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Typology: Exercises
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Wendy Griswold
SOCIOLOGIA DELLA CULTURA
In generale quando i sociologi pensano alla cultura intendono una di queste quattro cose: norme, valori, credenze o simboli. Norme: il modo in cui la gente si comporta in una data società Valori: ciò a cui la gente tiene Credenze: ciò che la gente pensa riguardo al funzionamento del mondo. Simboli: il mezzo per rappresentare i primi tre punti (diversi dai segni). Le prospettive accademiche riguardo la cultura si possono riunire in due scuole di pensiero: discipline umanistiche da un lato --> la cultura è quanto di meglio è stato creato dall'uomo scienze sociali dall'altro--> norme, valori, credenze, simboli. (la cultura è connessa alla società) Parlare di cultura e società significa parlare di due aspetti astratti dell'esperienza umana: quello espressivo e quello relazionale, lo stesso oggetto può essere analizzato da un punto di vista culturale o da un punto di vista sociale. La scuola umanistica Il termine cultura è spesso riferito alle belle arti e in generale a quello che normalmente definiamo cultura alta. In questa accezione si è spesso posto in contrapposizione cultura e società (o civiltà)--> che indicava il progresso della Rivoluzione industriale con tutte le connotazioni negative ad esso collegate. Domanda che sorge spontanea: possiamo pensarla in questo modo, enunciando il potere salvifico ed illuminante dell'alta cultura occidentale come spauracchio contro gli orrori del progresso industriale, senza cadere in un evidente etnocentrismo? Arnold, per rispondere a tale domanda elabora una teoria universale della cultura secondo la quale essa poteva restituire all'umanità dolcezza e luce (bellezza e saggezza) derivanti da: a) dalla consapevolezza e dalla sensibilità a quanto di meglio è stato creato, pensato e conosciuto b) da una ragione giusta (un'intelligenza tollerante, flessibile e aperta) Arnold insomma concepiva la cultura come dotata di un grande potenziale educativo, e sosteneva che la civiltà avesse naturalmente un rapporto armonioso con sapere, e bellezza garantito proprio dalla cultura. (un mezzo per l'armonia). Max Weber aveva una concezione similare sostenendo che non fosse la scienza a fornire le risposte di cui l'uomo ha bisogno, ma la cultura. Caratteristiche principali dell'approccio umanistico: 1 – la cultura ha a che fare con la perfezione 2 – la cultura si oppone alle norme prevalenti dell'ordine sociale, alla civiltà, l'armonia è possibile ma difficile 3 – la cultura dev'essere attentamente preservata 4 – la cultura ha un'aura di sacralità, non ha senso se ridotta alle sue dimensioni economiche politiche e sociali. Ovviamente questo punto di vista della scuola umanistica è un idealtipo che appiana difficoltà e contraddizioni per facilitare il confronto. Ha inoltre un approccio valutativo rispetto al concetto di cultura e viene spesso usato per giustificare atteggiamenti elitari ma diffusi. Le scienze sociali Secondo questo approccio si deve parlare di culturE allo scopo di combattere contro l'etnocentrismo della visione umanistica della cultura alta e occidentale. Considera superato l'antagonismo
cultura-società anche perchè la cultura è definita diversamente come sinonimo di civiltà:quell'insieme complesso di sapere, credenze, arte, morale, diritto, costumi ed ogni altra competenza o abitudine dell'uomo in quanto membro della società. Peter Berger definisce la cultura come la totalità dei prodotti dell'uomo (materiali ed immateriali) egli sostiene inoltre che la società non è altro che parte di questi prodotti. Definizione troppo generica, si è sentita la necessità di fare dei distinguo, per esempio tra cultura implicita (fondamento implicito dell'azione) ed esplicita (forme espressive esplicite). Teorie sociali dell'armonia tra cultura e società: Il funzionalismo, branca della teoria sociale che parte dall'assunto che un'istituzione sociale svolga alcune specifiche funzioni volte al benessere della collettività, identifica la cultura con i valori che orientano i livelli sociali politici ed economici di un sistema sociale. Anche il Marxismo, pur ponendosi da una prospettiva opposta coglie la forte congruenza tra struttura sociale e cultura, solo che l'influenza è univoca e va dal sociale al culturale. Entrambe queste teorie si basano sull'assunto della forte congruenza di cui Peter Berger fa un buon esempio con il suo procedimento di esternalizzazione, oggettivazione, interiorizzazione. Gli esseri umani proiettano la loro esperienza sul mondo esterno (esternalizzazione) poi vivono queste proiezioni come fossero indipendenti (oggettivazione) e infine incorporano queste proiezioni nella loro coscienza psichica (interiorizzazione). Esiste poi un'autorevole definizione di cultura elaborata dall'antropologo Geertz che si incentra sui simboli e sul comportamento che deriva dai modi di pensare e di sentire simbolicamente espressi. Caratteristiche principali dell'approccio delle scienze sociali: 1 – evita valutazioni e opta per il relativismo (si può valutare l'impatto della cultura ma non il fatto culturale stesso) 2 – stretto legame tra cultura e società (assunto della forte congruenza) 3 – enfatizza la presenza e la forte durata della cultura e non la sua fragilità 4 – assume che la cultura possa essere studiata empiricamente (non è sacra o estranea alle attività umane) Anche questo è un idealtipo, molti scienziati sociali contestano ad esempio l'assunto della forte congruenza. Entrambi gli approcci (umanistico e scientifico) hanno delle prospettive utili, quindi nei successivi capitoli si cercherà di usarli entrambi nella costruzione del diamante culturale (uno strumento teorico coniato da Griswold). CONNESSIONI; I LEGAMI TRA CULTURA E SOCIETA’ La definizione con cui lavoreremo è la seguente: la cultura si riferisce al lato espressivo dell'esistenza umana – concetti, idee e oggetti che sono visti come espressimenti qualcos'altro. Tale definizione restringe il campo perchè si riferisce solo a ciò che ha significato e vale sia per la cultura esplicità che per quella implicita. Come possiamo distinguere analiticamente la cultura di una comunità dalla struttura sociale? Con il concetto di oggetto culturale. L'oggetto culturale Può definirsi come: un significato condiviso incorporato in una forma. E' uno status che noi attribuiamo in veste di analisti non è intrinseco, si può definire come una parte della cultura che noi estrapoliamo per essere studiata (anche al fine di comprendere la cultura generale che ha prodotto tale oggetto). Per comprendere l'intero sistema culturale con le sue relazioni con il sistema sociale abbiamo bisogno di estendere il nostro strumento analitico --> il diamante culturale. Il diamante culturale Possiamo considerare tutti gli OC come prodotti umani (in quanto culturali), possono avere un singolo creatore o più creatori (una collettività)--> C, per
cultura è qualcosa di più profondo del mondo sociale. Entrambe le due moderne teorie del riflesso adottano alcuni dei presupposti platonici e assumono l'assunto di piena adeguatezza. CULTURA E SIGNIFICATO NELLA SOCIOLOGIA MARXIANA Marx ed Engels erano interessati al dibattito filosofico tra idealismo e materialismo. Dalla terra al cielo: l'approccio materialista alla cultura Premessa di fondo dell'idealismo è che la cultura sia la materializzazione di idee, e bellezza universale (artistotelica). E' quindi separata e autonoma dall'esistenza materiale o terrena. Kant: la mente umana potrà ricevere significati dal mondo esterno perchè dotata a priori di concetti come spazio e tempo. Hegel: idealismo come principio della storia universale--> uno spirito del mondo che avanzava verso il suo compimento alla fine della storia. La storia avanza tra conflitti di forze inconciliabili. Per un po' la tesi domina ma il suo dominio genera crisi (antitesi) si sostituisce poi una nuova forza di sintesi tra le vecchie tesi ed antitesi. Se l'idealismo da precedenza all'immateriale di fronte al materiale allora il materialismo inverte tale consecuzio. Come disse Marx i materialisti assumono che la direzione sia dalla terra al cielo e non dal cielo alla terra. Il materialismo storico Il punto di partenza di ogni analisi marxiana è sempre l' homo faber , uomini che lavorano per sostenersi attraverso la produzione e la riproduzione. Anche l'immateriale come la coscienza è prodotto sociale, lo stesso può dirsi di tutto ciò che chiamiamo cultura. Politica, religione, governo, cultura ecc. Sono tutte sovrastrutture poste sulla baste di forze di produzione..su fondamenta economiche--> mutamenti alla base portano a mutamenti nelle sovrastrutture. Marx sostenva che si dovesse fare una distinzione tra i cambiamenti economici, della base, e quelli occorrenti nella politica e in generale nella cultura, in breve nelle forme ideologiche. Punto di vista da scegliere per la comprensione della realtà è il primo. Le idee dominanti in una società sono quelle della classe dominante cioè di quella detentrice dei mezzi di produzione. Williams un teorico d'ispirazione marxista ha sostenuto che M non andrebbe letto come un determinista storico piuttosto come uno che coglie l'influenza e non il determinismo delle condizioni economiche sulle pratiche culturali. Linee di ricerca della tradizione marxista La ricerca marxista comprende sempre una critica sociale e difende il mutamento. Un gruppo particolarmente influente di ricercatori di ispirazione marxista è la Scuola di Francoforte (adorno marcuse ecc.) Essi avanzarono una nuova teoria critica che utilizzava l'analisi culturale con l'obbiettivo di una riforma sociale. Fecero ricerca sull'autorità e sulla cultura di massa. Coniano il concetto di industria culturale per sottolineare la natura antidemocratica della cultura popolare. Nel frattempo un'altra teoria, il funzionalismo, si stava facendo strada; essa conservava il modello riflessivo della cultura offrendo al contempo un organico resoconto delle relazioni sociali umane--> tendenti secondo questo modello all'armonia e non al conflitto come nell'accezione marxista. SOCIETA’ FUNZIONALISTA Questo modello definisce come quello marxista la direzione della freccia verso il basso (da MS a OC) e permette che si utilizzi la cultura come testimonianza sociale. Le istituzioni sociali sorgono per soddisfare i bisogni concreti delle società umane. Le società sane esistono in uno stato di equilibrio in cui le istituzioni sono adattate tra loro ed
operano in un sistema di mutua interdipendenza. Le incapacità di adattamento in questa concezione sono disfunzionali. Ogni livello riflette ogni altro livello così la cultura riflette la società come la società riflette la cultura. Il classico modello funzionalista assume che gli esseri umani siano passivi e senza interessi propri. Inoltre per quanto riguarda l'argomento della testimonianza sociale è spesso fuorviante perchè gli OC spesso idealizzano certi aspetti della realtà sociale mettendo spesso in primo piano l'aspetto sensazionale. Esistono anche modelli funzionalisti più complessi che non assumono un modello puro del riflesso in cui la cultura non è un puro riflesso del mondo sociale, piuttosto è mediata dalle menti degli esseri umani (come nell'esempio dello storico dell'arte Baxandall) Nuovi significati vengono creati continuamente per i vari OC ed il modello dello specchio non ci aiuta a capire da dove essi provengano. La cultura è infatti intensamente selettiva a differenza degli specchi. La cultura è più un riflesso su che un riflesso di, riflesso nel senso di riflessione e non di rispecchiamento; una riflessione con il fine di comprendere, accettare o approfondire un'idea o altro. Ora un breve riepilogo: la cultura fornisce significati che sono fondamentali per gli umani. Una comprensione sociologica della cultura dovrebbe quindi connettere i significati culturali con il mondo sociale. A tal fine è stata elaborata la teoria del riflesso che trae le sue origini nel mondo greco (platone e aristotele) e che è alla base della teoria materialista (marxista, Scuola di Francoforte) e di quella funzionalista. SOCIETA’ WEBERIANA Nel suo "L'etica protestante e lo spirito del capitalismo" Max Weber ha cercato di capire il mondo moderno in particolar modo la società industriale e capitalista. Sapeva che non è solo il mondo sociale a influenzare la cultura ma che la freccia sul diamante è bidirezionale. Non mi dilungo sull'esempio ormai noto stra noto. Scambio culturale In una celebre metafora Max Weber comparò il ruolo della cultura con quello di uno scambista ferroviario per esprimere una sottiliezza del discorso sul significato: Sono gli interessi materiali e ideali e non le idee a dominare immediatamente l'agire dell'uomo; la cultura, come uno scambista ferroviario non fa che orientare la scelta del binario lungo il quale l'individuo cercherà di soddisfare il suo interesse. SISTEMI DI SIGNIFICATO O CASSETTA DEGLI ATTREZZI Le visioni classiche del modello del riflesso sono state in questi anni duramente attaccate, molti sociologi oggi ritengono che connessioni tra MS e OC siano piuttosto lente e che l'immagine offerta da Weber sia fuorviante. Due sono le critiche generali: 1 – l'approccio di weber è troppo soggettivo, chiede ai sociologi di entrare nella mente di ogni persona. E i sociologi non dovrebbero provare a essere psicanalisti. 2 – le persone si comportano in modi contraddittori e non sempre guidati dalla propria cultura, è meglio quindi parlare in termini di schemi culturali: presupposti informali che sottendono regole più formali .Ann Swidler sostiene che le culture assomigliano più a cassette degli attrezzi dalle quali le persone estraggono questa o quella competenza culturale all'occorrenza finendo anche per contraddirsi senza troppi traumi ne devianza. L'idea di una cultura forte ha quindi lasciato il posto ampiamente a una concezione che assume le relazioni tra cultura e azione come deboli e contingenti. SIGNIFICATO MODERNITA’ E SCONTRO DI CULTURE Samuel Huntington sostiene che a partire dalla fine della guerra fredda le linee di
assolutamente separato dal profano e non vi si può avvicinare 3 – La società fa sorgere il senso del divino negli esseri umani attraverso il suo potere e controllo su di noi e la sua forza positiva che produce un continuo sostegno del nostro essere morale. 4 – La conseguenza è che gli individui sostenuti nel loro essere morale riconoscono nel sacro la fonte di forza e lo connotano con essa, il profano risiede quindi nella quotidianità. Spesso gli individui hanno la percezione che la propria vita sia divisa in due fasi, in quella sacra si produce uno stato di effervescenza collettiva che nel caso dei clan australiani avviene durante il corroboree , in queste occasioni il totem (rappresentante i vari clan) diventa rappresentazione collettiva delle forti emozioni provate nonchè della scena. In sunto la forza morale esiste...ma non è divina...è originata dalla società. La religione non è che il sistema di idee attraverso le quali le persone rappresentano la loro società. Tutta la cultura umana diventa una rappresentazione del sociale. La cultura come rappresentazione collettiva Tutti gli oggetti culturali sono rappresentazioni collettive, rappresentano la stessa esperienza sociale --> qui riconosciamo l'impronta funzionalista; Durkheim però, invece di accogliere meramente il modello del riflesso propone un quadro più complesso di come possa accadere questa rappresentazione della realtà sociale: gli OC non sono semplicemente creati da un individuo di genio, piuttosto sono prodotti da individui che si relazionano ad altri individui. Inoltre le persone negli OC che producono rappresentano la propria esperienza di vita ed emotiva. Ogni gruppo sociale identificabile svilupperà rappresentazioni collettive con le quali dimostrare la propria solidarietà collettiva a se stesso ed agli altri, se poi volessimo comprendere un OC dovremmo vedere come viene usato da un dato gruppo per rappresentarsi. LA PRODUZIONE COLLETTIVA DELLA CULTURA Sono innumerevoli le attività sociali coinvolte nella creazione della cultura: la cooperazione, il conflitto, l'interazione ecc. La teoria secondo la quale le interazioni tra gli individui producano cultura è nota come interazionismo simbolico. La scuola della produzione della cultura è invece basata sulla sociologia economica ed organizzativa e si concentra maggiormente sulle organizzazioni di produttori e consumatori di cultura. (la considereremo nel quarto capitolo). L'interazionismo simbolico Questo è l'ambito della psicologia sociale, dello studio delle interazioni tra individui che generano cultura. L'interazionismo simbolico è in altre parole interessato a come l'individuo costruisce attivamente le proprie norme; il sé dell'uomo non è una forma platonica preesistente è creata dall'interazione sociale. Uno dei primi studiosi di questa branca fù Cooley che nel 1902 coniò l'espressione specchio del sè. Secondo Cooley una interazione completa contempla tre fasi: - il sé immagina la reazione di un altro alla sua apparenza - immagina poi il giudizio dell'altro - reagisce a tale giudizio con una reazione emotiva Se l'interazione mina l'armonia sociale gli individui tendono a costituire nuove sequenze interattive che ristabiliscano tale armonia (la norma dello scusarsi se ci si scontra) Non tutta la competenza sociale si costituisce attraverso l'interazione a due: Mead nel '34 ha notato che il bambino nella sua fase di sviluppo attraversa diverse fasi: stadio del gioco libero (play), stadio del gioco con regole (game) in questa fase il bambino impara a tenere conto di norme e ruoli diversificati. Infine il bambino impara a tenere conto dell'altro generalizzato (la società)--> essa è la
fonte della moralità ed i bambini sono socializzati a tenere conto di cosa si aspetta da loro questo altro generalizzato. Dove compare la cultura? Dal punto di vista dell'interazionismo simbolico il sé è molto disponibile ad essere influenzato data la carenza di spinte istintive, l'uomo deve così creare le proprie linee di condotta, ciò avviene nell'interazione con gli altri e con l'altro generalizzato. Gli OC così creati sono poi trasmessi attraverso la ripetizione e la socializzazione dei nuovi membri del gruppo. L'identità è un punto cruciale dell'interazionismo simbolico, viene prodotta dalle interazioni con gli altri e richiede la loro conferma. Secondo una tesi di tipo biologico gli esseri umani hanno una serie di bisogni strutturati gerarchicamente e prima di dedicarsi alla costruzione di significati devono soddisfare questi. La tesi interazionista di Anderson e Snow afferma invece che anche quando c'è incertezza per quanto riguarda i primi l'attività di costruzione di significato e identità è comunque intensa (Studio sui Vagabondi). L'altro generalizzato è normalmente concreto e stabile in modo tale che gli OC costruiti sulla sua base non debbano essere continuamente ridiscussi. Subculture Gli individui non sono membri di un solo gruppo, ma di una pluralità: Mead ha identificato almeno due tipi di gruppi sociali: astratti (come per esempio: i debitori) e concreti (come un partito politico, club, aziende ecc.) --> sono tutte unità sociali funzionanti e se i rapporti non si interrompono a causa delle possibili pressioni dell'altro generalizzato societario si possono trasformare nelle cosidette subculture. Una subcultura esiste entro un più ampio sistema culturale e ha contatti con esso, fa riferimento non solo ad abitudini di consumo ma anche agli stili di vita, l'interesse nei confronti delle subculture è nato con gli studi della scuola di Chicago che si concentravano su subculture non assimilate (le gang criminali e i gruppi di immigrati) allo scopo di favorire l'assimilazione. Oggi si studiano anche le subculture più durature (legate per esempio alle professioni) L'idiocultura è la cultura del subgruppo: ricca di implicazioni note solo ai membri del gruppo. Schema della formazione di una idiocultura. Affinchè un simbolo o un'espressione entrino a far parte dell'idiocultura devono basarsi su info note, devono essere funzionali, facilmente utilizzabili, appropriati e ripetuti spesso. Le subculture creano significato, producendo OC significativi per i membri del gruppo e incomprensibili per gli estranei. (spesso enfatizzano il contrasto), creano inoltre confini per distinguere quelli come me da quelli che non lo sono (per creare significato) o al contrario per evitare il significato ed essere maggiormente inclusivi (per tenere fuori politica ed altri argomenti causa di conflitto)
INNOVAZIONI CULTURALI E CAMBIAMENTO SOCIALE A volte le subculture nascono per cambiare la cultura primaria, nella maggiorparte dei casi esse nascono per essere lasciate in pace, ma come dicevamo molte nascono come subculture per poi trasformarsi in movimenti sociali passando dall'ascetismo ultramondano all'impegno riformista. Guardiamo da vicino la relazione tra innovazioni culturali e cambiamento sociale: Ritardi e direzioni culturali Benchè ci sia qualcosa di giusto nell'affermare che gli slittamenti sociali producano mutamenti culturali, una simile affermazione deterministica suggerisce che il mutamento sociale viene sempre prima di quello culturale. L'ipotesi del ritardo culturale prevede la distinzione tra cultura materiale (case, macchine e altri oggetti
Mercati culturali Peterson Un nuovo grande mercato porta alla diminuzione della specificità artistica di un genere, oppure porta ad una maggiore differenziazione culturale. Un altro esempio di innovazione attraverso esclusione nel I mercati influenzano la produzione culturale, ma non sempre escludendo o rigettando un OC in favore di un altro: talvolta possono coesistere stabilmente mercati paralleli. Indipendentemente dalla stabilità di un sistema i mercati reagiscono al mutamento sociale. Sembra che anche nel caso dei mercati ci siano periodi di agitazione in cui sia il mondo sociale che i mercati culturali cambiano più velocemente. Modernizzazione e urbanizzazione con guerra, pestilenza, e rivoluzione economica sono le occasioni di creatività culturale di più grande impatto, ma anche minori riconfigurazioni sociali possono avere un certo impatto. Ulf Hannerz concepisce la cultura come un network di prospettive, con una produzione continua di forme culturali esplicite. Questo modello di rete unisce le prospettive radicate in una particolare subcultura da un lato e un apparato di produzione culturale con posizioni e priorità sociali molto diversi dall'altro. Ad esempio il Blues di Chicago è nato da una prospettiva subculturale diffusasi in un mercato caratterizzato da un profilo razziale ed economico radicalmente diverso. LA PRODUZIONE DELLE IDEE Ha senso pensare a concetti ed idee come a "prodotti"? Forse sì dato che idee e concetti competono per l'attenzione del pubblico con gli OC che non abbiamo problemi a definire "prodotti". I successi sono tutti imprevedibili e le reputazioni sono la risorsa principale che i produttori hanno a loro disposizione.In ogni caso l'idea di un OC deve lottare per essere accettata prima dell'OC stesso, soprattutto nel caso non sià già ancorata ad un contesto culturale ma sia totalmente innovativa Anche per quel che riguarda la produzione ideologica ci sono momenti più favorevoli, che sono ancora quelli di instabilità socio politica ed economica: nei momenti di tranquillità (come dice Ann Swidler) le persone tirano avanti con pezzi misti di ideologie, ma in un momento di incertezza gli umani abbisognano di certezze e coerenza ideologiche (ecco perchè questi sono momenti proprizi) C'è tra le ideologie in surplus un processo di selezione (nella competizione per le risorse) e poi di istituzionalizzazione (quando la nuova ideologia è inserita nella prassi). Ora è tempo di occuparci dei consumatori (o ricevitori) di cultura che chiameremo il sottosistema di di produzione dell'interpretazione. LA RICEZIONE Il sistema di ricezione è quello che produce l'incertezza del sistema di produzione riguardo il successo o meno degli OC prodotti. Chi riceve l'oggetto ha l'ultima parola. Un postulato di base nell'approccio sociologico alla ricezione è che la "mente sociale" elabora gli stimoli in arrivo (non solo - come un cervello o - come una mente individuale ma come una prospettiva di gruppo formata dalla comunicazione interpersonale, e quindi
I pubblici, le culture di gusto e il capitale culturale Una grande massa di ricerca conferma la correlazione tra gusto culturale e posizione socioeconomica, la stratificazione culturale. Non è sempre così diretta e data: molti OC attraversano i confini di classe, genere, etnia e religione; per questo motivo Gans ha proposto di non dedicarsi alla correlazione tra classe e gusto ma piuttosto di identificare culture di gusto (avulse dal posizionamento sociale). Gli strati sociali differiscono nell'ampiezza della loro partecipazione alla cultura: la classe medio alta partecipa più intensamente alla cultura: laddove un uomo di classe operaia sa di TV, sport e e musica popular un uomo di classe media sa di belle arti, letteratura + TV, sport e musica popular. Peterson ha chiamato i gruppi di classe media onnivori culturali; chiaramente questi avranno più risorse degli altri per l'azione nelle varie situazioni sociali. Come chi vive nei ghetti ha ancora meno possibilità di un membro della classe media o della classe operaia di passare da un codice ad un altro (non avendo avuto esperienze d'interazione con altre culture). Certamente non si scegli la cultura di gusto a cui si partecipa e neppure le conseguenze di tale partecipazione. Una potente teoria sulle conseguenze di gusto è stata elaborata da Bourdieu secondo cui la cultura può essere considerata una sorta di capitale che può essere accumulato e investito, e anche convertito in capitale economico. Bourdieu ha tracciato una mappa dei collegamenti tra capitale culturale ed economico: a volte c'è corrispondenza altre volte c'è conflitto: Gli studenti--> alto capitale culturale, basso capitale economico Gli imprenditori --> basso capitale culturale, alto capitale economico. I tipi di capitale non economico possono cambiare da luogo a luogo: Poichè si crede che il capitale culturale sia importante, i gruppi sociali hanno la tendenza ad inflazionare il valore di ciò che essi hanno e a cercare di impedire che altri ne posseggano a loro volta --> così si formano le convinzioni etnocentriche di superiorità culturale e si riveste di sacralità la propria cultura. Sembra dunque chiaro che la ricezione di diversi tipi di oggetto culturale è stratificata per classe sociale e che la gente può consapevolmente o meno usare la cultura per mantenere e legittimare i vantaggi ottenuti e per superare gli svantaggi. Un ampio repertorio culturale è quindi socialmente utile. Orizzonti di aspettative l'orizzonte di aspettative è plasmato dal bagaglio culturale e sociale di ciascuno e quando un soggetto si relaziona ad un OC lo fa tramite il filtro del suo orizzonte di aspettative che in ogni caso muta a causa della relazione (un processo ciclico) Il significato attribuito agli OC cambia a seconda delle culture di gusto: Ogni evento può essere trasformato in un OC quando gli viene attribuito un significato. L'attenzione prestata alle diverse interpretazioni di un OC può rivelare la presenza di assunti sociali fortemente radicati. Modello del framing: se i creatori riescono a dare all'OC una cornice che il pubblico già possiede è più facile che l'OC venga percepito. (così funziona la propaganda politica) Ma se ogni gruppo ha il suo orizzonte di aspettative può costruire autonomamente i significati che più gli piacciono? LA LIBERTA’ DI INTERPRETAZIONE CULTURALE Possono esserci due risposte antitetiche: 1 – si può costruire qualsiasi significato (ricevitori forti OC deboli) 2 – si deve sottostare ai significati che sono intrinsechi all'OC (ricevitori deboli OC forti) Lévi Strauss disse che la mente umana era come un bricoleur (come quel tipo di artigiano che poteva modellare qualsivoglia materiale in qualsiasi forma.) Seguendo questa logica
L'identità collettiva non è una condizione ma un processo: bisogna continuamente lavorare alla propria identità (all'essere donna, mussulmano, italiano ecc.) altrimenti questa si trasforma in un'etichetta che poco avrà a che fare con il comportamento.Si forma attraverso processi interattivi e condivisi.Il processo di formazione, mantenimento ed alterazione di tale identità fornisce agli attori la base per formare le proprie aspettative e calcolare costi e benefici di un'azione.L'identità collettiva può cristallizzarsi in forme istituzionalizzate --> organizzative.E' da questa definizione che nasce il collegamento con i PS e con i movimenti.Quando una identità collettiva viene attivata produce una mente sociale che considererà un certo tipo di OC come problemi sociali e potrà attivarsi ed agire.La rivendicazione culturale basata su razza, etnia, religione e lingua persiste per diverse ragioni: la sua espressione attraverso OC è soddisfacente ed a basso costo, - inoltre impegna i leader intellettuali del gruppo etnico o razziale che hanno interesse nella sua perpetuazione; - i leader politici trovano inoltre conveniente appellarsi all'appartenenza etnica e razziale nella loro caccia al voto L'espressione culturale dell'etnicità è meno diretta di quanto potrebbe apparire a prima vista: le suddivisioni interne ai gruppi etnici e razziali sono spesso invisibili agli esterni. L'etnia stessa è un OC. Le appartentenze etnico-razziali sembrano naturali ma sono culturali Le persone possono trarre anche vantaggio dall'appartenenza etnica imposta (se le specificità non vengono riconosciute dall'esterno ci si può in definitiva unire contro il nemico comune ed abbattere le barriere che ci si era autoimposti (indiani d'america delle varie tribù uniti contro chi li chiamava tutti musi rossi ecc...) Le espressioni culturali etniche sono spesso tradizioni inventate ad hoc. (primordialismo costruito ecc). Le potenti costruzioni di identità collettive creano come abbiamo visto potenti NOI che influenzano il nostro pensiero e comportamento in molti modi. I Claims Makers proveranno a raggiungere i pubblici attraverso le loro identità collettive. COSTRUZIONE DI UN PROBLEMA SOCIALE Le forme assunte dai vari problemi sociali sono specifiche di ogni cultura e società. Alcuni OC servono a convogliare attenzione su un dato PS: si pensi a "La capanna dello zio Tom". Ma se la cultura può attirare l'attenzione su un determinato PS può anche crearlo? E quale può essere il suo ruolo nella soluzione del problema che ha identificato? grado in cui i problemi culturali sono culturalmente costruiti come i PS vengono creati e plasmati come OC Ruolo dell'identità collettiva nella ricezione di questi e nella promozione di movimenti sociali. Creare noie A volte la sofferenza umana che capita viene trasformata da mero evento casuale in OC significativo e successivamente in PS, quando si compie questa trasformazione si possono trovare delle soluzioni (l'esistenza di un problema implica l'esistenza di una soluzione, la morte non è dunque un problema perchè non c'è modo di sfuggire ad essa) Quando consideriamo un OC un PS significa che lo leggiamo entro un orizzonte di aspettative, assegnamo ad esso un autore, e lo vediamo come qualcosa da superare. I PS possono beneficiare dell'analisi sul diamante.
Dal fatto all'evento al problema sociale L'OC deve essere articolato come un insieme di idee e istituzioni tra loro intersecantesi per poi diventare PS. >Caso del problema sociale della guida in stato di ebrezza<: Sono molti i fatti rilevanti legati ad essa; com'è successo che con tutti questi fenomeni si sia identificato l'autista ubriaco come l'unico OC significativo? La risposta (nel caso americano) sta nelle idee e nelle istituzioni, nonchè negli interpreti (R) per esempio il MADD (mothers against drunk driving) In Nigeria la morte in autostrada è ugualmente un OC ma il suo significato è totalmente diverso: il problema è la Strada (dissestata e infestata da spiriti maligni). Così i problemi sociali tendono ad esprimere un comodo adattamento alle idee ed alle istituzioni della società in cui si sviluppano. Se la gente definisce una situazione come reale essa lo sarà almeno nelle sue conseguenze --> La profezia che si autoadempie. La carriera di un problema sociale Iniziale competizione in un'arena pubblica tra fatti potenzialmente PS, comp. Che si realizza in due forme: Definizione ed inquadramento dello stesso problema Cattura dell'attenzione delle istituzioni le cui risorse sono ancora una volta limitate Quelle situazioni che vengono selezionate come PS hanno caratteristiche specifiche: possono essere drammatizzate - trattano temi mitici e radicati nella cultura - sono politicamente vitali perchè spesso collegati a forti gruppi d'interesse. I vincitori di questa competizione assurgono allo status di PS. Una volta creato il PS ci si deve chiedere se qualcuno si muoverà per risolverlo, genererà un movimento sociale? Perchè questo succeda il problema deve connettersi ad un pubblico in modo tale che alcuni dei ricevitori siano spinti all'azione. LA COSTRUZIONE DI UN MOVIMENTO SOCIALE Anche se un certo pubblico accetta un fatto come PS non significa che qualcuno si attiverà per risolverlo: per esempio se si assume un atteggiamento fatalistico non si farà nulla. I movimenti sociali richiedono che le persone siano motivate a riconoscere che esiste un problema, che si può risolvere, e a trovare delle linee d'azione perchè ciò avvenga. Il trucco degli attivisti è connettere il discorso pubblico e l'esperienza delle persone integrandoli in un quadro coerente che supporti l'azione collettiva. Per collegare un pubblico ad un problema occorre formularlo in modo tale che il pubblico ne riconosca la rilevanza: un problema di framing. I movimenti sociali devono far concidere i frames delle potenziali reclute, l'allineamento dei frames è "la connessione degli orientamenti interpretativi degli individui e delle organizzazioni dei movimenti sociali (OMS)" Talvolta una OMS cerca di fare in modo che i frames degli individui si estendano; i frames sono in gran parte definiti dal loro senso di identità collettiva, se le persone a cui le OMS fanno appello attraverso certi frames non si riconoscono nell'identità collettiva relativa ad essi gli appelli falliranno. I claims makers dovranno fare appello anche alla sfera emotiva per scuotere e commuovere le persone, spesso dunque usano l'arte per raggiungere i loro pubblici. La musica per esempio aiuta a dare forma a quello che chiameremo identità cognitiva ovvero ciò che suggerisce alle persone il tipo d'azione coerente con la loro identità collettiva. La musica crea questo legame in quanto ha una funzione esemplare: suggerisce quali emozioni l pubblico dovrebbe provare e cosa dovrebbe fare.I PS competono sempre per l'attenzione dei pubblici rilevanti ed i media aiutano a conquistare e mantenere rilevanza, e tutto questo anche astraendosi dal processo democratico.
se attentamente dosate trasformano l'attore esemplare in un OC modello del comportamento buono per gli altri membri dell'organizzazione. A volte l'attore modello è una finzione ma ciò non sembra togliere nulla al suo potere simbolico. 2- I manager raccontano aneddoti che illustrano i valori e le pratiche organizzative desiderate; un altro tipo di storia può comunque emergere dalle interazioni tra gli stessi lavoratori anche in contrapposizione con il management. Culture di solidarietà e ambiguità -2- Esistono culture organizzative condivise su larga scala nelle organizzazioni, anche se non sono necessariamente unitarie perchè come abbiamo visto le organizzazioni hanno subculture che possono diventare la base di conflitti; esse si consolidano tramite storie che servono per organizzare la propria esperienza e solitamente sono il dramma o l'autobiografia. Si sono identificati sette tipi di racconti che si ritrovano in una grande varietà di organizzazioni pubbliche e private. Storie su regole infrante, sull'umanità o sulla mancanza di umanità del datore di lavoro, su dipendenti che arrivano ai vertici, su incendi, su trasferimenti, su errori dei dipendenti, sull'abilità dell'organizzazione di gestire gli ostacoli. Queste storie vengono raccontate per millantare l'unicità della propria organizzazione, anche se sono spesso identiche, e chi racconta sembra inconsapevole di ciò. Ogni tipo di storia ha visioni positive e negative ed esprime le contraddizioni e i dualismi propri della vita organizzativa. Esprimere le tensioni legate all'incertezza all'ambiguità della vita nell'organizzazione può servire ad ammorbidirle. Le storie (sia nella versione positiva che in quella negativa) producono solidarietà tra chi le condivide. Anche la creazione di subculture e idioculture nelle organizzazioni non sono totalmente indipendente dal più ampio contesto sociale non dobbiamo dimenticare i legami tra MS e C. Così i lavoratori si portano al lavoro le proprie identità collettive esterne e si crea un'infintà di tensioni avulse dalla vita nell'organizzazione. E le subculture all'interno dell'organizzazione possono frammentarsi lungo le linee etniche e di genere presenti nel MS. Il Management che detiene il potere simbolico di spiegare le cose cerca di scoraggiare tali fratture che operano irrazionalmente contro l'equivalenza funzionale. Ma il potere simbolico organizzativo può arrivare solo fino ad un certo punto. La principale divisione è quella che passa proprio tra management e lavoratori, con poche posizioni intermedie (che presuppongono comunque lealtà