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Sbobinatura della docu-serie di Freud dove viene raccontata la sua vita.
Typology: Lecture notes
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Narratrice: storica Bettany Hughes Nel 1886, un giovane medico aprì un piccolo studio a Vienna. I pazienti si stendevano su un divano e, mentre lui li ascoltava, condividevano le loro paure e ansie più recondite. Le loro storie intime e personali avrebbero condotto a un nuovo e controverso modo di comprendere il nostro passato, i nostri desideri, ciò che spinge ogni nostra azione. Queste idee avrebbero conquistato il mondo, perché quel divano apparteneva al dottor Sigmund Freud. Nel diciannovesimo secolo si assistette a cambiamenti senza precedenti: trasformata da rivoluzioni e industria, dalla scienza e dalla società, in quest’epoca ci si cominciò a interrogare sull’autorità tradizionale, lasciandoci in eredità tre pensatori radicali: Karl Marx attaccò l’ordine sociale ed economico, Friedrich Nietzsche si scagliò contro la moralità cristiana e Freud mise in discussione la nostra più intima essenza. I loro modi penetranti di vedere il mondo, spesso controversi, continuano a plasmare il senso delle nostre vite, persino oggi. “Iniziai come neurologo, cercando di dare sollievo ai miei pazienti nevrotici.” Non solo le idee di Sigmund Freud hanno concesso di fare degli enormi passi in avanti nel trattamento delle malattie mentali, ma hanno anche avuto un enorme impatto culturale. La libertà di parlare dei sentimenti, che oggi diamo per scontata, dalle differenze sessuali ai demoni interiori, gli slogan che mandano avanti la nostra società consumistica, derivano in parte dalle sue idee. Da Freud abbiamo colto la nozione dell’inconscio come riserva di impulsi irrazionali in conflitto tra loro. Le sue idee sono diventate parte del nostro vocabolario: invidia del pene, principio del piacere, soddisfazione dei desideri e, ovviamente, lapsus freudiano. “La gente non crede in ciò che dico e pensa che le mie teorie siano ripugnanti.” Ma Freud è sempre stato controverso: per alcuni non è un genio, ma un ciarlatano ossessionato dal sesso, le cui teorie speculative sono impossibili da provare e i cui metodi sono assolutamente pericolosi. “C’era una forte e implacabile resistenza.” Le idee di Freud scatenano ancora un intenso dibattito, ma non c’è dubbio che la sua mappatura innovativa della mente umana abbia sfidato i tabù e le convenzioni in modi che hanno mutato fondamentalmente la concezione di noi stessi. “Alla fine ci sono riuscito. Il mio nome… Sigmund Freud.” Per capire come si siano evolute e come siano cresciute le idee di Freud, sembra appropriato adottare un approccio di cui Freud stesso è stato un pioniere, un qualcosa che ora diamo per scontato: cercare la chiave della sua motivazione e della sua personalità esplorando la sua infanzia. PRIBOR, REPUBBLICA CECA Quando Sigmund Freud vi nacque nel 1856, questa cittadina si chiamava Freiberg, in Moravia, parte dell’Impero Asburgico. Freud nacque con l’omento, una parte della membrana del feto ancora attaccata alla testa del bambino e, in quell’epoca piena di superstizioni, veniva considerato un buon segno. La madre di Freud lo interpretò di certo come un segno che suo figlio appena nato fosse destinato alla felicità e alla fama. I genitori ebrei di Freud potevano permettersi di affittare una sola stanza in un edificio e la vita familiare era complessa: sua madre aveva 20 anni in meno di suo padre, che era già stato sposato e aveva due figli adulti; uno dei fratellastri di Sigmund era persino più vecchio di sua madre. L’amichetto d’infanzia
