti a Venezia, un pittore che si forma a Roma: in questo paesaggio vediamo qualcosa di Carracci e Fieni, anche nelle figure ha un certo riflesso della presenza di Rubens a Roma.

capire che il primo artista attivo a Venezia che recupera la tradizione cromatica del 500 non è un pittore veneziano ma è un artista che viene da fuori.

Sebastiano Ricci, Madonna in trono e nove santi , 1708. Venezia, San Giorgio Maggiore Paolo Veronese, Sposalizio mistico di Santa Caterina , 1565-1570. Venezia, Gallerie dell’Accademia Il recupero definitivo di Veronese avviene prima ad opera di Ricci e poi di Tiepolo e ce lo fa capire il confronto fra queste due pale dove il dialogo è lampante, una dipende dall’altra. Costruzione in diagonale, uso delle luci, uso velatamente teatrale delle architetture che entrano in scena in modo discreto per costruire un ancoraggio e un appoggio alle figure che si muovono nello spazio ristretto della composizione. Ricci ha il merito di essere stato il primo pittore veneziano a recuperare la grande tradizione cromatica dei maestri veneti del 500.

Sebastiano Ricci, Convito in casa di Simone il fariseo , 1725 circa. Torino, Galleria Sabauda Paolo Veronese, Cena in casa di Simone il fariseo , 1570-1572. Versailles, Musée du Chateau Ce lo ricorda ancora questo bozzetto di Ricci che è una rilettura in chiave luminosa, al di là della consunzione della superficie pittorica di Veronese, che uno è un quadro del 500 e l’altro del 500 ce lo dice l’intensità della luce. Quello che conta è questa rilettura anche del rapporto tra le figure e le architetture, che Ricci fa in questo quadretto.

Giambattista Tiepolo: la formazione e gli esordi

La storia dell’arte in Italia è raccontata nel corso del tempo da diverse fonti; informatori preziosi che ricostruiscono assetti cittadini e vite degli artisti.

Vita di Gregorio Lazzarini , scritta da Vincenzo da Canal : monografia dedicata al maestro di Tiepolo Gregorio Lazzarini all’’interno della quale, all’altezza degli anni ’30, viene intercettato anche il talento del giovane allievo. Qui viene dedicato un medaglione biografico al giovane allievo Giovan Battista Tiepolo, già allora considerato un talento di cui parlare.

Lazzarini è uno di quei maestri nato alla metà del ‘600 che si lega agli artisti provenienti dal fuori.  San Lorenzo Giustiniani distribuisce l’elemosina ai poveri 1691: gruppi scultorei e figure classiche; ci restituisce il rapporto con Loth e la sua scuola. Capacità di orchestrare composizioni con tante figure.  Circoncisione, 1700 circa: capacità di restituire con una tenuta cromatica un po’ più spenta, l’intelligenza della tradizione veneziana ‘600, rapporto tra figura e architettura. Lazzarini deve essere stato utile a T per la sua capacità di orchestrare figure, ma non è stato un maestro che ha lasciato tracce consistenti nel suo allievo.

Sebastiano Ricci è il primo artista veneziano che riprende l’eleganza compositiva di Veronese.

Tiepolo si esercita molto giovane come disegnatore in funzione dell’editoria. Utile per mettere a punto la sua conoscenza sui grandi classici. Molto giovane traduce la presentazione della vergine al tempio di Tiziano, l’ultima cena di Tintoretto o ci restituisce il gran teatro di Venezia. T intorno ai suoi 15,16 anni si esercita sui grandi classici.

Sempre in funzione dell’editoria T è l’autore dei disegni che accompagnano le tavole incise della Verona illustrata di Scipione Maffei con una serie di studi dall’antico che testimoniano come T si confrontasse con la statuaria classica.

La sua fantasia e il suo capriccio cominciavano anche ad essere alimentate attraverso lo studio delle incisioni di grandi maestri del passato. Studio delle incisioni di Rembrandt o Giovanni Benedetto Castiglione. Elemento importante per il repertorio di figure e di modelli.

Venezia in assenza di accademie istituzionali, vedeva all’interno delle botteghe degli artisti la pratica dello studio del nudo dal vero. Un esercizio fondamentale per mettere a punto la propria intelligenza sulle proporzioni e le figure in movimento e le attitudini diverse. Le fonti ci ricordano che Pietro della Vecchia e Ludovico Antonio David avevano la propria bottega aperta per lo studio del nudo.  Pietro della Vecchia: Figura di vecchio (1650-1660) legato in parte alla cultura dei tenebrosi e Figura di Selene legata alla rilettura dei classici ‘500.

 Ludovico Antonio David, Storia di Apelle e Campaspe (1650-1660): concubina di Alessandro Magno che quando viene fatta ritrarre da Apelle gli fa perdere la testa; restituzione fantasiosa di una posa di nudo di fronte a un artista che ci restituisce l’importanza di questo esercizio nella formazione di un artista del ‘ prima ‘700.

