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I Sommersi e i Salvati: Memoria e Zona Grigia nei Campi Nazisti, Lecture notes of Literature

appunti del romanzo di Primo Levi, "I sommersi e i salvati".

Typology: Lecture notes

2020/2021

Uploaded on 02/26/2021

.20113
.20113 🇬🇧

4.3

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I SOMMERSI E I SALVATI – Primo Levi
Prefazione
Le prime notizie sui campi di concentramento nazisti hanno cominciato a diffondersi nel 1942. Erano notizie
vaghe: delineavano una strage di proporzioni così vaste, di una crudeltà così spinta, di motivazioni così
intricate, che il pubblico tendeva a rifiutarle per la loro stessa enormità.
È importante sottolineare come entrambe le parti, le vittime e gli oppressori, avessero viva la
consapevolezza dell’enormità, e quindi della non credibilità, di quanto avveniva nei Lager.
Il vincitore è padrone anche della verità.
Come sbarazzarsi dei corpi? Fosse comuni1, ci si sarebbe pensato poi, dato che i tedeschi stavano vincendo
la guerra; problema divenuto impellente dopo la sconfitta a Stalingrado, che premiò i russi, che fece iniziare
a pensare ad una soluzione definitiva disseppellire i corpi e bruciarli all’aria aperta2, “marce della
morte”3 (non aveva importanza che morissero per via, importava che non raccontassero) trasferirli in
campi più interni alla Germania, per non farsi scoprire dai russi che premevano ad est, e con la speranza
che quelle bibliche marce ne riducesse il numero.
Testimoni? La mancata diffusione della verità sui Lager costituisce una delle maggiori colpe collettive del
popolo tedesco, e la più aperta dimostrazione della viltà a cui il terrore hitleriano lo aveva ridotto: una viltà
entrata nel costume. Coloro che conoscevano l’orribile verità avevano forti ragioni per tacere.
L’ignoranza voluta e la paura hanno fatto tacere anche molti potenziali testimoni “civili” I Lager erano un
sistema esteso, profondamente compenetrato con la vita quotidiana del paese: c’era chi accettava
manodopera gratuita dai campi e chi li forniva (tessuti per uniformi a righe, legname, zuppe…).
Tutto ciò doveva far nascere dubbi, ma essi furono soffocati dalla paura, dal desiderio di guadagno, dalla
cecità e stupidità volontaria ed, in alcuni casi, dalla fanatica obbedienza nazista.
Circondato dalla morte, spesso il deportato non era in grado di valutare la misura della strage che si
svolgeva sotto i suoi occhi. Coloro sono i prigionieri “normali”, i non privilegiati, che costituivano la
maggioranza nel Lager, ma che sono anche coloro che non sopravvissero; ad oggi la stragrande
maggioranza di testimonianze si hanno da prigionieri “privilegiati”. Però non i più privilegiati, assertori
dell’autorità del campo, che per ovvi motivi diedero testimonianze distorte o false, bensì i prigionieri
politici, consapevoli dello sfondo culturale dell’epoca che gli permetteva di comprendere che una
testimonianza era un atto di guerra contro il regime.
L’interno dei Lager era un microcosmo intricato e stratificato; la “zona grigia”, quella dei prigionieri che, in
qualche misura, hanno collaborato con l’autorità. Le prime minacce, i primi insulti, i primi colpi non
venivano dalle SS, ma da altri prigionieri, che pure vestivano la stessa tunica a zebra.
I. La memoria dell’offesa
Meccanismi che falsificano la memoria: traumi, ricordi “concorrenziali”, repressioni (inibizione volontaria
di pensieri ritenuti inopportuni), rimozioni (rimozione involontaria di pulsioni, idee che genererebbero
angoscia e senso di colpa).
Tempo offusca i ricordi reiterazione del ricordo per mantenerlo vivo cristallizzare il ricordo in stereotipo
“Chi è stato torturato rimane torturato […] la fiducia nell’umanità non si riacquista più” J. Améry
GLI OPPRESSORI
Giustificazioni dei criminali Perché hai commesso tali crimini?
Tutti hanno risposto: perché mi è stato comandato, se non l’avessi fatto l’avrebbe fatto con maggiore
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I SOMMERSI E I SALVATI – Primo Levi Prefazione Le prime notizie sui campi di concentramento nazisti hanno cominciato a diffondersi nel 1942. Erano notizie vaghe: delineavano una strage di proporzioni così vaste, di una crudeltà così spinta, di motivazioni così intricate, che il pubblico tendeva a rifiutarle per la loro stessa enormità. È importante sottolineare come entrambe le parti, le vittime e gli oppressori, avessero viva la consapevolezza dell’enormità, e quindi della non credibilità, di quanto avveniva nei Lager. Il vincitore è padrone anche della verità. Come sbarazzarsi dei corpi? Fosse comuni^1 , ci si sarebbe pensato poi, dato che i tedeschi stavano vincendo la guerra; problema divenuto impellente dopo la sconfitta a Stalingrado, che premiò i russi, che fece iniziare a pensare ad una soluzione definitiva disseppellire i corpi e bruciarli all’aria aperta^2 , “marce della morte”^3 ( non aveva importanza che morissero per via, importava che non raccontassero ) trasferirli in campi più interni alla Germania, per non farsi scoprire dai russi che premevano ad est, e con la speranza che quelle bibliche marce ne riducesse il numero. Testimoni? La mancata diffusione della verità sui Lager costituisce una delle maggiori colpe collettive del popolo tedesco, e la più aperta dimostrazione della viltà a cui il terrore hitleriano lo aveva ridotto: una viltà entrata nel costume. Coloro che conoscevano l’orribile verità avevano forti ragioni per tacere. L’ignoranza voluta e la paura hanno fatto tacere anche molti potenziali testimoni “civili” I Lager erano un sistema esteso, profondamente compenetrato con la vita quotidiana del paese : c’era chi accettava manodopera gratuita dai campi e chi li forniva (tessuti per uniformi a righe, legname, zuppe…). Tutto ciò doveva far nascere dubbi, ma essi furono soffocati dalla paura, dal desiderio di guadagno, dalla cecità e stupidità volontaria ed, in alcuni casi, dalla fanatica obbedienza nazista. Circondato dalla morte, spesso il deportato non era in grado di valutare la misura della strage che si svolgeva sotto i suoi occhi. Coloro sono i prigionieri “normali” , i non privilegiati, che costituivano la maggioranza nel Lager, ma che sono anche coloro che non sopravvissero; ad oggi la stragrande maggioranza di testimonianze si hanno da prigionieri “privilegiati”. Però non i più privilegiati, assertori dell’autorità del campo, che per ovvi motivi diedero testimonianze distorte o false, bensì i prigionieri politici, consapevoli dello sfondo culturale dell’epoca che gli permetteva di comprendere che una testimonianza era un atto di guerra contro il regime. L’interno dei Lager era un microcosmo intricato e stratificato; la “zona grigia”, quella dei prigionieri che, in qualche misura, hanno collaborato con l’autorità. Le prime minacce, i primi insulti, i primi colpi non venivano dalle SS, ma da altri prigionieri, che pure vestivano la stessa tunica a zebra. I. La memoria dell’offesa Meccanismi che falsificano la memoria: traumi , ricordi “concorrenziali” , repressioni (inibizione volontaria di pensieri ritenuti inopportuni), rimozioni (rimozione involontaria di pulsioni, idee che genererebbero angoscia e senso di colpa). Tempo offusca i ricordireiterazione del ricordo per mantenerlo vivo cristallizzare il ricordo in stereotipo “Chi è stato torturato rimane torturato […] la fiducia nell’umanità non si riacquista più” J. Améry GLI OPPRESSORI Giustificazioni dei criminali Perché hai commesso tali crimini? Tutti hanno risposto: perché mi è stato comandato, se non l’avessi fatto l’avrebbe fatto con maggiore