di Sigmund era suo nipote, ma il fato li divise presto. Quando Sigmund aveva tre anni, la piccola impresa tessile di suo padre fallì, costringendo l’intera famiglia a cercare lavoro. Non era certo una vita perfetta, ma il luogo in cui finì la sua famiglia sarebbe stato cruciale per il futuro successo del ragazzo. VIENNA, AUSTRIA – 1860 Vienna, negli anni ’60 del diciannovesimo secolo, la capitale dell’Impero Asburgico, era una città sull’orlo del cambiamento sociale. Le rivoluzione del 1848 in tutta Europa, qui avevano destabilizzato l’autorità aristocratica e conservatrice, consentendo a un liberalismo di parte di fiorire per le strade. C’era anche un numero inusuale di immigrati in città, quindi Freud è cresciuto circondato da un mix cosmopolita di voci e culture. Il distretto ebreo dove visse per un po’ la famiglia di Freud era un luogo povero e sovrappopolato, ma molti sfruttarono le opportunità offerte dalla città e risollevarono le proprie sorti: diventarono magnati della stampa e banchieri, accademici, medici e avvocati. È proprio ciò che desideravano i genitori di Freud per il loro perspicace figlio maggiore; su sei fratelli, era l’unico che aveva una stanza tutta per sé dove studiare e fu il primo della classe per sette anni di seguito. Gli intensi studi del giovane Freud sembravano alimentare l’immagine di sé come di qualcuno destinato a grandi cose. Trovò l’ispirazione nelle culture antiche, nella gloria della Grecia e nella grandiosità di Roma, e s’identificò in potenti figure eroiche della storia e della letteratura, come Mosè, Annibale e Alessandro il Grande. Nel 1873, all’età di 17 anni, Sigmund cercò la sua gloria all’Università di Vienna. I suoi interessi iniziali per la filosofia e la giurisprudenza lasciarono presto il posto ai noti scienziati naturali dell’università e alla loro luce guida, l’inglese Charles Darwin. La straordinaria ed epocale teoria dell’evoluzione di Darwin era in perfetta sintonia con la brama di onore e celebrità di Freud, ma essere all’altezza del suo eroe significava ore di meticoloso, tedioso e poco affascinante lavoro di laboratorio per cercare di svelare i misteri del sistema nervoso dei pesci. Freud stesso disse che i suoi studi di anatomia, zoologia, chimica e botanica lo resero un medico senza Dio e un empirico e, di certo, il tempo passato qui nutrì una visione scientifica del mondo che non lo abbandonò mai. Dando un’occhiata a questa sua foto dell’epoca, possiamo ben immaginare il cinico e preciso dissettore di pesci, un uomo che sembra ordinato e curato sia nell’aspetto che nella personalità. A 25 anni, Freud si innamorò follemente di una giovane donna, Martha Bernays. La loro prima corrispondenza rivela un aspetto di Freud completamente diverso. Michael Molnar (studioso di Freud): Saranno circa 1.600 lettere in tutto, si scrivevano quasi ogni giorno, a volte anche due o tre lettere al giorno. Sono circolate parti delle sue lettere, ma questa è la prima volta che vediamo le lettere di Martha. Che cosa fantastica. Quindi abbiamo la voce di Martha, e cosa diceva, di cosa scriveva qui? Beh, tutto e niente, voglio dire, in questo caso aveva appena inviato a Freud una ciocca dei suoi capelli da mettere in una spilla, come fanno gli innamorati, e Freud le aveva risposto: “Spero che tu non te la sia strappata, o forse si è staccata mentre ti pettivavi?”. In questa lettere, lei lo sta sfidando per la sua ignoranza. Dice: “Sei un medico, non conosci il codice dell’amore. Non si mandano mica dei capelli strappati o staccati a un innamorato.” Suppongo che fosse la prima volta che Freud viveva una storia d’amore.
