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Analisi - Canto 34 - 35 - Astolfo sulla Luna - Orlando Furioso
Typology: Lecture notes
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(et... un bout de monologue de l’Arioste) Brevissima sintesi : Astolfo si reca sulla Luna per recuperare il senno di Orlando – la Luna = posto dove si ritrovano gli elementi materiali e simbolici persi dagli essere umani durante la loro vita chant 34, ottava 68 a 86. Chant 35 ottava 1 et 2 : brève insertion monologique de l’Arioste au sujet de son propre senno et de sa femme aimée qui l’a rendu fou en le quittant ( https://www.geneseo.edu/orlando_furioso/canto-35). Paraphrase italienne : http://letteritaliana.weebly.com/astolfo-sulla-luna.html Introduction Situazione nel racconto : Orlando perde il senno, cioè la ragione, nel canto 23 perché scopre aclune prove della storia d’amore tra Angelica e Medoro. Astolfo interviene in modo providenziale per renderglielo lo recupera nel canto 34 sulla Luna e glielo rende nel canto 39. Il Canto XXXIV dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto è incentrato sulla figura bizzarra del paladino Astolfo, il cui intervento è provvidenziale, nell’economia della vicenda, per la vittoria dei cristiani. Astolfo è protagonista delle vicende del poema che più tendono al fantastico e, se nella precedentetradizione epica cavalleresca la sua figura era legata a episodi di spacconeria e disonestà, Ariosto ne fa un bislacco personaggio delle vicende più avventurose del poema. Mentre, alla fine del trentatreesimo canto, Astolfo sta dando la caccia alle Arpie, egli si infila all’Inferno; poi, riemerso alla luce, viene condotto dall’Ippogrifo verso il Paradiso terrestre, dove San Giovanni Evangelista gli rende nota la pazzia di Orlando e lo accompagna sulla Luna per recuperare il senno dell’eroe cristiano e porre così fine alla guerra. Sintesi del nostro brano : Comincia con la partenza di San Giovanni e Astolfo sulla Luna. Descrizione del viaggio : carro con cavalli alati, fiamme attraversate senza dolore. Arrivo nel reame della Luna e descrizione di costui, diverso da tutto ciò che conosceva Astolfo. Vi è radunato tutto ciò che gli uomini perdono durante la loro vita, per colpa del tempo o della fortuna : reputazione, preghiere, promesse non mantenute. Scorge alcune vesciche gonfie si tratta della gloria, ormai scomparsa, degli Assiri e dei Greci ; alcuni gioeilli amori persi. Ritrova alcuni giorni da lui persi, e anche una montagna di “senni” di diversi uomini, sotto la forma di liquido prezioso in fiasche fragili riprende quello di Orlando. Point références : Il motivo dell'assenza dell'eroe che causa gravi danni all'esercito in guerra deriva ovviamente dall'Iliade, in cui Achille si ritira dalla battaglia e lascia gli Achei privi del suo insostituibile aiuto, e verrà ripreso anche da Tasso nella Gerusalemme liberata, in cui Rinaldo si allontana dal campo dei crociati e sarà poi tenuto lontano dalla guerra dalla maga Armida (in tutti e tre i casi il motivo dell'assenza è riconducibile all'amore, poiché anche Achille litigava con Agamennone per via della schiava Briseide). Problématique : come l’Ariosto rinnova il topos – già illustrata nella Commedia – del viaggio nel mondo dell’aldilà, non più come motivo di interrogazione sulla fede ma come pretesto per una parodia del mondo terreno, tramite il meccanismo dell’ironia? I. Viaggio e prime impressioni lunari (68 – 75) II. La satira della società contemporanea (76 – 86) III. La follia dell’Ariosto (canto 35, strofa 1 e 2) I. Viaggio e prime impressioni lunari (68 – 75) 68 : sacralizzazione del momento della partenza e riferimenti espliciti a testi antichi. Il fatto di tornare dagli Inferni = riferimento al canto sesto dell’Eneide. Riferimento della Bibbia : San Giovanni, la Giudea.. 69 : riferimenti relativi alla Bibbia e alla mitologia : attraversano un mare di fiamme (quasi come Mosè) + cavalli alati Pegaso. 70 : “ come un acciar che non ha macchia alcuna” questa descrizione della Luna come perfezione preannuncia prima della satira l’idea che si tratta del corrispettivo antitetico della terra, che è invece piena di difetti e di follia. 71 : Astolfo si meraviglia della taglia della Luna che sembra cosi piccola vista dalla Terra, ma sopratutto del fatto che la Terra sembra piccolissima vista dalla Luna dunque la prospettiva di Ariosto è rovesciata e demistificante (l'autore relativizza la scala dei valori umani, che sembrano importanti a noi ma che in realtà, visti da un'altra prospettiva, acquistano
