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Libro per la facoltà di Scienze della Formazione Primaria, riassunto dei 4 capitoli.
Typology: Summaries
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Cap1. Ragioni dell’approccio psico-pedagogico
La letteratura per l’infanzia è una disciplina di confine dall’identità aperta, per studiarla bisognerebbe ascoltare psicologi, sociologhi, pedagogisti (…). L’approccio pedagogico si legittima in virtù “dell’infanzia”, e in questo caso si parla di pedagogia intesa come orientamento generale, attenta alla riflessione sui fini da perseguire e ai bisogni formativi da privilegiare; una pedagogia che orienta, asseconda, suggerisce ma NON impone orizzonti di senso. Le finalità educativo/formative della letteratura per ragazzi, tenendo conto di questa pedagogia, sono: salda coscienza morale civile, educazione alla legalità, perseguimento bene comune, formazione di spirito critico (anche per discernere dalle fake news). Oggi, pur essendo nella società del disincanto e quindi avendo una grande incertezza sui fini da perseguire, permangono alcune idealità imprescindibili, trasmesse dalla classicità. L’approccio pedagogico si addentra nella riflessione sulle potenzialità del libro per ragazzi in ordine alle finalità e tenendo anche conto degli eventuali rischi di conformazione e condizionamento psichico. Inoltre la alleanza con psicologia fa in modo che possiamo verificare i requisiti di leggibilità di un testo in riferimento all’età e maturità del bambino e capire l’incidenza che ha sul bimbo. E’ però da tempo in atto un’offensiva contro la pedagogia intesa come sinonimo di moralismo deteriore (che peggiora) che esclude i caratteri di lucidità, gioiosità, trsgressività (requisiti importanti x libro ragazzi). Viene poi ritenuta la pedagogia responsabile di un ritardo dell’evoluzione della letteratura. Un’altra polemica (incarnata anche dalla Pitzorno) è che la pedagogia si serva del libro per trasmettere un messaggio moralistico con l’intento di modificare il lettore. (questa critica è infondata perché la pedagogia non vuole manipolare il bambino ma vuole solamente assicurargli un’adeguata tutela). Tutte queste critiche sul pedagogico hanno portato la scrittura dei ragazzi nella direzione del “crossover” (cioè in una logica che non porta attenzione all’età cronologica e mentale del bimbo) e nella direzione di una letteratura senza aggettivi (senza “per infanzia”). Parallelamente alla critica del pedagogico, andava la negazione del ruolo di filtro e intermediazione dell’adulto. (c’era l’idea/mito romantico che il bambino sia depositario di verità, sapienza, capace DA SOLO, mentre l’adulto sia invece solo esempio di ingiustizie.) es. Pinocchio, Pippi Calze lunghe di Lindgren, Piccolo Principe di Saint-Exupèry.. PERO’ BIMBO E ADULTO non dovrebbero aiutarsi a vicenda nel processo educativo? Senza la guida dell’adulto e se l’adulto abdica alle sue responsabilità, come negli esempi citati, il bimbo è “troppo libero”, lasciato in balia dei suoi flussi.
Per anni, dal post sessantotto fino agli inizi del nuovo millennio, dunque l’aspetto pedagogico era ritenuto inutile e dannoso perché il fine del testo doveva soltanto essere ludico. (questa situa fece comodo a editoria e scrittori, perché il pedagogico presupponeva un’attenzione in più a ciò che si scrive o vende). Oggi invece si risente il bisogno di un EQUILIBRIO tra l’intrattenimento e il fine educativo. Nel 2004, ad un convegno F.Lazzarato diceva “la lettura è anche fatica, è anche solitudine e non solo intrattenimento”. Non si tratta di riprendere una concezione adultistica o iperproteggere bambino negandogli il gioco e il divertimento, si tratta solo di focalizzare l’attenzione oltre che sul testo sul BIMBO e sui possibili effetti delle letture. (es. le eroine della Lindgren, siamo sicuri di aver bisogno di bambini cosi trasgressivi e anticonformisti?). Bisogna trovare equilibrio tra i due, non deve neanche però esserci un’eccesso di attenzione pedagogica.
Cap 2. Incidenza delle letture su personalità
Il ruolo della pedagogia si esalta alla luce soprattutto della incidenza delle letture sulla personalità. Tramite il libro si forniscono informazioni e insegnamenti che vengono interiorizzati. Ognuno di noi è frutto delle letture che abbiamo letto. In particolare le letture che abbiamo fatto da bambini, ci influenzano, ci guidano. Durante l’infanzia, poi, la parola e il suo effetto è molto più potente. Altri studiosi però non condividono questa ide tipo Quarzo e Vivarelli, che credono che un singolo libro non possa cambiare la vita di nessuno. Questa tesi però è contraddetta da diversi esempi come quello di Ignazio di Loyola che dopo aver letto “Vita Christi” vede nascere la sua vocazione religiosa. In ogni caso oltre a queste esperienze, molte ricerche psicologiche confermano l’incidenza delle letture sulla personalità del minore, anche perché l’infanzia è un periodo influenzabile. A questo proposito, molti autori credono che molti testi conseguentemente possano essere pericolosi che hanno e possono avere un impatto deleterio nei confronti dei ragazzi in fase di crescita. Ad es. leggere contenuti aggressivi crea secondo alcuni, un comportamento analogo. In sintesi le letture lasciano un’impronta su un soggetto che tutta una letteratura riconosce particolarmente recettivo a insegnamenti ed esempi, sottolineandone la vocazione imitativo-produttiva. Alla luce di ciò non è sostenibile
la tesi della neutralità dei testi narrativi, neppure di quelli scritti per il puro piacere di raccontare, perché nessuna narrazione è neutra, anche dove il narratore puro (tusitala), comunque comunica la sua visione del mondo. LA CONSEGUENZA? Il libro può essere anche fonte di stereotipi o pregiudizi cosi come risorsa per il loro superamento. Da tempo, per esempio, si è abbattuta l’accusa di sessismo e discriminazione nei confronti della donna. Effettivamente in molta letteratura del passato il protagonista era sempre un maschio, coraggioso e audace e la donna invece era elemento coreografico. Tuttavia oggi sotto la pressione femminista i ruoli sul piano dell’intraprendenza sono equilibrati basta pensare a Ermione di Harry Potter o Wonder Woman. Ecessivo, però, risulta il proliferare di questi racconti dove le eroine incarnano i ruoli maschili, in un rovesciamento, tenendo la figura maschile marginalizzata. PIUTTOSTO è da denunciare il pregiudizio misogino dove le presenze femminili sono negative (es. streghe, matrigne..)e quando sono ribaditi il pettegolume, la maldicenza, la vanità.