Parigi; avere un biglietto per una lezione pubblica di Charcot è come recarsi al migliore spettacolo di Londra. In queste lezioni pubbliche, i pazienti erano messi in mostra. Sì, i pazienti erano messi in mostra e sotto l’effetto dell’ipnosi iniziavano a camminare, parlavano e facevano tutto ciò che i medici chiedevano loro. Sappiamo che Freud è presente tra il pubblico, è uno degli alunni di Charcot. Che genere di impatto può aver avuto su Freud? Credo abbia avuto un enorme impatto. Inizia a capire che ci sono diverse forme di pensiero e di attività simultanee nella mente umana e che ci sono intere aree della mente umana pronte per essere esplorate. Freud tornò a Vienna all’età di 29 anni, pieno di nuove idee e di progetti per il futuro, ma certe cose non erano semplici per Freud: appena aprì il suo studio medico, nel 1886, le cose non andarono benissimo. A volte non si poteva permettere nemmeno un taxi per visitare i pazienti e quell’anno riuscì a sposare Martha solo grazie a doni e prestiti di amici. Uno dei benefattori principali di Freud era l’illustre medico Josef Breuer. Come Freud, Breuer era curioso riguardo ai misteri scientifici dell’isteria e riguardo a una delle sue vecchie pazienti in particolare. Breuer aveva curato una giovane donna molto intelligente che proveniva da una ricca famiglia ebrea, Bertha Pappenheim, a cui aveva dato lo pseudonimo di Anna 0; soffriva di allucinazioni e di una paralisi parziale, a volte riusciva a parlare solo in inglese, sembrava avere personalità multiple. Il caso di Anna affascinò molto Freud, in parte per via dei suoi sintomi estremi, ma in parte anche per il modo innovativo in cui Breuer la curava. Durante gli incontri con Breuer, Anna cadeva in uno stato di ipnosi e rivelava dettagli malinconici sulla sua vita personale, la paziente riviveva ricordi significativi o dolorosi di eventi passati che erano stati dimenticati o bloccati e soppressi in qualche modo. Breuer scoprì che poteva tracciare i numerosi sintomi di Anna ai traumi originali. Quando Anna mostrò un’avversione al bere dell’acqua, Breuer lo collegò a quando vide un cane a cui era permesso bere dal bicchiere del padrone, ma una volta espresso il suo disgusto sommerso, la sua fobia dell’acqua sparì. Freud si rese conto che forse Breuer non era incappato in una semplice spiegazione, ma in una vera e propria cura per l’isteria. Lavorando da uno studio più grande, al 19 di Berggasse, iniziò ad applicare il trattamento catartico di Breuer ai suoi pazienti neurotici. Ma Freud aveva un problema: non poteva ipnotizzare tutti i suoi pazienti, quindi fece di necessità virtù e sviluppò la sua personale versione di una terapia del discorso. Freud chiedeva ai suoi pazienti di sdraiarsi su un divano, mentre lui sedeva dietro di loro, senza farsi vedere; li incoraggiava a dire qualsiasi cosa gli venisse in mente, come se parlassero da soli. Si dimostrò un ascoltatore attento che filtrava e sondava sistematicamente i ricordi dei suoi pazienti; interpretando le loro confessioni in maniera rapida e intuitiva, tendeva di sboccare i ricordi soppressi. Freud diede un nome al suo nuovo metodo di associazione libera: prese la parola greca “psyche”, che significa “mente o alito di vita” e la combinò a un valido termine scientifico “analisi”, era nata la psicanalisi. Nel 1895, Breuer e Freud pubblicarono le loro scoperte in un testo storico: Studi sull’isteria. Freud voleva trovare una ragione comune per le nevrosi isteriche per garantire alla loro teoria una sorta di chiave di volta, così iniziò a interpretare il sesso come un problema centrale. Breuer, dalla natura più cauta, non era d’accordo, ma un altro suo amico si dimostrò molto più ricettivo, il fisico Wilhelm Fliess. La moralità sessuale era da lungo tempo stata inquadrata dalla religione e in linea di massima era stata incessantemente repressa per secoli, ma Fliess era tra i sempre più numerosi ricercatori medici imbarcatisi in studi scientifici sull’identità e sul comportamento sessuale senza restrizioni dovute a giudizi morali ortodossi e a ciò che venivano generalmente considerate perversioni. Spinto dalla mente aperta di Fliess, Freud iniziò a perfezionare le sue idee sull’isteria e sulle questioni sessuali. Nell’aprile del 1896, presentò un articolo alla società Viennese di Psichiatria e Neurologia. Descrisse il trattamento di pazienti affetti da isteria in termini epici, come se fosse un archeologo