divise) eccetto questi casi esistono distinzioni pratiche e simboliche nette tra il primo ed il secondo gruppo. Che influenza ha la divisione tra lavoro e management sulla formazione di subculture entro un organizzazione? Innanzi tutto si può dire che la chiara coscienza di classe immaginata da Marx non è poi così marcata ovunque: negli USA anche i membri della classe operaia tendono a inserirsi nella classe media in Giappone lo scarto esiste ma la socializzazione tra operaio e manager colma lo scarto. Possiamo quindi assumere che le solidarietà di classe non siano poi così rilevanti per l'analisi organizzativa anche se non totalmente irrilevanti perchè emergono nelle lotte che oppongono datori di lavoro e lavoratori: durante scioperi e licenziamenti le culture della solidarietà emergono. Tale cultura della solidarietà persiste a lungo anche dopo la crisi. Cosa ne è della cultura manageriale? Rappresenta solo la cultura nazionale o è specifica del management? Max Weber suggerisce entrambe le opzioni: lo spirito del capitalismo è rimasto anche dopo che si è estinto il suo nesso con la religione e si è esteso in tutta la società (come dimostrano le lezioni date in fase di socializzazione: un penny
risparmiato è un penny guadagnato ecc.) I manager oggi cercano di negoziare la loro posizione attraverso imbrogli morali, ai livelli più alti un'etica burocratica ha sostituito l'etica protestante, e questa subcultura manageriale favorisce un'astrazione crescente dalle funzioni organizzative e un ascetismo psicologico attraverso cui il ruolo di manager si separa da quello di padre e amico ovvero il lavoro è nettamente semparato da relazioni familiari e extralavorative. Abbiamo analizzato due tipi di cultura organizzativa: quello consensuale e quello conflittuale: nel primo l'armonia è la norma e la dissidenza è un problema che chiama soluzioni: un modello chiaramente funzionalista, nel secondo i gruppi sono pensati come aventi interessi diversi, la linea di divisione passa attraverso management e lavoratori, ma anche tra etnie, genere, religione --> queste divisioni possono originare culture della solidarietà e generano conflitti interorganizzativi: un modello marxista e delle sociologie del conflitto. Martin ha poi elaborato un terzo modello: della frammentazione--> qui le organizzazioni sono bersagliate da ambiguità e le persone adottano prospettive multiple: ogni persona è il nodo di una rete di più gruppi, categorie e culture--> questioni diverse attiveranno identità diverse. Martin invita l'analista ad adottare tutte e tre le prospettive sino a che una non si renda più utile. LE ORGANIZZAZIONI IN CONTESTI CULTURALI Quale rapporto esiste tra un'organizzazione e il contesto culturale in cui opera? In quest'area di ricerca l'accento oscilla tra cultura e struttura. Le teorie sociologiche della burocrazia alla Max Weber affermano che la tendenza è verso un unico modello ad alta efficienza: posizioni gerarchicamente ben definite, specializzazione funzionale, separazione dell'aspetto personale da quello burocratico. Questa è la struttura del tipico organigramma di una azienda o del governo. Questo modello burocratico variava fortemente da luogo a luogo: emerse dunque la tesi del carattere nazionale che come premessa assumeva che le culture dei diversi luoghi influenzavano le tendenze delle organizzazioni al punto da farle anche muovere verso soluzioni inefficienti. Questi modelli del carattere nazionale non sono mai passati di moda anche a causa del grande interesse dell'occidente per il sistema Giapponese. Sono però spesso associati a visioni etnocentriche secondo le quali le società meno avanzate hanno culture inferiori ecc. L'interesse per i rapporti tra le organizzazioni e le culture circostanti è tornato fortemente alla ribalta dagli anni ottanta a causa del fenomeno della globalizzazionedell'economia. Le singole aziende per la prima volta hanno dovuto guardare in faccia culture assai diverse nei loro processi delocalizzativi. Al già noto successo del Giappone si sono aggiunti i quattro dragoni (Taiwan, Corea del Sud, Singapore e Hong Kong) e nuovi concorrenti nell'america latina. Caso struttura delle organizzazioni americane e struttura delle organizzazioni giapponesi: culture a confronto, irreplicabilità del sistema giapponese al di fuori del Giappone. Teoria strutturale: il corporativismo del benessere (tipico delle org Giapponesi) spiega la dedizione al lavoro e il legame con l'azienda. Teoria culturale: sono i valori e quindi le differenze nazionali a spiegare la maggiore o minore dedizione e soddisfazione. La posizione culturalista afferma invece che no, queste strutture non avrebbero successo se esportate in una cultura come quella USA. I risultati sono interessanti perchè come suggerisce la prima posizione il rendimento è più elevato in giappone ma non la soddisfazione: i contatti informali tra datori di lavoro e dipendenti in Giappone sono considerati routine e quindi non ricoperti del valore sufficiente a
tale comunità: costituiscono dunque una comunità autocosciente: comunità gay, ebraica ecc. Nel passato vi era sovrapposizione tra questi due tipi di comunità data la natura delle comunicazioni. I membri di entrambi i tipi di comunità sono uniti almeno in parte dalla cultura. Un gruppo di persone che attendono il verde non costituisce comunità: condividono segni (rosso e verde al semaforo) ma non simboli --> tipici della cultura. La cultura può tenere insieme una comunità per secoli: anche quando dispersa dalle forze sociali. Cosa succede alle comunità in tempi di rivoluzione culturale? Oggi siamo in piena rivoluzione culturale: quella delle comunicazioni elettroniche a livello globale. Le culture orali Caratterizzate da un tipo di comunicazione faccia a faccia e da un sapere fortemente condiviso e tramandato e conservato tramite la sua continua ripetizione: grande uso dei proverbi e nascita della poesia epica che fanno da ausilio alla memoria. Nelle culture orali il vocabolario tende al concreto e la storia viene rinegoziata per fini pratici--> il mito e la storia sono fusi insieme. La comunità che sostiene la cultura orale è normalmente di tipo territoriale e su piccola scala, un ordine sociale indifferenziato in cui