durezza un altro al mio posto. Siamo stati diligenti esecutori, le decisioni non sono state nostre. Altri hanno deciso per noi perché, non solo decidere ci era stato vietato, ma ne eravamo diventati incapaci. Perciò non siamo responsabili e non possiamo essere puniti. 3 armi ha lo Stato totalitario per fare pressione sull’individuo:

1. Propaganda diretta (slogan, cerimonie, manifestazioni) o indiretta (educazione, istruzione) 2. Sbarramento al pluralismo delle informazioni 3. Terrore Inoltre per proteggere le coscienze naziste degli addetti ai “lavori sporchi” si utilizzava:

  • alcool
  • eufemismi (“soluzione finale”) Confutazione delle loro giustificazioni  manomissione del ricordo per un benestare personale: quando ricordare il passato è un peso, ci si costruisce realtà di comodo , volontariamente o involontariamente si finisce col credere pienamente al racconto e la distinzione tra vero e falso perde lentamente i suoi contorni. Chi, avvezzo a mentire pubblicamente, finisce col mentire anche in privato, anche a se stesso, e coll’edificarsi una verità confortevole che gli consente di vivere in pace. Anche loro, così forti di fronte al dolore altrui, quando il destino li ha messi davanti ai giudici e alla morte, si sono costruiti un passato di comodo ed hanno finito per credervi. Arrivando perfino alla soppressione della colpa , cioè a convincersi di star dicendo la verità perché ormai si è espulso il ricordo e non si sa più di mentire. Nell’atto in cui mente è un attore totalmente fuso col suo personaggio. Quindi erano in buona o in mala fede? LE VITTIME Anche loro, anche se non volontariamente, possono avere ricordi alterati, tendendo a filtrarli inconsapevolmente (si sorvolano episodi dolorosi). Spesso i prigionieri stessi o i parenti (vedi storia di Alberto, amico di Levi) rifiutavano una verità insopportabile, costruendosene un’altra. Contrapporre una verità dolorosa alla “verità” consolatoria. II. La zona grigia L’individuo ha bisogno di “ semplificazione ”, di una netta bipartizione tra il “noi” e il “loro”, tra giusto e sbagliato, tra buoni e cattivi. Ma la maggior parte dei fenomeni storici e naturali non sono semplici, esattamente come i Lager, non riducibili ai due blocchi delle vittime e dei persecutori. Sistema concentrazionario del Lager, dove il “noi” perdeva i suoi confini:
  1. Rituale d’ingresso: calci, pugni, urla, denudazione, rasatura dei capelli e vestizione con stracci perdita del sé
  2. I prigionieri “anziani” manifestano fastidio e ostilità verso i “nuovi” che venivano derisi e sottoposti a scherzi crudeli ( “è difficile difendersi da un colpo a cui non si è preparati ). Ciò avveniva perché:
  • Invidia perché sembrava avessero ancora indosso l’odore di casa loro
  • Tentativo inconscio di consolidare un “noi” a spese degli “altri”
  • Ricerca del prestigio: il nuovo arrivato era un bersaglio di rango più basso su cui riversare il peso delle offese ricevute dall’alto (come una matricola). Prigionieri privilegiati (o funzionari) sono coloro che maggiormente sopravvissero, perché possessori di privilegi, e sono coloro che formano la ZONA GRIGIA dei Lager. Questa zona grigia nasce da diversi fattori: