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appunti di teologia università cattolica
Typology: Exams
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TEOLOGIA 3- DE VECCHI ORARIO: mercoledì = 15.45-16.30, giovedì=10.45-12.15 (senza pausa). 24-02-21 PRIMA LEZIONE Strumenti: appunti, slides, registrazioni, libro di Fumagalli IL CRISTIANO NEL MONDO+ libro a scelta. Esame: per i frequentati sincroni= A) due elaborati (uno sulla prima parte/uno sulla seconda, legato al proprio cammino di studi), oppure B) orale, con la prof (appelli ufficiali), C) scritto (negli appelli ufficiali) Frequentanti asincroni=no elaborato, il resto è uguale. Non frequentati= scritto (negli appelli ufficiali): il testo del prof Fumagalli + un secondo testo, scelto tra quelli indicati nella bibliografia ufficiale. SECONDA LEZIONE: alla ricerca di una identità (parte 1) Nel linguaggio corrente vi è una sostanziale sovrapposizione tra etica e morale. I due termini sono sinonimi e non sono senza ragione: cambia solo la lingua di riferimento (greco per etica, latino per morale). Alcuni teologi o filosofi, oggi, preferiscono distinguere dando a morale il senso di etica teologica (aspetti interiori e decisioni del soggetto) e a etica il significato di riflessione filosofica sull’agire umano (comportamento esteriore e visibile, norme e comportamento sociale). Quando si parla di <<moralità>>, si fa riferimento alla dimensione interiore, al coinvolgimento della libera e consapevole responsabilità della persona. La moralità connota un’esperienza di coscienza e qualifica la persona come moralmente buona o cattiva. Di che cosa si parla quando si parla di etica? DELL’OPERARE UMANO O DELLA PERSONA UMANA CHE OPERA= DELL’AGIRE. L’operare umano si realizza in due forme fondamentali:
Se l’agire riguarda l’essere, decidere qualcosa significa decidersi come persona. (comprendere=comprendersi, decidere=decidersi): rapporto di circolarità. ATTO UMANO= agire in cui vediamo il soggetto personale nella sua unità di consapevolezza, libertà e responsabilità. Se manca una di queste caratteristiche non è totalmente morale TERZA LEZIONE 3-03- I CONNOTATI DELLA CONOSCENZA MORALE -conoscenza immediata = percezione della bontà o meno di un’azione -conoscenza riflessa = ritorno sull’esperienza vissuta e sforzo di esplicitare le ragioni. La conoscenza morale è una conoscenza in costante divenire che viene approfondendosi nell’azione e mediante l’azione. (descrizione ≠ valutazione). La consapevolezza è sempre coinvoltarichiamo alla conoscenza (intelligere, logica interna), talora non tematica o non del tutto tematizzabile. La libertà mi sento causa del mio agire ma in un quadro di precisi presupposti (la libertà è condizionata per esempio dalla società, biofisici, educazione, personali, ecc). Tre livelli di libertà: libertà da= liberi da condizionamenti libertà di= libertà di scelta libertà per= come oriento la mia libertà
- La libertà di scelta (libertà di) o libero arbitrio non esaurisce il campo di libertà: il fine cui la libertà è la realizzazione umana. - Libertà per: ha uno sfogo sul futuro ed è più impegnativa EXUCURUS: i tempi dell’azione Il tempo del volere Il tempo del progetto Il tempo del discernimento Il tempo della scelta Il tempo dell’efficienza Il tempo della gioia La libertà è sempre in azione pur nella varietà dei suoi tempi. Il tempo della scelta si presenta come decisivo: non solo è tempo di libertà in azione ma rappresenta il tempo in cui la libertà decide irreversibilmente di sé. La responsabilità può essere diretta (è volontaria, siamo noi padroni) , indiretta (involontaria) , in causa (ho posto le cause per arrivare a quell’effetto). RESPONSABILITA’ COME RI-CONOSCENZA Denken=pensare/riflettere Ri-conoscenza come nuova conoscenza: Mondo non solo come oggetto (dominio, padronanza)
complesso di norme, di fattura umana esclusivamente, escogitato dalla ragione strumentale secondo esigenze puramente formali di coerenza, funzionalità e universalità. Il sistema etico della terza persona è deontologico, perché il centro è il dovere legale (e non morale). SISTEMI ETICI DELLA “SECONDA PERSONA” (al centro vi è il TU) Sono etiche dialogiche (tu-persona), etiche dell’alterità: tradizione ebraica (Buber, Levinas, Ricoeur). -l’apparire del volto dell’altro impone la necessità di una riflessione etica -l’altro si impone a me come volto (diverso dalle fattezze fisiche)
Frammentazione del sapere, la specializzazione è sempre più richiesta Etica e le scienze (chimica, biologia, matematica). L’etica mira alla totalità, una sintesi del senso dell’esistenza della vita umana, legato alla soggettività, parte dal soggetto, c’è un metodo speculativo che parte dal ragionamento per arrivare alla pratica, sapere qualitativo della morale, sapere definitivo che si struttura nel corso degli anni Le scienze mirano al particolare, legate agli oggetti, si parte dal metodo empirico per arrivare al ragionamento metodo empirico, sapere quantitativo e molteplice, hanno una verifica continua. LA TEOLOGIA MORALE Risposta a dio a delle domande morali, condivide l’epistemologia e le riflessioni della filosofia. Dalla morale non si arriva all’antropologia e viceversa ma è una continua provocazione. È speciale perché si riferisce al generale è fondamentale perché mette le fondamenta. Teologia morale fondamentale è fondata biblicamente, culturalmente mentre la teologia morale speciale è come applichiamo i nostri attrezzi nel vivere quotidiano. Le fonti della teologia morale sono la scrittura (Bibbia) la tradizione (quello che ci hanno lasciato in eredità) il magistero (documenti della chiesa ufficiale) e la ragione, il credente deve sapere spiegare il perché di una determinata azione. È più scienza di frontiera perché si pone in dialogo con il mondo con il quotidiano si pone in relazione con altre religioni. Nel 1965 durante il concilio Vaticano secondo viene pubblicato un documento per la formazione dei sacerdoti e qua si parla della teologia morale in modo che la sua esposizione scientifica può occuparsi non solo di regole ma mostrare la grandezza della vocazione dei fedeli in cristo, l’oggetto non è la legge ma la vocazione la chiamata, cercare la via per renderci più umani avendo come modello Gesù. Per fare questo bisogna apportare frutto nella carità per la vita del mondo, mettere al positivo quello che ci è richiesto per la vita del mondo è così importante l’incarnazione, dio si è incarnato per portare vita nel mondo. Metodo scientifico fondato sulla scrittura (riferimento imprescindibile) che sappia reggere alla critica esterna. SESTA LEZIONE 11-03- ASPETTI BIBLICI: come si usa la Bibbia in teologia morale? DEI VERBUM 11 (è un testo, significa “parola di Dio”): afferma che la Bibbia è scritta contemporaneamente da Dio e dagli uomini. Le verità rivelate, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché scrivessero come veri autori, tutte quelle cose che voleva che fossero scritte. Due rischi principali del lavoro ermeneutico:
- La Bibbia appare molto lontana (contesto che non ci appartiene più, lavori e dinamiche sociali che non esistono più) LIBERALISMO (Bibbia inutile, considerata solo come un testo antico) - Considerare soltanto il testo biblico senza la dimensione storica, quindi, applicare quello che c’è scritto solo al nostro contesto FONDAMENTALISMO Nel liberalismo viene eliminato Dio, nel fondamentalismo l’uomo. Es. Nel Levitico 19,19: “osserverete le mie leggi. Non accoppierai bestie di specie differenti; non seminerai il tuo campo con due sorte di seme, né porterai veste tessuta di due diverse materie”. Non si tratta di cercare solo le norme (es. non rubare) formulate e di domandarsi se esse rimangono ancora valide. Bisogna andare a vedere in ogni pagina se c’è un’indicazione per il mio comportamento con la finalità di essere pienamente umani. Gli ebrei considerano 613 norme all’interno della Bibbia. Perché utilizzare la Bibbia in teologia morale? La teologia è scienza della fede e della Rivelazione; la teologia morale è la scienza dell’agire umano alla luca della Rivelazione. La teologia ha come fonte la Bibbia.
Le Dieci Parole sono un’indicazione di “ordini” per ritrovare noi stessi e partecipare pienamente di quell’amore e di quell’esistenza di pienezza che Dio ci offre. SETTIMA LEZIONE 24-03- LA SECONDA PAROLA Non unire il nome di dio a un insulto (non bestemmiare). Il testo ci dice non pronunciare invano il nome del signore tuo dio. L’interpretazione di base dice che non bisogna bestemmiare ma anche pronunciare il nome di dio invano (spergiuro e chiamarlo in causa in modo errato). Il nome nella scrittura non è un’etichetta ma ci dice la vera identità e la profondità dell’altro, conoscere una persona per nome significa essere in intimità. Quando Mosè e dio dialogano sul siano e Mosè risponde dicendo io sono quello che sono e questo indica la vicinanza. Silenzio ha detto, qua c’è il mistero della persona umana, io mi conosco ma rimango comunque ministero per me. Invano significa identico, senza differenza, non pronunciare l’intimità di dio senza mantenere la differenza con la creatura, queste due rimandano alla shoah, l’olocausto quando gli ebrei entravano nei campi di concentramento perdevano la loro identità, venivano spogliati del nome e tatuati con un numero. Il dramma di Sodoma e Gomorra viene narrato come un brano contro l’omosessualità, qua troviamo il non riconoscere la differenza, si narra che chi arrivava a Sodoma tutti dovevano entrare nello stesso letto (c’erano delle misure) il letto di Sodoma rifiuta la differenza e questo è razzismo. Si critica tutto quello che non tiene conto della differenza cioè della ricchezza. Non pronuncerai, non porterai il nome di dio, giurare, il giuramento può essere assertorio (qualcosa successo in passato, sono testimone a un processo) o promissorio quando mi impegno (es il matrimonio). Ridurre dio alla temporalità. Non pronuncerai senza differenza l’essenza di dio, non riduci dio al tempo e non la consideri come una creatura questo perché si giura sulla Bibbia. Il nome ci richiama al progetto che dio ha su di noi e alla sua intimità. E qua nasce quello che è il bene per me che ha una prospettiva egocentrica che non permette il dialogo e il bene in sé che ha già una relazione, è sempre un bene per me. Questo ci porta ad avere cura dell’unicità che siamo e dell’unicità che sono gli altri. Per fare il bene nel mondo noi dobbiamo essere noi stessi Il giuramento ci ricorda che noi non siamo soli, questo richiede un’altra persona, è stato ammesso nel corso della storia cristiana OTTAVA LEZIONE 25-03- LA PRIMA PAROLA Nella auto-presentazione di Dio c’è la liberazione non solo dall’Egitto ma anche da tutti gli idoli. Infatti- presentandosi Dio come in nostro Dio e con determinate caratteristiche- ci richiama a ritrovare la spiegazione, il senso non in noi stessi e neppure negli altri, quanto in Lui. Ogni giorno siamo abbagliati da numerosi “idoli” e molti consacrano a loro la propria esistenza. Mosè sale sulla montagna per ricevere la Legge: ma tarda e i figli di Israele fabbricano un vitello d’oro, un idolo. Ecco: l’impazienza è una vera idolatria. Le dieci parole si aprono quindi con un invito alla pazienza : è un grande dono. Gli “ordini” delle Dieci Parole indicano la costruzione di un’umanità secondo la verità dell’uomo, ma non sono rivolti in astratto. Le dieci parole indicano in modo esplicito le istanze morale fondamentali di ogni persona, in ogni epoca. LA TERZA PAROLA
“RICORDATI DEL GIORNO DI SABATO PER SANTIFICARLO”: c’è un giorno di riposo per gli schiavi, il forestiero, per il bestiame ecc. Il signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro. Il primo termine che incontriamo nella terza parola è zakhor, che traduciamo con “ricordati”. La forma verbale e il tempo, indicano la continuità dell’azione, non una cosa che si fa di tanto in tanto. Questa dimensione non è vuota ma è dinamica: dopo lo zakhor ci viene indicato in quale ricordo dobbiamo rimanere (lo shabbat) e perché (per santificarlo). Lo shabbat, il sabato, è il giorno del riposo ed è visto assieme agli altri giorni. Lo shabbat pone l’accento sull’esigenza di un tempo di riposo nel ritmo della vita e di un tempo esplicitamente dedicato all’espressione della fede. Secondo la tradizione ebraica ogni giorno è “sposato” con un altro. Lo shabbat invece è solo. Ma si afferma che lo shabbat è sposato con Israele la comunità degli uomini che accetta di essere costituiti da una legge che consente loro di andare al di là di loro stessi. Il tempo qui gioca un ruolo importante: è insieme tempo presente di riposo che consente di ordinare il tempo all’agire futuro. È un tempo sottratto al lavoro affinché gli sia reso in modo più ordinato. Il tempo si propone, in questa parola, come valore alla propria umanità, al progetto di Dio. Il numero 6 (giorni) corrisponde al mondo visibile, al mondo creato e offerto agli occhi. Il numero 7 all’invisibile, a quanto ci sfugge. Il visibile non è tutto. Esiste un aldilà dal visibile, sia perché il visibile si rende il visibile, sia perché nel mondo c’è dell’invisibile: Dio, l’ambito dei sentimenti, la soggettività e la coscienza di ciascuno… Moralmente parlando non siamo vincolati solo al prossimo. Siamo vincolati anche a ciò che è lontano, anche coloro da cui non ci possiamo aspettare alcuna reciprocità. Il giuramento rientra per sua natura nell’ambito dell’invisibile: soggetto agente, morale, ad un processo “giura” che le cose si sono svolte come egli afferma. Egli parla di avvenimenti che sono invisibili. Lo shabbat deve essere santificato, ovvero reso partecipe alla santità che sola appartiene a Dio: è quindi tempo pieno della presenza di Dio. Santificare lo shabbat significa vivere una vita significativa per sé stessi e per altri. Ma la quarta parola afferma: Indicazioni importanti per il nostro agire morale:
Mosè sul monte Sinai: riceve i comandamenti (ordini, Parole) Gesù sul monte di Galilea: annuncia le beatitudini. Passaggio da un’etica normativa, dei doveri e degli obblighi a un ‘etica di felicità e beatitudine. Le beatitudini propongono la logica dell’innamoramento: la persona amata non è presa dal dovere di amare ma dalla gioia di sentirsi amata. I comandamenti (ordini, Parole) non sono soppressi ma le beatitudini ci offrono la logica per viverli. Non ci è solo proibito il male ma offerta una via di bene. Le BEATITUDINI sono per tutti, soprattutto per quelle persone che la religione ha discriminato, delle quali ha detto “voi siete lontani”. Differenza tra religione e fede: per la religione si intende tutto ciò che l’uomo deve fare nei confronti di Dio; per fede intendo la capacità di accogliere ciò che Dio fa per gli uomini. Nella religione deve “meritare” l’amore di Dio, nella fede lo devo accogliere. Anche nella Scrittura del Popolo di Israele incontriamo di continuo le beatitudini. Il Salterio inizia proprio con “beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi...” Buber propone di tradurre “beato/i” con “oh gioia!”: non un desiderio ma una constatazione. La felicità non è una conseguenza del comportamento ma una espressione del comportamento stesso. gli aspetti individuali e sociali si intrecciano, non esistono singolarmente ma non possono essere ridotti l’uno con l’altro. Dimensione individuale (personale): uno degli idoli odierni è la ricchezza. La libertà è spesso definita per il potere di consumare o possedere. L’essere privo di tutto per la Bibbia non è un “traguardo auspicabile”. La povertà di spirito è:
- Non dipendere dalle cose - Essere aperti e ricevere, lasciarsi sorprendere pane quotidiano - Libertà non tanto dai beni quanto del proprio io. Meister Eckhart, parla di triplice povertà povero in spirito è colui che: - Non vuole nulla (mancanza di interesse, non vuole nulla per sé stesso) - Non sa nulla (si affida a Dio) - Non ha nulla (le persone che amo NON mi appartengono. Nemmeno Dio mi appartiene). DECIMA LEZIONE 15-04- LA DIMENSIONE SOCIALE Non è una beatitudine che santifica la povertà e tanto meno indica la rassegnazione di fronte alle cause della povertà/ ingiustizia. Gesù NON dice MAI che sono beati coloro che la società ha reso poveri. Attenzione a non invertire: poveri in spirito e spirito di povertà. I poveri in spirito non sono colore che la società ha reso poveri ma coloro che scelgono di farsi carico della povertà.