esploratore che analizzava le rovine di un’antica città in cerca di prove e indizi: “Immaginate che un esploratore giunga in una regione poco conosciuta, dove una distesa di rovine susciti il suo interesse, con rovine di mura, frammenti di colonne e…”. Freud sostenne di aver trovato una causa unica a tutti i suoi casi neurotici, una cosa che paragonò alla scoperta della sorgente del Nilo. La sua teoria audace, la teoria della seduzione, era che tutte le neurosi fossero il risultato di qualche abuso sessuale sofferto durante l’infanzia, generalmente inferto dai padri. Ma invece della gloria che si aspettava, il suo articolo fu accolto con smarrimento e scetticismo. Un illustre neurologo tra il pubblico lo liquidò come un favola scientifica. Questa gelida accoglienza rafforzò la convinzione di Freud di essere un pioniere tormentato in lotta con argomenti tabù. Tuttavia, in poco meno di un anno, persino lui ammise che la sua teoria della seduzione era errata: l’isteria era così diffusa che il solo pensare che così tanti uomini fossero dei pedofili capaci di abusi era altamente improbabile. Quando l’isteria colpì anche la famiglia di Freud, l’idea che suo padre, Jacob, potesse essere colpevole fu l’ultima goccia. Tuttavia, altre speculazioni si rivelarono molto più durature: al centro del pensiero di Freud c’era lo scoprire come e perché dei pensieri scomodi del passato potessero essere rimossi solo per trasformarsi nei sintomi e negli intrecci psichici quotidiani. Freud riteneva che il subconscio potesse essere la chiave. Si è immaginato e discusso del subconscio in relazione all’esperienza umana per secoli, ma Freud fu uno dei primi ad assumere un approccio sistematico per tentare di dare precisione alle percezioni del subconscio. La svolta gli giunse da una dolorosa tragedia personale: nel 1896, Freud rimase devastato in seguito alla morte del padre. Freud scrisse a Fliess: “Il mio io recondito, il mio intero passato si è risvegliato in seguito a questa perdita. Ora mi sento totalmente sradicato.” Ma questi pensieri complessi e intensi ebbero un effetto catalizzante su di lui. Freud stava facendo esperimenti con l’autoanalisi, cercando di analizzare i ricordi frammentari della sua infanzia e i terrori più reconditi. La perdita del padre intensificò quell’esplorazione e il segreto della sua autoanalisi? Iniziò ad analizzare i suoi sogni. Pochi pensavano che i sogni avessero qualche rilevanza scientifica, ma Freud scelse di pensarla diversamente. Dany Nobus (Professore di Psicologia Psicoanalitica): Vede i sogni come una cosa multistrato: c’è la storia che la gente ricorda quando si sveglia, ma per Freud quella storia è solo la facciata del nostro sogno; ciò che sta sotto è quel che lui definisce “i pensieri latenti del sogno”. Ma questi pensieri latenti si distorcono, si censurano. Perché è necessaria questa censura? Questi pensieri del sogno contengono tutti i desideri repressi, i pensieri e le fantasie che la coscienza ha ritenuto inquietanti ed allarmanti. Se non venissero censurati, si manifesterebbero in tutta la loro forza distruttiva. Per Freud, un sogno è essenzialmente realizzazione di un desiderio inconscio. Cosa ne pensa Freud in quest’epoca dello sviluppo dell’inconscio? Per Freud, l’inconscio non è più solo una serie di ricordi traumatici, è un contenitore di desideri, di pensieri e di fantasie che sono state generate dalla vita mentale di ogni singolo essere umano. E che valore gli dà Freud? Cosa ci fa con questo materiale grezzo? Nel suo studio medico, metteva insieme le varie associazioni che la gente faceva rispetto alla storia che ricordava, e con quei frammenti cercava di giungere a una certa comprensione di quei desideri sottostanti inconsci e repressi. Grazie alla teoria di Freud, noi esseri umani possiamo interpretare e vedere i sogni come produzioni della nostra mente che ci rivelano qualcosa su chi siamo veramente, e questa cosa ha un valore straordinario. Il libro di Freud, L’interpretazione dei sogni , offrì una nuova interpretazione radicale della natura umana, in cui l’inconscio era una riserva di desideri intimi e repressi e impulsi irrazionali, la fonte nascosta di ciò che ci motiva e che ci rende ciò che siamo.