la coscienza comunitaria e individuale è quasi totalmente sovrapposta. Le comunità della cultura orale sono piene di magia. In grande misura noi viviamo ancora in un mondo orale: le culture della famiglia e dei vicinati sono quasi totalmente orali. Inoltre molta della cultura delle istituzioni e delle organizzazioni è orale (le storie aziendali). L'alfabetizzazione ha prodotto mutamenti enormi nel modo di costruire identità collettive. L'impatto dell'alfabetizzazione ( Prima rivoluzione culturale : sistemi di scrittura fonetica) --> quelli di scrittura non fonetica sono diffusi sin dall'antichità ma non costituiscono rivoluzione culturale in quanto limitati ad esclusive elites intellettuali (necessità di memorizzare migliaia di simboli). La semplicità degli alfabeti ha promosso una diffusione su larga scala dell'alfabetizzazione. (Soprattutto sulle classi dedite al commercio). ( Seconda rivoluzione culturale : invenzione della stampa a caratteri mobili)--> rende possibile un ampliamento di scala: il passaggio dai manoscritti al testo stampato permise una democratizzazione della conoscenza dell'alfabeto in occidente e permise la trasmissione e la comparazione del sapere. Rese di fatto possibile la modernità. Due delle conseguenze intellettuali dell'alfabetizzazione sono: La separazione della storia dal mito (una volta scritta è difficile cambiarla) Un crescente individualismo basato sul sapere specializzato: nelle società alfabetizzate la gente è stratificata in base a cosa a letto (quali attestati di studio ha ecc.) Le comunità relazionali esistevano già prima della stampa ma essa le ha fortificate e la diffusione di idee stampate permette di aderire a più comunità relazionali. Inoltre è proprio la stampa che ha aperto le porte alla nascita della nazione: la coscienza nazionale è emersa in europa occidentale grazie alla diffusione delle lingue vernacolari sulla carta stampata. E poi è stata anche una delle cause della diffusione del nazionalismo e di particolari identità nazionali. I media elettronici Le comunicazioni elettroniche (compresa la radio) hanno segnato la Terza rivoluzione culturale che ci ha condotto dall'era moderna a quella postmoderna. Tutte le tecnologie di comunicazione elettronica sia a senso unico che a doppio senso condividono queste caratteristiche: 1 – Mettono in comunicazione persone situate in posti lontani in tempo reale e possono raggiungere grandi numeri di persone. 2 – Permettono l'espressione diretta di idee ed emozioni rendendo possibili un'immediatezza
e un'intimità senza precedenti (se non nella comunicazione faccia a faccia) 3 – Democratizzano l'accesso culturale in termini spaziali e temporali (un individuo può vedere un concerto registrato, quando e dove vuole..non solo nella data e nel luogo del concerto) 4 – Democratizzano l'accesso culturale fondato sull'istruzione (per esempio un analfabeta può informarsi sul mondo tramite i tg.) Le conseguenze sociali dei media elettronici derivano proprio da queste 4 caratteristiche: 1 Grazie all'ampiezza e all'immediatezza della trasmissione elettronica d'informazione è possibile, con i media, influenzare l'opinione pubblica (propaganda) 2 L'effetto di intimità non era previsto e contribuì alla conservazione ed alla proliferazione delle comunità relazionali, abbattè inoltre diverse barriere sociali (con la chiacchiera nei talk show per esempio). Lavorare sull'emotività in tv può portare alla lunga ad una desensibilizzazione nei confronti per esempio della sofferenza (tanto proposta dalla tv) 3 e 4 L'effetto di democratizzazione dei media ha avuto grande impatto sociale: la stampa tende a segmentare il pubblico e i centri culturali delle università ecc tendevano a istituire periferie e centri, tutto questo sta cambiando: la televisione per esempio tende ad essere vista da pubblici immensi, dispersi ed indifferenziati. Se le culture nazionali sono sempre più attaccate dall'esterno la cultura globale sostituirà la cultura nazionale in misura sempre maggiore. Internet sembra offrire la promessa non di una ma di tante comunità. IMPATTO CULTURALE DI INTERNET In questo caso, ben lungi dal demolire la tradizione, Internet l'ha aiutata (riproducendo le pratiche culturali su grande scala). Al momento questo sembra essere il modello ricorrente al di la di ogni previsione possibile. Aumento dell'accesso --> sempre più persone connesse Aumento del coinvolgimento --> sempre più tempo connessi e facendo più cose Uso domestico --> dall'ufficio ha seguito le persone a casa Più ore di lavoro--> con Internet ci si può portare il lavoro a casa Compiti scolastici --> largo uso della rete per lo svolgimento dei compiti Aggiornamento --> Chi non usa Internet lo vorrebbe fare "per tenersi aggiornato" Una società di rete --> Le reti (e non gruppi delimitati) sono la formazione più socialmente significativa nell'era di Internet. Riflettiamo ora sulla relazione tra Internet e la stampa: il timore era che l'uno soppiantasse l'altra producendo dunque un sicuro impoverimento culturale, da recenti studi risulta che non è così: normalmente chi usa Internet legge di più di chi non lo fa, inoltre rimane sempre un medium testuale (con poco da offrire a chi non legge). Lo stesso discorso vale per l'ascolto di musica, internet non compete con esso (nonostante stia mandando in crisi le case discografiche) piuttosto facilita l'ascolto come la diffusione dei lavori di artisti emergenti. L'uso di Internet limita quello della televisione (il che è positivo a mio parere). Esiste un largo uso religioso di Internet (un quarto degli americani sono navigatori religiosi) che sta dando molta forza alle istituzioni religiose che non mancano di utilizzare il mezzo. Internet non ha un impatto rivoluzionario sulle pratiche culturali neanche in altre aree come la politica, e la disuguaglianza di genere e sociale. QUIND:Internet permette alle persone di fare quello che facevano prima in modo più completo, veloce, efficiente, ha inoltre la capacità di connettere persone in reti. COMUNITA’ DI SIGNIFICATO IN UNA CULTURA GLOBALE Bellah: nicchie di stile di vita: questa espressione descrive i luoghi dove le persone possono scegliere di vivere con altre simili a loro; Bellah interpreta questo sviluppo come