Cap. 3 Scelta e valutazione del libro
Nella scelta del libro i genitori sono costretti ad affidarsi a librai (spesso neanche competenti), per questo motivo bisogna stare attenti. Un aiuto potrebbe esser dato dalle recensioni e le schede critiche ma anche con loro bisogna prestare attenzione perché risentono della collocazione ideologica del recensore che spesso non ha tutte le competenze necessarie per una valutazione obbiettiva. Da non fidarsi di recensioni di internet e neanche dei premi anche se le giurie sono rigorose, l’attenzione al lettore è marginale spesso. Più affidabili i premi conferiti da giurie di ragazzi (ma non tutto ciò che piace a loro è conveniente). Le indicazioni di massima per valutare un libro sono le seguenti quindi. Prima di tutto il libro deve aiutare il ragazzo orientandolo verso mete valoriali. Graditi i libri che parlano di vecchie verità universali che appartengono all’uomo di tutti i tempi (che parlano di sentimenti importanti …). Gradite anche le vicende ambientate nel mondo in cui vive il ragazzo, che affrontano le stesse problematiche del ragazzo. Allo stesso tempo però è gradito dal ragazzo anche i racconti di fantasia che assecondano il suo desiderio di evasione. Sul piano formale limpidezza di stile, fluidità ed eleganza, proprietà di linguaggio. Indispensabile che la narrazione usi uno stile dialogato e che contenga un numero limitato di personaggi dai nomi riconoscibili (Pollicino, Biancaneve..). Il lieto fine non deve essere banale, non va esclusa la tragicità quando da essa discenda un bene per la collettività. In ogni caso la vicenda non deve esser cupa o pessimistica, c’è bisogno di ottimismo. Vanno poi bene i racconti che maturano spirito critico o che descrivono trasformazione interiore di un personaggio. Auspicabili libri denuncia che sensibilizzano il giovane lettore e anche la letteratura migrante. Da evitare libri che inseriscono bimbo in realtà adulta brutale. Attenzione va anche data all’equilibrio tra testo verbale e immagine, spesso ci si imbatte in dissincronie dove un testo elementare viene accompagnato da illustrazione difficile o viceversa. Da evitare libri in cui intenzionalità educativa è troppo presente o dove c‘è troppa propaganda ideologica. Bisogna poi far attenzione che il libro non sia veicolo di informazioni erronee storiche o scientifiche. Per quanto riguarda i contenuti, fiaba e avventura rimangono i contenuti per eccellenza. In questo caso è legittima la presenza di tematiche adultistiche? Oggi giorno ormai c’è una grande contaminazione del mondo adulto in quello del bambino, quindi va bene che si parli di questi argomenti ma bisogna farlo con garbo.. anche perché il bambino spesso è curioso e non va imprigionato in limiti di contenuti puerili. Bisogna tuttavia fare attenzione perché si può alimentare l’adultismo ignorando le peculiarità del bambino. Dunque in sintesi vanno bene le storie dell’età evolutiva ma devono rispettare la personalità del minore e devono essere di alto livello estetico-letterario. Il discorso è più delicato se si iniziano a trattare argomenti quali droga, abuso sessuale (…) (secondo l’autore non è il caso di affrontarlo). Per quanto riguarda il linguaggio, sono da evitare i libri scritti male o quelli scritti con linguaggio quotidiano imbevuto di inglesismi o espressioni giovanili; anche il titolo non deve essere disorientante. Evitato anche linguaggio con espressioni troppo impegnative. Per ciò che concerne l’apparato iconografico, che deve dar luce, esser da guida, evitare immagini chiassose, tinte forti ed aggressive o disegni anacronstici nello stile e nel tratto. Per i colori giallo, rosso o blu sono i preferiti. I colori caldi=ottimismo. Blu, celeste=senso di pace. L’illustrazione preferibilmente nella pagina affianco o nella medesima. Nei romanzi per i più grandi preferibilmente illustrazioni di tipo veristico. Le illustrazioni non devono dire tutto ma esser un po’ ambigue. Raccomandabili per i bambini i libri rebus. Non consigliabili le illustrazioni con troppi significati allegorici. Maria Nikolajeva individua nei “picture books” un’iportante funzione di coinvolgimento emotivo. Percepiamo felici i personaggi posti in centro alla pagina. L’illustrazione può essere però anche alimentatrice di pregiudizi (es. The story of little black sambo, dove i personaggi sono disegnati come caricature di