Il ricco è colui che ha e trattiene per sé. C’è chi si affida a Dio e chi si affida e diventa “ugualmente” povero per il “regno dei cieli”. I poveri in spirito sono coloro che liberamente, volontariamente si sentono responsabili della felicità e del benessere altrui. Beati i miti seconda beatitudine. (TLB= figlio, fratello o agnello). LA DIMENSIONE INDIVIDUALE Viviamo in un clima di aggressività? (scuola, social, politica, religioso) L’aggressività è considerata virtù? I miti sono i non violenti, i mansueti, i gentili… I miti possono esserlo “per carattere” ma possono esserlo per scelta: ciò indica la qualità morale della persona che si decide per una non violenza, un non aggressività. I miti “per scelta” lo sono:
- Verso l’esterno (con gli altri) - Verso l’interno (con sé stessi) LA DIMENSIONE SOCIALE In ambito sociale la mitezza (non violenza) - È il passaggio dall’egocentrismo all’eterocentrismo - È esercitare com-passione/ em-patia - È assumere l’opzione per gli oppressi ma non contro l’oppressore. CORRELAZIONE CON I SIMPSON: terza beatitudine: beati i misericordiosi, troveranno misericordia. Quarta: beati gli afflitti, perché saranno consolati. Quinta: beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, saranno saziati. Sesta: beati i puri di cuore, vedranno Dio. Settima: beati gli operatori di pace, saranno chiamati figli di Dio. LEZIONE DEL 22-04- Bioetica: storia e definizione Il termine nasce negli USA nel 1970, in seguito al fatto che Potter dice che aveva trovato quello che cercava. Bios in greco è la vita, il vivere biologico che non è solo dell’essere umano ma di tutto quello che ci sta intorno. Un termine nuovo/ una scienza “nuova”: BIOETICA “ethos”, carattere o comportamento. Preoccupazione di Potter: Spaccatura tra valori etici e fatti biologici Tendenza pragmatica ad applicare il sapere senza mediazione razionale e morale Allarme di fronte a progresso scienza e società Non solo attenzione all’uomo ma anche alla biosfera.
- Organizzazioni mediche; “assoggettamento all’esattezza”; sorta di delirio di onnipotenza”. HANS JONAS - Filosofo tedesco di origine ebraica, discepolo di Heiddeger e di Bultmann - Studioso della prospettiva etica dell’uomo contemporaneo - Accresciuta possibilità per le nuove tecnologie ed eventuali minacce per la sopravvivenza dell’umanità - L’umanità ha l’obbligo etico di sopravvivere (criterio: escludere la catastrofe) - 1947: codice di Norimberga: condanna di ogni sperimentazione sull’uomo senza il suo consenso Italia: CNB= comitato nazionale della bioetica dal 1990: il problema della definizione
La domanda della coppia è raggiunta da un’offerta di tecniche per dare corso al suo desiderio: << le questioni proposte dalle nuove tecnologie della procreazione assistita costringono a ripensare l’apparente ovvietà della generazione, del desiderio del figlio, dell’accoglienza dovuta ad ogni figlio che di fatto nasca in questo mondo”. La tecnica intreccia i simboli “umani” della generazione. Il linguaggio che descrive le procedure è asettico, parla di cellule senza copri né storia e suscita disagio. La generazione tra fabbricazione e procreazione:
Il corpo diventa il luogo indispensabile per la comunicazione e la comunione. È più corretto dire “ io sono anche il mio corpo”: significa anche che i miei gesti esprimono qualche cosa di me e, viceversa, anche il mio corpo percepisco qualche cosa di me o il mio corpo determina, il mio modo di essere. Non ogni mia relazione è sessuale ma ogni mia relazione è sessuata. Il nostro corpo è luogo e modo per conoscere il Signore e non spazio vuoto. Lo stesso vangelo ci richiama ad un uso sei sensi diverso, che veniva messo in gioco anche quando Gesù parlava di parabole. TATTO: la pelle è ima frontiera del corpo e una sua soglia. Il tatto ci trasmette ciò che sta sulla pelle ma anche tutto quello che accade interiormente. Il tocco è un produttore e un decodificatore di linguaggi che avvicinano o respingono, accarezzano o maltrattano. Riscoprire il tatto significa anche riscoprire il bisogno di essere toccati dall’amore del prossimo e dall’amore misericordioso di Dio. GUSTO: c’è un legame essenziale che intreccia sapere e sapore, riconoscibile nella stessa etimologia. OLFATTO: ha il suo odore ogni stagione, ogni persona l’odore diventa narrazione storia ricordo nostalgia. Il profumo guida la nostra ricerca dell’altro e di Dio. UDITO: non si tratta solo di ascoltare con le orecchie ma anche con il cuore: apertura e disponibilità e lasciarsi trasformare. VISTA: il modo di vedere la qualità della nostra vita determina lo sguardo interiore. LEZIONE DEL 13-05- Il compito della TMS: teologia morale sociale Il compito deve sviluppare:
Circa il termine “teologia”: vanno evitati