Devo dire, quando si guarda al caso di Dora, che sembra esserci un cliché, queste giovani donne molto disturbate e uomini come Freud che se ne approfittano per usarle come esperimenti medici. Sì, c’è la consueta arroganza dell’uomo di scienza e il fatto di utilizzare Dora e gli altri come cavie da laboratorio per avvalorare la sua posizione scientifica. Com’è andata a finire? Come l’ha presa Dora? Non bene. Dora se ne va dall’ufficio di Freud, ma da questo impara che avrebbe dovuto prestare attenzione al mondo in cui lei aveva trasferito su di lui tutta l’ostilità che provava per Herr K. e in effetti, dopo questo caso, reintrodusse nella teoria il fatto che la psicanalisi debba prestare attenzione al modo in cui i pazienti trasferiscono i loro sentimenti consci e inconsci riguardo alle persone delle loro vite sullo psicanalista o sul terapeuta. Freud imparò una valida lezione dal caso di Dora, tuttavia, il suo metodo pseudoscientifico si basava, si può dire, si giudizi soggettivi che si auto-avveravano. Era un problema fondamentale che gli fu presentato dal suo confidente, Fliess, durante un acceso dibattito: “ Chi legge i pensieri sta meramente leggendo i suoi medesimi nelle altre persone” , fu la realizzazione di Fliess. Nel 1902, Freud inviò un invito scritto a quattro medici ebrei convocandoli nel suo appartamento per un incontro. Quella che sarebbe diventata famosa come la Società Psicologica del Mercoledì, si riuniva ogni settimana nella sua sala d’aspetto e il loro primo argomento fu una questione molto cara a Freud: la funzione psicologica del fumo. Un buon sigaro dopo un pasto era un’abitudine borghese di Vienna, ma Freud portò il vizio del sigaro a un altro livello. Fumava 20 sigari al giorno e considerava il piacere del sigaro come un sostituto per ciò che definiva l’abitudine più potente di tutte: la masturbazione. Le discussioni del Gruppo del Mercoledì aiutarono Freud a portare avanti le sue idee sulla sessualità, che condussero a una pubblicazione rivoluzionaria, Tre saggi sulla sessualità. Dany Nobus (Professore di Psicologia Psicoanalitica): In questo libro, introduce un concetto di sessualità allargata. All’epoca, la sessualità si limitava alla gente che faceva sesso, mentre per Freud riguardava l’erotismo, l’attrazione, l’eccitazione e tutto ciò che sta in mezzo. La vede anche nei bambini. Sono cose molto controverse, vero? Come vede questo istinto sessuale, la libido, svilupparsi nei bambini? Poco dopo la nascita, il bambino attraversa una fase orale: Freud osserva che quando si nutre un bambino, egli può trarne soddisfazione o gratificazione, il che ci consente di considerare quell’esperienza come qualcosa che può meritatamente essere definito erotico. Quindi crede di aver identificato l’istinto sessuale nei bambini. In quale modo lo vede svilupparsi in età adulta? Si sviluppa mostrando la nostra identità sessuale, le nostre fantasie sessuali, il nostro orientamento. Mostra chi siamo come esseri umani. Ma non è una formula: ogni individuo deve trovare il suo modo di procedere e il risultato di questo, in un certo senso, è che siamo tutti ugualmente anormali. Però esiste la possibilità, o sbaglio, che abbia mal interpretato, che non si tratto di sesso. Sì, alcuni dicono che Freud abbia sbagliato tutto, ma credo che se utilizziamo un concetto allargato di sessualità, dobbiamo giungere alla conclusione che gran parte del nostro mondo mentale viene condizionato da questo istinto. Le teorie progressive di Freud sulla sessualità si rivolgevano a una generazione di giovani viennesi cinica riguardo alla religione e alla morale repressiva. Ma la sua crescente popolarità poneva dei rischi: Freud temeva, e non a torto, che data la grande presenza di ebrei nel suo circolo, a causa
dell’antisemitismo, le sue idee non sarebbero mai state accettate; aveva paura che la psicanalisi sarebbe stata etichettata come “una scienza ebrea”. Gli giunse una soluzione da una persona non ebrea in visita da Zurigo nel 1907. “All’epoca ero ancora molto giovane e lui era più vecchio di me quindi mi disposi a imparare da lui.” Carl Jung era uno dei più brillanti giovani psichiatri dell’epoca; Freud espresse grande apprezzamento nei suoi confronti, e, in cambio, Jung venne a riverire Freud. Data l’antipatia di Freud per la religione, è piuttosto ironico che il suo movimento iniziasse a sembrare un culto religioso in cui la psicosessualità era la dottrina chiave, Freud il suo sommo sacerdote e Jung l’evangelista che diffondeva la parola di Freud. Ma presto l’evangelista divenne un eretico: Jung reinterpretò uno dei termini chiave di Freud, “libido”, che Freud intendeva come “istinto sessuale”, come “tutta l’energia mentale” e disse la sua anche su una di quelle che considerava le ossessioni di Freud riguardo al complesso di Edipo: “Quando giungeva a una conclusione, non lo si smuoveva, mentre io avevo dubbi costanti.” La loro amicizia finì in malo modo quando Freud definì Jung “pazzo” e “fuori di testa”, e le parole di addio di Jung non furono da meno: “La tua tecnica di trattare i tuoi alunni come pazienti è una cantonata. In questo modo generi figli servili o cuccioli impudenti. Io sono abbastanza obiettivo da vedere dietro ai tuoi giochetti.” Ma mentre Freud affrontava il dissenso e la dissoluzione del suo movimento, il suo nome e le sue idee stavano per conquistare fama mondiale in seguito a un evento cruciale: nel 1914, l’erede al trono degli Asburgo fu assassinato e questo scatenò la guerra con la Serbia; i figli di Freud partirono per il fronte di un conflitto che sarebbe diventato la prima guerra mondiale. La guerra fece insorgere nuove sfide per i medici, dati i misteriosi esaurimenti sofferti dai soldati: i loro discorsi sconnessi e incubi venivano diagnosticati come sintomi di traumi fisici al cervello, shock da granata, ma ben presto divenne apparente che anche i soldati che non erano in prima linea, che non erano esposti alle granate, soffrivano ugualmente. Le spiegazioni fisiologiche non reggevano più. Spesso considerati codardi o deboli, molti di questi soldati erano obbligati a tornare in azione in poco tempo, ma Freud avviò un dibattito che avrebbe portato all’odierna concezione ampiamente condivisa di disturbo da stress post-traumatico. Freud credeva che le nevrosi belliche fossero un problema psicologico piuttosto che fisiologico; pensava che lo shock da granata fosse un trauma emotivo scatenato dagli orrori del conflitto. Prima della fine della guerra, in molti iniziarono a credergli. La prima guerra mondiale rappresentò una svolta per il movimento psicanalitico, ma per Freud fu un momento molto difficile: l’inflazione postbellica aveva azzerato quasi tutti i suoi risparmi, minando il suo stile di vita a Vienna. L’influenza spagnola aveva invaso la città portando via la beneamata figlia Sophie e, anche se tutti i suoi figli tornarono dal fronte, rimasero segnati dall’esperienza. Freud iniziò a dubitare di alcune delle sue teorie chiave: per lui, la sessualità era la sola responsabile delle nevrosi, ma nel 1920, pubblicò Oltre il principio di piacere e postulò una seconda forza primordiale della mente, la pulsione di morte. Prima di allora vedeva l’aggressione come un aspetto sadico dell’istinto sessuale, la brama di supremazia, il desiderio di dominare l’oggetto sessuale, ma ora, dopo la cruda esperienza della terribile capacità umana per l’autodistruzione, iniziò invece a focalizzarsi sugli impulsi psicologici fatali dentro di noi. Freud voleva che affrontassimo l’aggressione interiore ed esteriore; sosteneva che la pulsione di morte fosse parte della condizione umana, un desiderio potente e ben radicato di disfare i legami della vita. Ma le rielaborazioni di Freud non si limitarono a questa: Freud suggerì che la mente fosse composta di tre elementi. C’era il “Sé”, una parte interamente inconscia, il calderone delle nostre passioni, in cui si trovavano la pulsione di morte e il nostro desiderio sessuale. Poi c’era ciò che definiva “il super ego”, una coscienza interna capace di imporre ideali impossibili e di infliggere critiche impietose; il super ego era una