una consistenza decisamente inferiore). È un modo di rimettere in questione i valori del rinascimento, con la centralità dell’Uomo e della sua ragione etc. 72 : descrizione della Luna con similitudine e differenze rispetto alla Terra. Accumulazione (altri piani, altre valli, altre montagne) per dimostrare lo sguardo meravigliato del paladino ; ninfe dimensione mitica e surrealistica del posto. 73 : da un passo descrittivo si ritorna alla narrazione infatti sulla Luna si trovano ogni cose perse dagli uomini nella vita, e Astolfo è venuto per recuperare il senno di Orlando. Drammaticità implicità : il senno di Orlando è importantissimo e la sua perdita gli ha impedito di proseguire la battaglia contro i Mori. Il motivo dell'assenza dell'eroe che causa gravi danni all'esercito in guerra deriva ovviamente dall'Iliade, in cui Achille si ritira dalla battaglia e lascia gli Achei privi del suo insostituibile aiuto, e verrà ripreso anche da Tasso nella Gerusalemme liberata, in cui Rinaldo si allontana dal campo dei crociati e sarà poi tenuto lontano dalla guerra dalla maga Armida (in tutti e tre i casi il motivo dell'assenza è riconducibile all'amore, poiché anche Achille litigava con Agamennone per via della schiava Briseide). 74 : precisione si tratta di beni materiali ma anche di “quello che la fortuna non ha il potere di dare o togliere”. Discussione implicita del ruolo della Fortuna e del Caso, in quanto opposti al valore rinascimentale della ragione. Considerazioni sui voti e le preghiere ambigua : vuol dire che gli uomini non meritano di fare questi voti oppure che la religione non ha senso (je pense pas mais bon)? 75 : strofa sintetizzante qua si ritrova tutto ciò che perdono gli uomini. Si tratta di evocazioni piuttosto generale a proposito dell’umanità (che perde : tempo per causa di ignoranza, ogni forma di amore...) prima di giungere a una critica più precisa della società di Corte. La descrizione del paesaggio lunare diventa l'occasione per l'autore di ironizzare sulla vanità delle occupazioni umane, poiché gli uomini sprecano il loro tempo e la vita inseguendo cose che non raggiungono o che svaniscono presto col passare del tempo: tra queste la fama del mondo, i sospiri degli amanti, ma anche la grandezza degli imperi del passato destinati a cadere, mentre un certo disprezzo viene dimostrato verso le "magiche sciocchezze" così come più avanti verso gli "astrologhi" (la negromanzia era ampiamente praticata negli ambienti anche di corte del Rinascimento). II. La satira della società contemporanea (76 – 86) 76 : gli antichi regni degli Assiri (prima importantissimi, ma caduti da un sacco di tempo) vengono paragonati a vesciche gonfie critica un po nascosta delle società di corte dell’epoca. 77 – 79 : L'autore attraverso questo brano rivolge una dura polemica contro la vita delle corti, descrivendo ironicamente i doni che si fanno ai signori sperando di ingraziarseli, rappresentati come vesciche gonfie, mentre i lacci nascosti dentro ghirlande sono le adulazioni e le cicale scoppiate sono i versi della poesia encomiastica (le cicale rappresentano in modo sarcastico i poeti, di cui più avanti si dice che hanno ben poco senno, e c'è evidentemente molta auto-ironia da parte di Ariosto che inserì parti encomiastiche nel poema stesso). L'autorità data dai signori ai loro faccendieri è paragonata ad artigli di aquile, mentre sferzante è l'accusa contro i potenti che si circondano di favoriti e amanti (i "Ganimedi"), che quando non sono più giovani vengono messi da parte. La polemica contro il "servir de le misere corti" ricorre in altre opere dell'autore, specie nella Satira I in cui Ariosto si giustifica per il rifiuto a seguire il cardinale Ippolito in Ungheria e rivendica con coraggio la propria libertà. Cf le paragraphe sur l’ironie dans L’Orlando Furioso (sur la page wiki du texte...) : comme la vicenda se déroule dans un monde imaginaire, ironie et dérision sont deux puissants moyens de faire saisir au lecteur, comme c’est le cas ici, ce que le texte dit de la société dans laquelle vit l’Arioste. Riflessione sulla dimensione effimera di ogni cosa trattati politici = castelli in rovina nella strofa 79. 80 : minestra = elemosina che uno lascia dopo la morte... mystère peut-être encore une critique implicite du système des indulgences, avec idée que soupe = manière bassement terrestre de corrompre l’Eglise. A proposito della vicenda Costantio – Silvestro La donation de Constantin (en latin : Donatio Constantini) est un acte, qui se révéla être un faux, par lequel l'empereur Constantin Ier était censé donner au pape Sylvestre l’imperium sur l'Occident. La papauté s'en servit à partir de la fin du Ier millénaire pour justifier ses prétentions territoriales et politiques. 81 : bellezze delle donne motivo classico del tempus fugit. Inserzione di un commento del poeta stesso, metapoetico accorcio perché non voglio annoiare. Commento pungente : sulla Luna manca solo la pazzia perché è sulla terra ironia. 82 : giunge alla tematica del senno che ++ uomini perdono. Attenzione dell’autore alla follia cf canto 23. 83 : insistenza sulla fragilità del senno e facilità con laquale uno lo perde punto di vista cupo e dubitativo sull’uomo rinascimentale presumibilmente guidato dalla ragione. 84 : vede che a un sacco di personaggi, anche quelli di cui si pensa che non gli manca per niente, manca almeno una parte del senno riflessione sulla frequenza della follia.