Tiepolo, Accademia del nudo nella bottega del maestro Gregorio Lazzari , 1715-1716: ci restituisce una riunione del tempo; vediamo come si svolge: c’è un nudo che si poggia a una colonna (le pose durano molto a lungo), una clessidra a terra per segnare il cambio della posizione. Maestro che corregge il disegno di un allievo e dei curiosi: i viaggiatori concordano che spesso di poteva entrare nelle botteghe di questi artisti per assistere alle sedute di nudo che diventavano una specie di spettacolo. L’illuminazione della lanterna appesa a centro della stanza caratterizzava con i chiaroscuri la struttura del nudo. Disegno stupendo per la sua restituzione di una pratica che era molto importante.

Restituzione di una delle sale della mostra dove vediamo riuniti una serie di nudi accademici di artisti più o meno contemporanei di Tiepolo che ci restituiscono la vivacità della Venezia nel periodo della formazione dell’artista. Varietà dei punti di vista; studiare gli scorci su dei fogli di studio. Giambattista Piazzetta: confronto diretto con Tiepolo; fu un referente molto importante per lui.

Contesa di Apollo e Marsia 1720-22: capire come lo studio si traduce in figure nude, semi panneggiate, messa in atto degli studi isolati in una composizione articolata con figure che dialogano tra i loro movimenti diversi. Serie di mitologie giovanili che costituiscono un elemento spettacolare nella formazione di Tiepolo come: Ratto d’Europa 1720-22 dove la figura sdraiata lungo la spiaggia trovi un precedente in un Nudo femminile accovacciato. Mitologie restituite con un tono rustico-pastorale, maniera che avvicina Tiepolo a Gianbattista Piazzetta.

Il nudo femminile non era all’ordine del giorno, era possibile soprattutto studiare il corpo femminile nell’ambito famigliare (mogli, sorelle, amanti). Questa difficoltà ci viene restituita in Alessandro e Campaspe nello studio di Apelle 1725-1726: T si autoritrae al cavalletto mentre ritrae la moglie Cecilia Guardi a ricordarci come lo studio del nudo femminile non era molto semplice. In modo diretto vediamo Alessandro Magno innervosito dietro Campaspe. Storia rivitalizzata con questa interpretazione personale.

Sacrificio di Isacco 1715-1716  le prime opere realizzate da T in un contesto pubblico sono i soprarchi (sopra la navata) in cui le figure sono come schiacciate. Capacità di restituire figure che si muovono per effetti di giochi di contorsionismo: momento inventivo, energico e dinamico del giovane T.  Federico Bencovich, Sacrificio di Ifigenia 1715

Opere giovanili che sappiamo riconoscere grazie alla monografia di Gregorio Lazzarini: parrocchiale di Biadene, Assunzione della Vergine ; Passaggio del Mar Rosso , opera che Vincenzo da Canal ci ricorda essere stata esposta davanti alla Chiesa di San Rocco per l’ascensione. Valore di questa mostra artistica non formalizzata, T ne approfitta per restituire le sue scelte.

Passaggio del Mar Rosso , 1715-1716: composizione affollata; T deve aver avuto in mente le tradizioni incise di un’opera importante di Tiziano oggi perduta e che conosciamo solo attraverso questo disegno. Si tratta di un quadro eseguito per il palazzo ducale a Venezia andato bruciato nel 1577, ma molto fortunato: tradotto in incisione. Idea di Mosè che favorisce il passaggio della sua truppa durante l’esodo dall’Egitto. Cogliere la qualità del disegno veloce.

Fetone chiede il carro ad Apollo , 1719-1720: sono stati restituiti a T questi affreschi; gli sbagli attributivi sono all’ordine del giorno perché T non è ancora perfettamente riconoscibile in questo momento di formazione e preparazione al suo stile. T comincia a farsi affiancare da uno specialista di architetture illusionistiche e di inquadrature: Gerolamo Mengozzi Colonna. Bellissima idea degli oculi che si aprono verso il cielo. Apollo è una divinità che caratterizza moltissime decorazioni settecentesche.

Famiglia nuova che si afferma nel campo del mecenatismo nella Venezia di Tiepolo. È un momento in cui la società veneziana è in grande movimento; anche in seguito alla necessità per la repubblica di Venezia di finanziare le proprie guerre contro i Turchi per il controllo delle rotte commerciali, vengono venduti titoli per incassare denaro. Gli Zenobio fanno edificare questo palazzo chiedendo inizialmente a Louis Dorigny di occuparsi degli affreschi.

delle allegorie delle virtù teologali nell’angolo del bozzetto e invece la tavolozza coloratissima di questo bozzetto nella parte centrale.