Per circa 15 anni, la sua mascella era stata afflitta dal cancro; nonostante 30 operazioni che gli compromisero l’udito e il cuore, si rifiutò di rinunciare al piacere orale che quasi certamente lo stava uccidendo. Quando era troppo doloroso aprire la bocca, l’allargava con una molletta da bucato abbastanza per poter fumare il sigaro. Dispose il suo studio proprio come quello di Vienna e continuò a ricevere pazienti. Non appena percepì che la morte era vicina, chiese di far portare il suo letto laggiù, per poter stare vicino alla sua scrivania, ai suoi libri e alla sua adorata collezione di artefatti antichi. Nel settembre del 1939, Freud si accordò per farsi iniettare una dose letale di morfina. Ma persino dopo la sua morte, le idee di Freud continuarono a prendere slancio. Prof. A.C. Grayling (Filosofo): Uno degli impeti che Freud diede al ventesimo secolo fu autorizzare la gente a essere diversa, a riconoscere che esistono poche cose davvero anormali, perché l’anormale è la normalità. E forse, la cosa più importante di tutte, ha reso davvero possibile il discutere di sesso; credo che abbia davvero aiutato il secolo dopo di Freud: l’omosessualità, la varietà sessuale, una comprensione molto più empatica di cose che venivano viste solamente come perverse, è stato questo il grandissimo cambiamento nel vedere le cose, o perlomeno nel mondo occidentale. È una cosa per cui dovremmo ringraziarlo. Ma c’è un problema, vero? Alcune delle sue idee non sono certo scienza popolare, sono scienza negligente. Forse non sono nemmeno scienza, perché le basi empiriche del suo lavoro sono estremamente esigue. Voglio dire, si è auto-analizzato, ha analizzato sua moglie e sua figlia e qualche signora nevrotica viennese, e questo è una scarsa base di partenza per qualsiasi teoria reale. Ha analizzato molto il subconscio: come si misura con ciò che sappiamo dalla scienza o dalla neuroscienza, per esempio? Ovviamente la neuroscienza sta facendo enormi passi in avanti ora che abbiamo strumenti, come la risonanza magnetica, e abbiamo imparato molto. Una cosa che abbiamo imparato è che la maggior parte dei calcoli vengono eseguiti in modo inconscio, sotto al livello della coscienza, quindi la memoria viene archiviata fisicamente nel cervello. Questo deve significare che molti degli strati, dei depositi psichici delle nostre vite, sono lì dentro e potrebbero essere recuperati, quindi non siamo così lontani da ciò che intendeva Freud. Ha avuto la forza di immaginare ciò che noi ora sappiamo essere, vero? Esattamente. Era un genio dell’immaginazione, un fantastico cantastorie e, anche se fai un lavoro distruttivo, nel quale distruggi una fabbrica di idee convenzionali, ciò ci dà l’opportunità di vedere le cose diversamente. E credo che abbia avuto un’intuizione abbastanza grande da andare a segno in modo puramente occasionale in modi che ci fanno pensare che sia un aspetto interessante, una prospettiva interessante sull’esperienza umana. Mentre teorie come il complesso di Edipo e la pulsione di morte sono state ampiamente messe in dubbio, non c’è dubbio che Freud abbia avuto un enorme influenza culturale. Le sue idee sono diventate così familiari, talmente sepolte in profondità nelle nostre vite quotidiane, che le diamo per scontate: quando i pubblicitari vagliano i consumatori per creare marchi che facciamo appello ai nostri desideri irrazionali, si rifanno alle tecniche di psicanalisi di Freud. È una delle ragioni per cui i prodotti vengono confezionati in modo da promettere libertà giovanile, prestigio e, ovviamente, sex appeal. L’influenza di Freud persiste anche quando cerchiamo di capire chi siamo: l’importanza che poniamo nelle nostre esperienza d’infanzia, la nostra disponibilità a parlare della complessità emotiva della nostra vita. Alcuni vedono persino la sua spinta a guardarci dentro, a promuovere la nostra cultura narcisista e individualista, rendendoci egocentrici e ossessionati da noi stessi.
Le ceneri di Freud sono ancora nella sua urna preferita, che celebra il dio greco Dioniso, il dio degli impulsi selvaggi e irrazionali. Nella sua dimora abbiamo il sesso, il desiderio, la morte, le manie e il potere del passato combinati insieme. Per un uomo che ha detto al mondo di essere uno scienziato, questo è un ultimo gesto straordinariamente pazzo e romantico e forse un promemoria che Freud credeva che, per quanto profondamente ci interroghiamo, esiste sempre una parte irrazionale della nostra mente destinata a rimanere nell’oscurità. È vero che molte delle teorie di Freud sono state archiviate come ampiamente speculative, che sono state criticate per la loro scarsa scientificità, ma le domande che ci ha lasciato sono tanto attuali quanto lo erano ai suoi tempi: siamo ostaggi del nostro passato e delle nostre ansie nascoste o possiamo imparare a capire la nostra psiche e a essere i veri padroni della nostra mente? “Alla fine ci sono riuscito. Ma la lotta non è ancora finita”.