qu’il s’agissait des adulations de toute espèce. Les vers qui se font à la louange des princes, ressemblent là à des cigales crevées. Il vit les amours malheureux sous la forme de chaînes d’or et de pierres précieuses. Il vit des griffes d’aigles, et il apprit qu’elles avaient été le pouvoir que les princes confèrent à leurs sujets. Les soufflets et les pots cassés qu’il apercevait autour de lui, avaient été les faveurs vaines que les princes accordent, pendant un temps, à leurs Ganymèdes, et que ceux-ci voient disparaître avec la fleur de leurs années. Des ruines de cités et de châteaux gisaient pêle- mêle avec de grands trésors. Il demanda ce que cela signifiait, et il apprit que c’étaient là ces ligues, ces conjurations si mal cachées qu’on les découvre toujours. Il vit des serpents à figure de femme ; ils représentaient les œuvres des faux monnayeurs et des larrons. Il vit un grand nombre de bouteilles brisées de toutes formes ; c’étaient les courbettes des malheureux courtisans. Il vit une grande masse de soupe renversée ; il demanda à son guide ce que c’était. Ce sont, lui dit celui-ci, les aumônes qu’on laisse après la mort. Il passa près d’une montagne composée de fleurs variées, qui répandaient autrefois une bonne odeur, et qui maintenant exhalent une puanteur très forte. C’était le don — si on peut l’appeler ainsi —. que fit Constantin au bon pape Sylvestre. Il vit une grande quantité de gluaux ; c’étaient, mesdames, vos beautés séduisantes. Il serait trop long de parler dans mes vers de toutes les choses qui lui furent montrées ; car après en avoir noté mille et mille, je n’aurais pas fini. On trouve là tout ce qui peut nous arriver. Seule, la folie ne s’y trouve point ; elle reste ici-bas, et ne nous quitte jamais. Astolphe retrouva là de nombreux jours perdus par lui, de nombreuses actions qu’il avait oubliées. Il ne les aurait pas reconnus sous leurs formes diverses, si on ne lui en avait pas donné l’explication. Il arriva ensuite à ce que nous nous imaginons posséder en si grande quantité, que nous ne prions jamais Dieu de nous l’accorder ; je veux dire le bon sens. Il y en avait là une montagne aussi grande à elle seule que toutes les autres choses réunies. C’était comme une liqueur subtile, prompte à s’évaporer si on’ne la tient pas bien close. On la voyait recueillie dans des fioles de formes variées, plus ou moins grandes, faites pour cet usage. La pfus grande de toutes contenait le bon sens du seigneur d’Anglante., devenu fou. Astolphe la distingua des autres en voyant écrit dessus : Bon sens de Roland. Sur toutes les autres était pareillement écrit le nom de ceux dont elles renfermaient le bon sens. Le duc français vit ainsi une grande partie du sien. Mais ce qui l’étonna le plus, ce fut de voir qu’un grand nombre de gens qu’il croyait posséder beaucoup de bon sens, avaient là une grande partie du leur. Les uns l’avaient perdu par l’amour, les autres par l’ambition ; d’autres en courant sur mer après les richesses ; d’autres en mettant leur espérance sur des princes ; d’autres en ajoutant foi aux sottises de la magie ; ceux-ci en se ruinant pour des bijoux ou des ouvrages de peinture ; ceux-là en poursuivant d’autres fantaisies. Un grand nombre de sophistes, d’astrologues, avaient là leur bon sens ; et il.y avait aussi celui de beaucoup de poètes. Astolphe reprit le sien, ainsi que le lui permit l’auteur de l’obscure Apocalypse. Il mit sous son nez la fiole qui le contenait, et la respira tout entière. Turpin convient qu’à partir de ce moment, Astolphe vécut longtemps avec sagesse, mais qu’une faute qu’il commit par la suite lui enleva de nouveau la cervelle. Chant 35 strophe 1 et 2 Qui donc, madame, montera au ciel pour m’en rapporter l’esprit que j’ai perdu le jour où le trait qui est parti de vos beaux yeux m’a transpercé le cœur? Je ne me plains pas d’un pareil destin, pourvu qu’il ne s’aggrave pas, mais qu’il reste en l’état où il est. Car je craindrais, si mon mal allait en augmentant, d’en venir au même point que Roland, dont je vous ai décrit la folie. Pour ravoir mon esprit, m’est avis qu’il n’est pas besoin que je m’élève dans les airs jusqu’au cercle de la lune, ou jusqu’au paradis ; je ne crois pas que mon esprit soit placé si haut. Il erre dans vos beaux yeux, sur votre figure si sereine, sur votre sein d’ivoire où s’étalent deux globes d’albâtre. C’est là qu’avec mes lèvres j’irai le poursuivre, si vous voulez que je le reprenne.