Madonna del Carmelo fra i santi Simone Stock, Teresa d’Avila, il profeta Elia e le anime purganti , Milano, Pinacoteca di Brera, 1721-27 (opera realizzata per la chiesa di Sant’Apollinare a Venezia): in questo dipinto il confronto con Piazzetta è evidentissimo nella parte sinistra del quadro. Figura dell’angelo e delle anime purganti richiamate dalla madonna del Carmelo verso una zona meno pericolosa starebbero bene accanto le immagini di San Stae. La Madonna con il bambino con la colonna di sfondo e la luce che la investe ha invece un tono che ricorda sicuramente il modo con cui Sebastiano Ricci recupera Veronese. Per mettere a punto quest’immagine così solare gli deve essere per forza servito il confronto con Ricci. Quadro molto articolato che racconta il valore dello scapolare per questa confraternita devota alla madonna del Carmelo. Dietro l’angelo che porta il pastorale ci sono una serie di figure incappucciate che sono i confratelli che avevano ordinato a Tiepolo l’opera. La Vergine dirige il suo sguardo verso San Simone (santo al quale i carmelitani erano devoti), mentre il bambino offre lo scapolare a Teresa D’Avila che gli si avvicina a carponi. Nell’ombra la figura di Elia, da lui tutto è iniziato. Quest’opera ci fa capire come T sia un grandissimo narratore di storie sacre in modo insolito e innovativo.

Ca’ Zenobbio: tele esegue delle tele sulle pareti di questa stanza dove vengono raccontare storie della regina orientale Zenobia che aveva sfidato l’imperatore Aureliano (finirà male). Curiosa scelta da parte dei committenti per guida della loro vita quotidiana; richiamo a non peccare di superbia nel momento in cui i nuovi nobili affrontano la società veneziana del loro tempo. La regina Zenobia davanti all’imperatore Aureliano , 1723-1725: qui l’esempio di Sebastiano Ricci che guarda Veronese è molto presente nel gruppo centrale.

Trionfo di Aureliano : momento in cui Zenobia viene portata in catene davanti al cocchio di Aureliano.

Cacciatore a Cavallo : sempre facenti parte della collezione Zenobbio; Tiepolo restituisce un’azione in atto.

Un altro episodio legato alla fortuna di Tiepolo presso le nuove famiglie nobilitate: Palazzo Sandi, avvocati interessati a celebrare il valore dell’eloquenza. Al centro abbiamo le figure evanescenti di Mercurio, il messaggero degli dei e Minerva. Qui percepiamo come Tiepolo si fa interprete di storie esemplari messe al servizio delle virtù o delle ambizioni dei committenti. Tutt’intorno, con quell’idea di animare la cornice del soffitto, delle figure della storia antica e mitologica che ci restituiscono il valore della musica. La figura di Anfione che al suono della lira costruisce la città di Tebe, come il suono fa arrivare i mattoni nel posto giusto.

Bellerofonte che uccide la Chimera : figura alata che ricorda certe figure di angeli ad ali spiegate che sono caratteristiche delle opere di Tiepolo.

Ulisse sopra Achille tra le foglie di Licomede , 1724-25: sotto al soffitto che ancora si conserva, T aveva eseguito una serie di tele che dovevano sempre esaltare le virtù dei padroni di casa. Storia in cui Ulisse recupera Achille che la madre Tetri aveva nascosto; con un trucco fa arrivare gioielli e stoffe, c’è una spada che Ulisse aveva nascosto. La storia in funzione dell’esaltazione dell’intelligenza di Ulisse. All’altezza di queste date T riscopre il colore veneziano, il colore di Veronese, e la regia compositiva più controllata e armoniosa che è tipica delle opere di Paolo Veronese; niente più scorci sforzati o figure che si lanciano a terra, piuttosto un classicismo nuovo che caratterizzerà la sua futura produzione.

Sono gli anni in cui Tiepolo lavora ad Udine nel palazzo patriarcale, l’allora vescovo era appartenente alla famiglia Adolfin (antica famiglia dell’aristocrazia veneziana). Affresco in testa allo scalone nel piano nobile del palazzo: Caduta degli angeli ribelli 1726  ci restituisce il confronto di T con Veronese e la Caduta di Fetonte di Ricci.

Giudizio di Salomone : un altro soffitto del palazzo patriarcale interamente affrescato da T; l’artista ha in mente il Veronese legato ai suoi esercizi di scorcio sugli esempi di Giulio Romano o il Tintoretto di santa Maria della Madonna dell’Orto. Questo recupero dell’intelligenza prospettica e dell’illusionismo che i pittori veneziani avevano ben radicato.

Serie di storie tratte dalla Genesi, con la storia dei grandi patriarchi della religione antica che entrano in scena nel palazzo del patriarca. Riconoscimento nelle storie del passato. Anni in cui Venezia controlla il patriarcato di Aquileia con un’emanazione ad Udine. Le cornici sono quadri riportati: cornice che ci introduce alla scena come se fosse un diaframma, accorgimento spettacolare; le cornici illusioniste sono dipinte da Gerolamo Colonna compagno di molte avventure dell’artista. Le scelte cromatiche nella rassegna di angeli

che appaiono ad Abramo ci permettono di capire di come Tiepolo stia lavorando in una tavolozza sempre più spettacolare. Colori che testimoniano la sua capacità nel saper usare la tavolozza con un uso dei colori che lo rende in nuovo Veronese redivivo. Idea di una freschezza giovanile; racconti davvero fiabeschi.

Rachele nasconde gli idoli : tutt’intorno gli altri sono consapevoli di cosa Rachele sta facendo; sul fondo abbiamo una scena pastorale.

Angeli in volo : T immagina sulla carta i colori che dovranno animare quel volo di angeli spettacolare che si segue a cascata.

ANTOLOGIA CRITICA. LEVEY E MARIUZ A CONFRONTO

Udine, Palazzo Patriarcale

MICHALE LEVEY, 1986, ed. it. 1988 «È il libro della Genesi che fornisce la fonte dei soggetti affrescati nella stretta galleria illuminata… da cinque finestre…Qui il patriarcato era commemorato con scene tratte dalla vita dei primi patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe. C’era probabilmente un significato dietro l’enfasi del patriarca Dolfin, poiché il patriarcato era una questione politica dibattuta, e sebbene fosse titolare della sede di Aquileia, era stata a lungo destinata ad Udine…fonte di orgoglio per Venezia, ma di fastidio per il Sacro Romano Impero…Quanto al tema biblico, Tiepolo lo affrontò in uno spirito di spensieratezza che può aver sorpreso il committente e i suoi consiglieri…Ciò che Tiepolo colse fu l’elemento pastorale nelle storie che doveva illustrare, ed anche forse la licenza che esse offrivano alla fantasia, non essendo né storiche né sacre nel senso del Nuovo Testamento. Il risultato è una sorta di Sogno di una notte di mezza estate pittorico, dove essere mortali e immortali si incontrano e si lasciano in un mondo nel quale ogni cosa sembra soffusa dalla magia»

ADRIANO MARIUZ, 1994

«Giambattista ha convocato un’umanità tra contadina e zingaresca, e l’ha caratterizzata con una particolare verve espressiva. È un’umanità che ha una particolare dimestichezza con gli angeli, visto che compaiono in ben sei degli otto episodi raffigurati: angeli fra i più seducenti che l’arte del secolo abbia immaginato, uno diverso dall’altro, accomunati solo dalla giovinezza e dalla bellezza….Nella sua opera successiva non si troverà più un simile accordo di incanto fiabesco e di umorismo, di gusto cifrato della forma e freschezza di racconto. È come se, eseguiti questi affreschi, gli fosse capitato quello che succede a quei cantanti che, maturando, cambiano timbro di voce, diventano baritoni da tenori»

Tiepolo: l’affermazione fuori dai confini della Repubblica di Venezia

Abbiamo visto nella scorsa lezione scene bibliche in chiave arcaico-pastorale eseguite per il patriarca di casa Adolfin nel palazzo di Udine. Per la stessa famiglia, con toni diversi ma pressoché negli stessi anni T esegue tele spettacolari con episodi di storie dell’età romana e repubblicana. Il plasticismo e la particolare attenzione alle attrezzature di scena grazie alle quali le insegne, le armature, i vasi all’antica poteva restituire lo spettacolo di questi combattimenti e trionfi. Esaltazione delle virtù della Roma repubblicana. Questo ciclo è oggi disperso in vari musei. Abbiamo visto come T fosse legato ad alcune famiglie nuove (es. Zenobio), i Dolfin sono invece una vecchia famiglia della monarchia veneziana.

Le tele appaiono sagomate perché erano pensate come all’interno di cornici a stucco che ancora rimangono all’interno del palazzo. Idea del diaframma, di una cornice illusa pittoricamente per introdurre la scena attraverso il diaframma ideale di una finestra.

T è anche un pittore di storie sacre: Educazione della Vergine , 1730 circa, a confronto con Giambattista Piazzetta, Apparizione della Vergine a San Filippo Neri , circa 1726  due pale eseguite per lo stesso contesto; confronto che ci restituisce le diverse attitudini dei due pittori. T ha una costruzione più teatrale, una tavolozza più ricca di colori e un’enfasi plastica molto forte. P lavora solo sui toni dei grigi, dei bianchi, ocra, drammatizza la sua composizione giocando su questi colori quasi monocromi, ravvivati dal bianco che è un colore fondamentale nelle strategie di restituzione della luce per i pittori del ‘700.